Lunedi 30 giugno sono stati ritrovati nei pressi di Halhoul i cadaveri dei tre coloni ebrei scomparsi il 12 giugno scorso. Si tratta di Naftali Frankel, 16 anni; Gilad Shaer, 16 anni, Eyal Yifrah, 19 anni. I tre ragazzi erano stati visti l'ultima volta facendo l’autostop al ritorno dalla scuola ebraica Yeshiva, sita nell’insediamento illegale di Gush Etzion situato nella zona tra Betlemme ed Hebron nei territori occupati palestinesi.
Il mondo è giustamente scioccato di fronte a tale orrore e violenza; l'uccisione di giovani ragazzi innocenti e disarmati deve suscitare dolore e indignazione.
Ogni morte simile, soprattutto di adolescenti, non può essere giustificata per nessun motivo. Purtroppo, invece accade che alcune giovani morti passino inosservate perché non avvenute presso popoli dominanti.
Il mondo non si è indignato per la morte di altre giovani vittime di violenza e assassinio. Ahmad Samada, 20 anni, ucciso il 15 giugno nel campo profughi di Jalazun; Muhammad Doudin, 14 anni, ucciso il 20 giugno nella città di Dura, nel distretto di Hebron; Ahmad Khalid, 27 anni, mentalmente disturbato, ucciso il 21 giugno nel campo profughi di Al Ain, Nablus; Mahmoud Tarif, 30 anni, ucciso nelle prime ore del 22 giugno a Ramallah. Ali Awr, 10 anni, morto a seguito di ferite riportate sotto un bombardamento dell’11 giugno vicino ad Al Sudania, ad ovest di Beit lahia, Gaza; Mustafa Aslan, 22 anni, colpito da proiettili il 20 giugno nel campo profughi di Qalandia; Yousef Abu Zagha, 18 anni, colpito al petto a Jenin,.
Solo nel mese di giugno in Palestina sono state uccise 7 persone, ferite 118 e arrestate 471, inclusi 11 parlamentari. Le forze israeliane hanno effettuato 454 raid, hanno fatto irruzione in centinaia di abitazioni private palestinesi spesso con incursioni notturne, in negozi, in sedi di organi di stampa e uffici di organizzazioni della società civile.
Il ritrovamento dei tre giovani israeliani giustificherà ancora di più la brutalità e la violenza dell'assedio israeliano nei confronti del popolo palestinese. In questi giorni si sta attuando una vera e propria “punizione collettiva”. Quattordicimila soldati sono stati mandati nelle case, nei villaggi e nelle città, distruggendo non solo le vite di innocenti, ma anche case e beni di civili.
Il premier israeliano Netanyahu ha dichiarato che Hamas è il responsabile e pagherà. Sono stati intensificati i raid aerei sulla striscia di Gaza; non bastano le centinaia di bambini fatti a pezzi dalle bombe durante le precedenti operazioni militari a Gaza.
Persino il ministro degli esteri, Federica Mogherini, ha espresso il suo "grandissimo dolore" per i tre giovani israeliani: "Siamo vicini a Israele in questo momento di grave lutto, voglio porgere al governo e al popolo israeliano le condoglianze mie e dell’intero governo italiano per questi omicidi che condanniamo nel modo più fermo".
Comprensibile essere vicini al dolore dei familiari delle vittime ma essere vicini ad un governo che dal 1967 viola i diritti umani e il diritto internazionale secondo la Corte Internazionale di Giustizia e il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, e usa armi chimiche sui civili, che causano malformazioni genetiche, vietate dal protocollo di Ginevra, pare essere un'affermazione azzardata.
E ancora una volta gli omicidi di giovani palestinesi non suscitano l'indignazione di popoli e governi internazionali. Omicidi che non saranno condannati nel modo più fermo.
Ancora una volta nessuno esprime lutto e condoglianze a genitori le cui lacrime passeranno inosservate dalla stampa mondiale.
(Maria Di Pietro - foto da internet)
Il mondo è giustamente scioccato di fronte a tale orrore e violenza; l'uccisione di giovani ragazzi innocenti e disarmati deve suscitare dolore e indignazione.
Ogni morte simile, soprattutto di adolescenti, non può essere giustificata per nessun motivo. Purtroppo, invece accade che alcune giovani morti passino inosservate perché non avvenute presso popoli dominanti.
Il mondo non si è indignato per la morte di altre giovani vittime di violenza e assassinio. Ahmad Samada, 20 anni, ucciso il 15 giugno nel campo profughi di Jalazun; Muhammad Doudin, 14 anni, ucciso il 20 giugno nella città di Dura, nel distretto di Hebron; Ahmad Khalid, 27 anni, mentalmente disturbato, ucciso il 21 giugno nel campo profughi di Al Ain, Nablus; Mahmoud Tarif, 30 anni, ucciso nelle prime ore del 22 giugno a Ramallah. Ali Awr, 10 anni, morto a seguito di ferite riportate sotto un bombardamento dell’11 giugno vicino ad Al Sudania, ad ovest di Beit lahia, Gaza; Mustafa Aslan, 22 anni, colpito da proiettili il 20 giugno nel campo profughi di Qalandia; Yousef Abu Zagha, 18 anni, colpito al petto a Jenin,.
Solo nel mese di giugno in Palestina sono state uccise 7 persone, ferite 118 e arrestate 471, inclusi 11 parlamentari. Le forze israeliane hanno effettuato 454 raid, hanno fatto irruzione in centinaia di abitazioni private palestinesi spesso con incursioni notturne, in negozi, in sedi di organi di stampa e uffici di organizzazioni della società civile.
Il ritrovamento dei tre giovani israeliani giustificherà ancora di più la brutalità e la violenza dell'assedio israeliano nei confronti del popolo palestinese. In questi giorni si sta attuando una vera e propria “punizione collettiva”. Quattordicimila soldati sono stati mandati nelle case, nei villaggi e nelle città, distruggendo non solo le vite di innocenti, ma anche case e beni di civili.
Il premier israeliano Netanyahu ha dichiarato che Hamas è il responsabile e pagherà. Sono stati intensificati i raid aerei sulla striscia di Gaza; non bastano le centinaia di bambini fatti a pezzi dalle bombe durante le precedenti operazioni militari a Gaza.
Persino il ministro degli esteri, Federica Mogherini, ha espresso il suo "grandissimo dolore" per i tre giovani israeliani: "Siamo vicini a Israele in questo momento di grave lutto, voglio porgere al governo e al popolo israeliano le condoglianze mie e dell’intero governo italiano per questi omicidi che condanniamo nel modo più fermo".
Comprensibile essere vicini al dolore dei familiari delle vittime ma essere vicini ad un governo che dal 1967 viola i diritti umani e il diritto internazionale secondo la Corte Internazionale di Giustizia e il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, e usa armi chimiche sui civili, che causano malformazioni genetiche, vietate dal protocollo di Ginevra, pare essere un'affermazione azzardata.
E ancora una volta gli omicidi di giovani palestinesi non suscitano l'indignazione di popoli e governi internazionali. Omicidi che non saranno condannati nel modo più fermo.
Ancora una volta nessuno esprime lutto e condoglianze a genitori le cui lacrime passeranno inosservate dalla stampa mondiale.
(Maria Di Pietro - foto da internet)
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