Per andare a casa devi costeggiare un marciapiede che pare una crosa, solo che non hai mattonate, non ti fiancheggiano vecchi muraglioni, morbidi tappeti di edera rossa, come trovi nella zona di nobile villeggiatura dell’antica città, il quartiere di Albaro, alti muri, cancelli, case e ville nascoste non solo per modestia.
Qui da un lato hai le facciate dei palazzi e dall’altra griglie ininterrotte, che si estendono per decine di metri, così se vuoi arrivare al tuo portone, accompagnare la nonna davanti a casa, scaricare la spesa, far trasloco, devi percorrere un tunnel recintato. A Genova dovremmo esserci abituati, con i vicoli stretti e le crose appunto, quante storie, in fondo la via è in un quartiere “bene", forse la sfortuna degli abitanti di via Montezovetto. Non importa se quel quartiere è il più “anziano”, se in quella via ci devono arrivare quasi duemila alunni, dall’asilo alle medie, ma è in Albaro, punto. La storia del parcheggio in suolo pubblico lungo la strada citata è molto lontana, è un’opera “benedetta” da destra e da sinistra, nonostante l’opposizione dei residenti, ci passano anche due rii sotto e talvolta si allagano negozi e case, costruite sotto il livello stradale per un’urbanizzazione di scarsa qualità, non proprio di lusso a dispetto della nomea.
Era il furore di qualche anno fa, quando fu bucherellata tutta la città ed in particolare le zone di pregio: migliaia di box, talvolta necessari, ma di cui parte è rimasta invenduta, sulla schiena di chi li ha costruiti o ha iniziato a costruirli, dal centro a levante, da Nervi ad Albaro, in corso Europa, in Circonvallazione.
Adesso le imprese maledicono la crisi, minacciano la cassa integrazione e in nome dei posti di lavoro, si dice, il Comune ha approvato una Delibera per far sì che a comprare posti auto a fiscalità agevolata in concessione su suolo pubblico, non siano soltanto i residenti: un provvedimento “per l’esistente”, per cercare di risolvere criticità pesanti, come quella di via Montezovetto. Un aiuto per le imprese edili, che si sono inguaiate nel costruire box, nonostante la domanda sul mercato come in questo caso fosse vicina alla saturazione con nuovi parcheggi nelle vicinanze e nel frattempo l’istituzione dell’area blu per i residenti risolvesse quasi del tutto il problema della sosta.
Il rischio d’impresa sembra un fattore sconosciuto ormai ed anche per questa situazione si dà la colpa non soltanto alla crisi, ma ai rinvii dei ricorsi legali, peraltro persi dai residenti, nessuna autocritica su un investimento inopportuno: la ditta costruttrice non è certo in amministrazione controllata per via Montezovetto, mentre si spera in un’altra impresa che subentri.
Intanto, dettaglio non da poco, scadrà a luglio il permesso di “occupazione suolo” per costruire, che a questo punto il Comune "non" dovrebbe rinnovare. In attesa di un’impresa benefattrice, chiedere al giudice di poter aprire almeno i varchi all’altezza dei portoni, una richiesta alla base delle proteste degli abitanti, garantita dalle istituzioni mesi fa e che non si è potuta esaudire, occupandosi ora la magistratura del fallimento.
Si rispetteranno le esigenze minime dei cittadini, sicurezza e accesso alla propria casa? O si riterranno soltanto pretese di albarini rumorosi?
(Bianca Vergati)
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