Sembrava che Susanna Camusso avvesse stigmatizzato bene il senso dell'appuntamento romano di sabato 25 ottobre.
Pareva che, finalmente, e coerentemente, si fosse deciso di fare ricorso a parole sensate - come nella piu chiara tradizione morettiana - e c'era chi, delegato, iscritto, simpatizzante si era rallegrato di quelle parole. Non erano certo parole grosse. Non prospettavano una deriva grillina della Cgil. Si limitavano soltanto a segnare un confine tra chi sarebbe stato benvenuto all'appuntamento e chi era meglio non venisse: Se votate la fiducia non venite in piazza pareva avesse detto Susanna. Peccato che non fosse così.
Peccato che fosse poi arrivata la smentita. Un capolavoro di comunicazione sindacale nel quale veniva anche scritto: Non volendo peccare di dietrologia, devo pensare che ieri la redazione di Repubblica sia stata per qualche attimo fagocitata in una sorta di buco nero che ha deformato le informazioni, con l'invito a chiunque abbia a cuore la creazione di nuovo lavoro, la lotta ferma e risoluta al precariato e alla cattiva occupazione, la progressiva e continua estensione dei diritti - a cominciare dalla maternità, dalla malattia, dalle ferie, dalla giusta causa, dall’applicazione del principio a uguale lavoro uguale retribuzione, a partecipare, allargando l'invito anche a coloro che pur non condividendo le posizioni del sindacato vogliano approfondirle
Ma allora perché manifestare a Roma?
Se l'azione parlamentare non è discriminate e se alla manifestazione sono benvenuti tutti su quali parole si testimonia il dissenso? Se poi, in piazza, venisse Renzi, così per approfondire?
Cosa distingue l'azione sindacale?
È evidente: sono passati dodici anni dallo sciopero (perché di quello di trattava) sull'articolo 18, il contesto è peggiorato, ma proprio il contesto non dovrebbe suggerire ai vertici della Cgil un'azione più incisiva? Un'assunzione di ruolo che preveda anche il rischio di contarsi davvero?
Nella vaghezza non si produce confusione?
E ancora, se fosse stato Berlusconi a schernire e umiliare il sindacato come oggi di fatto accade quotidianamente per bocca di Matteo Renzi, quale sarebbe stata la risposta?
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)
Pareva che, finalmente, e coerentemente, si fosse deciso di fare ricorso a parole sensate - come nella piu chiara tradizione morettiana - e c'era chi, delegato, iscritto, simpatizzante si era rallegrato di quelle parole. Non erano certo parole grosse. Non prospettavano una deriva grillina della Cgil. Si limitavano soltanto a segnare un confine tra chi sarebbe stato benvenuto all'appuntamento e chi era meglio non venisse: Se votate la fiducia non venite in piazza pareva avesse detto Susanna. Peccato che non fosse così.
Peccato che fosse poi arrivata la smentita. Un capolavoro di comunicazione sindacale nel quale veniva anche scritto: Non volendo peccare di dietrologia, devo pensare che ieri la redazione di Repubblica sia stata per qualche attimo fagocitata in una sorta di buco nero che ha deformato le informazioni, con l'invito a chiunque abbia a cuore la creazione di nuovo lavoro, la lotta ferma e risoluta al precariato e alla cattiva occupazione, la progressiva e continua estensione dei diritti - a cominciare dalla maternità, dalla malattia, dalle ferie, dalla giusta causa, dall’applicazione del principio a uguale lavoro uguale retribuzione, a partecipare, allargando l'invito anche a coloro che pur non condividendo le posizioni del sindacato vogliano approfondirle
Ma allora perché manifestare a Roma?
Se l'azione parlamentare non è discriminate e se alla manifestazione sono benvenuti tutti su quali parole si testimonia il dissenso? Se poi, in piazza, venisse Renzi, così per approfondire?
Cosa distingue l'azione sindacale?
È evidente: sono passati dodici anni dallo sciopero (perché di quello di trattava) sull'articolo 18, il contesto è peggiorato, ma proprio il contesto non dovrebbe suggerire ai vertici della Cgil un'azione più incisiva? Un'assunzione di ruolo che preveda anche il rischio di contarsi davvero?
Nella vaghezza non si produce confusione?
E ancora, se fosse stato Berlusconi a schernire e umiliare il sindacato come oggi di fatto accade quotidianamente per bocca di Matteo Renzi, quale sarebbe stata la risposta?
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)
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