Nella placida campagna inglese a Sud di Londra le elezioni parevano lontane, pochi i manifesti, ogni tanto un cartello con una sigla ai bordi della strada o in mezzo a un prato, che strabuzzi a guardare per capire se sia un’indicazione stradale o un’insegna di ristoro; nell'abitato rari cartelloni, al più occhieggiano dalle vetrine i volti dei candidati. Nient’altro. E’ nella cassetta della posta che arrivano i volantini, tanti, un porta a porta che raggiunge anche le case più isolate.
Secondo i sondaggi tutto sembrava spaiato e il testa a testa dei due partiti che tradizionalmente si alternano a guidare il Paese parevano la spia che il bipolarismo avesse fatto il suo tempo: Conservatori e Laburisti con temi comuni, promettevano lavoro, sanità più pubblica, asilo gratuito, Università meno costosa “quasi” per tutti.
La crisi economica pareva avesse creato incertezza negli elettori, un peso enorme sul modello di Governo in una democrazia, se pure la ripresa inglese è la migliore in Europa. Dopo essersi tenuti il gallone, la pinta, le miglia, l’inossidabile sterlina sgomitando in Europa, con il mito british, la Regina e connessi, tutti a testa bassa, in modo più o meno soft a soffiare “contro” l’Europa; il più accanito l’UKIP di Farage, quello con cui Grillo aveva tentato un’alleanza per fare gruppo a Bruxelles. Un patto non riuscito, mentre imperversa il cavallo di battaglia dell’UKIP: giunta l’ora di riportare indietro i trenta milioni di sterline che ogni giorno si danno alla UE, invocando “il controllo dei confini”, proponendo il sistema-Australia, dove si decide chi arriva e chi si deve sistemare. Una sorta di Lega Italiana. Ma in che modo avrebbe fatto l’intrepido Paese di Albione senza lo straniero e i possedimenti stranieri?
In voga il voto utile, ovvero “vota libdem”, solo così potrai sconfiggere i conservatori perché di certo i libdem
appoggeranno i laburisti, oppure un voto utile dato ai principali partiti e non ai partitini come i verdi. Un’alchimia di variabili che il sistema a collegio uninominale prevedeva un UKIP fino al 14 per cento, sia pure con pochissimi parlamentari. L’ago della bilancia pareva essere il partito indipendentista scozzese, poiché per il sistema elettorale di sicuro raccoglierà un sacco di voti nei collegi di Scozia e porterà a casa decine e decine di parlamentari.
Tutto sbagliato: la consultazione in realtà ha riconfermato Cameron a pieni voti, spazzato via i liberaldemocratici, gli antieuro di Farage e premiato soltanto gli scozzesi, di cui i Conservatori dovranno tenere conto, pur avendoli osteggiati.
Sotto l'incubo di "coalition of chaos" gli inglesi hanno preferito i conservatori e il loro programma di Austerity, che sta facendo recuperare la crisi, sconvolgendo ogni previsione, apprezzando comunque la proposta di referendum per uscire dalla UE, ma emarginando gli estremismi.
Imprevedibili e furbi questi inglesi, che da sempre hanno l'occhio lungo, il loro mondo è fatto tanto dalla City e sanno bene di essere una sorta di paradiso fiscale nel cuore dell'Europa, si terranno brontolando ancora i vantaggi negoziati a suo tempo dalla Tacher, come il comodo libero mercato, eppure fanno vincere un partito che la critica. Il referendum finalmente chiarirà. Una vittoria per il sistema del bipolarismo, in bilico alla vigilia per il temuto pareggio: e da noi con l'Italicum come sarebbe andata? Di sicuro in GB non ci sono i nominati.
(Bianca Vergati - Foto dell'autrice)
La crisi economica pareva avesse creato incertezza negli elettori, un peso enorme sul modello di Governo in una democrazia, se pure la ripresa inglese è la migliore in Europa. Dopo essersi tenuti il gallone, la pinta, le miglia, l’inossidabile sterlina sgomitando in Europa, con il mito british, la Regina e connessi, tutti a testa bassa, in modo più o meno soft a soffiare “contro” l’Europa; il più accanito l’UKIP di Farage, quello con cui Grillo aveva tentato un’alleanza per fare gruppo a Bruxelles. Un patto non riuscito, mentre imperversa il cavallo di battaglia dell’UKIP: giunta l’ora di riportare indietro i trenta milioni di sterline che ogni giorno si danno alla UE, invocando “il controllo dei confini”, proponendo il sistema-Australia, dove si decide chi arriva e chi si deve sistemare. Una sorta di Lega Italiana. Ma in che modo avrebbe fatto l’intrepido Paese di Albione senza lo straniero e i possedimenti stranieri?
In voga il voto utile, ovvero “vota libdem”, solo così potrai sconfiggere i conservatori perché di certo i libdem
appoggeranno i laburisti, oppure un voto utile dato ai principali partiti e non ai partitini come i verdi. Un’alchimia di variabili che il sistema a collegio uninominale prevedeva un UKIP fino al 14 per cento, sia pure con pochissimi parlamentari. L’ago della bilancia pareva essere il partito indipendentista scozzese, poiché per il sistema elettorale di sicuro raccoglierà un sacco di voti nei collegi di Scozia e porterà a casa decine e decine di parlamentari.
Tutto sbagliato: la consultazione in realtà ha riconfermato Cameron a pieni voti, spazzato via i liberaldemocratici, gli antieuro di Farage e premiato soltanto gli scozzesi, di cui i Conservatori dovranno tenere conto, pur avendoli osteggiati.
Sotto l'incubo di "coalition of chaos" gli inglesi hanno preferito i conservatori e il loro programma di Austerity, che sta facendo recuperare la crisi, sconvolgendo ogni previsione, apprezzando comunque la proposta di referendum per uscire dalla UE, ma emarginando gli estremismi.
Imprevedibili e furbi questi inglesi, che da sempre hanno l'occhio lungo, il loro mondo è fatto tanto dalla City e sanno bene di essere una sorta di paradiso fiscale nel cuore dell'Europa, si terranno brontolando ancora i vantaggi negoziati a suo tempo dalla Tacher, come il comodo libero mercato, eppure fanno vincere un partito che la critica. Il referendum finalmente chiarirà. Una vittoria per il sistema del bipolarismo, in bilico alla vigilia per il temuto pareggio: e da noi con l'Italicum come sarebbe andata? Di sicuro in GB non ci sono i nominati.
(Bianca Vergati - Foto dell'autrice)
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