Sara da Milano, friulana, risata cristallina, Elina finlandese da Lussemburgo, poche parole, sguardo diretto, hanno in comune l’Università, entrambe hanno studiato ad Edimburgo, generazioni in viaggio, leva '90, anno più anno meno, studiose e la Scozia premia i ragazzi d’impegno con l’università gratis.
Laureate a giugno, tutte e due si sono fermate nel Regno Unito, Elina ha vinto un dottorato in neuroscienze, sede a Londra, mentre già vi si era trasferita Sara a ferragosto per lavorare in una casa di numismatica, le amiche ancora insieme. Ecco arrivare per Sara un’offerta di lavoro presso una casa d’aste di Edimburgo, dove aveva fatto uno stage, un sogno per lei che ha studiato arte, mentre per Elina c’è la conferma di borsa di studio per quattro anni del suo dottorato.
Dieci giorni per cambiare casa e vita, partono da Londra, Sara con i suoi bagagli, per tornare di nuovo a Edimburgo, da cui era partita in giugno, Elina per portare via da Edimburgo tutte le sue cose insieme al suo amato pianoforte. Oplà e via, quasi in pellegrinaggio le ragazze, l’auto lungo strade secondarie per evitare il traffico, a rincorrere pioggia e sole.
L’ultimo viaggio spensierato, le riunisce un pianoforte, le aspetta la vita, un’altra vita, quella da grandi: sono i nuovi migranti, i figli della vecchia Europa, che a casa non trovano spazio per i loro sogni e allora vanno via, curiosi, determinati, giovani esploratori, che come gli immigrati di una volta hanno fame di lavoro, sono magari più attrezzati, di sicuro consapevoli che le loro patrie li hanno dimenticati, che forse non potranno realizzare quei sogni. In Italia a quattro anni dalla laurea triennale chi resta e lavora, guadagna in media 500 euro netti in meno che all’estero (Corriere della Sera 14/10) e con quei soldi puoi avere un tetto sulla testa. Questi ragazzi fanno numero per le statistiche, prologo ai discorsi della politica e da chi un tempo il lavoro lo difendeva. Dà un brivido vedere sfilare impiegati, autisti, operai, che in questi giorni riempiono le piazze, lavoratori giustamente impauriti di perdere il lavoro: lavoratori che il lavoro però già lo hanno e nemmeno li sfiora il pensiero di chi ancora non ha un’occupazione, di chi l’ha precaria, di chi va via per cercarla.
E’ la crisi che oscura menti e cuori, nessuno di quei dimostranti pensa a chi verrà dopo, non conta più poi tanto cercare di mantenere aziende o imprese, contano quei posti di lavoro e basta, è sopravvivenza. Crollano le iscrizioni agli istituti professionali industriali e vanno forte gli studi di enogastronomia, turismo e agraria (Sole 24ore, 27/10), due cuochi per ogni operaio, un bene e un male: si guarda al Bel Paese con le sue bellezze e le sue tradizioni, una rivoluzione culturale nell’ultimo quadriennio, con un aumento del 45% nelle Facoltà citate. Ok al made in Italy, ma le eccellenze di artigianato e industria chi le porta avanti?
“I ragazzi sono in giro”, ormai si dice così e non sono i “figli di papà”, tante madri e padri hanno fatto sacrifici per mandare i figli via, li hanno fatti partire per non vederli all’angolo, alla finestra, senza sapere se torneranno. Ragazzi carissimi, ai vostri cuccioli non riusciremo nemmeno a cantare una ninna nanna.
(Bianca Vergati - immagine di Guido Rosato)
Laureate a giugno, tutte e due si sono fermate nel Regno Unito, Elina ha vinto un dottorato in neuroscienze, sede a Londra, mentre già vi si era trasferita Sara a ferragosto per lavorare in una casa di numismatica, le amiche ancora insieme. Ecco arrivare per Sara un’offerta di lavoro presso una casa d’aste di Edimburgo, dove aveva fatto uno stage, un sogno per lei che ha studiato arte, mentre per Elina c’è la conferma di borsa di studio per quattro anni del suo dottorato.
Dieci giorni per cambiare casa e vita, partono da Londra, Sara con i suoi bagagli, per tornare di nuovo a Edimburgo, da cui era partita in giugno, Elina per portare via da Edimburgo tutte le sue cose insieme al suo amato pianoforte. Oplà e via, quasi in pellegrinaggio le ragazze, l’auto lungo strade secondarie per evitare il traffico, a rincorrere pioggia e sole.
L’ultimo viaggio spensierato, le riunisce un pianoforte, le aspetta la vita, un’altra vita, quella da grandi: sono i nuovi migranti, i figli della vecchia Europa, che a casa non trovano spazio per i loro sogni e allora vanno via, curiosi, determinati, giovani esploratori, che come gli immigrati di una volta hanno fame di lavoro, sono magari più attrezzati, di sicuro consapevoli che le loro patrie li hanno dimenticati, che forse non potranno realizzare quei sogni. In Italia a quattro anni dalla laurea triennale chi resta e lavora, guadagna in media 500 euro netti in meno che all’estero (Corriere della Sera 14/10) e con quei soldi puoi avere un tetto sulla testa. Questi ragazzi fanno numero per le statistiche, prologo ai discorsi della politica e da chi un tempo il lavoro lo difendeva. Dà un brivido vedere sfilare impiegati, autisti, operai, che in questi giorni riempiono le piazze, lavoratori giustamente impauriti di perdere il lavoro: lavoratori che il lavoro però già lo hanno e nemmeno li sfiora il pensiero di chi ancora non ha un’occupazione, di chi l’ha precaria, di chi va via per cercarla.
E’ la crisi che oscura menti e cuori, nessuno di quei dimostranti pensa a chi verrà dopo, non conta più poi tanto cercare di mantenere aziende o imprese, contano quei posti di lavoro e basta, è sopravvivenza. Crollano le iscrizioni agli istituti professionali industriali e vanno forte gli studi di enogastronomia, turismo e agraria (Sole 24ore, 27/10), due cuochi per ogni operaio, un bene e un male: si guarda al Bel Paese con le sue bellezze e le sue tradizioni, una rivoluzione culturale nell’ultimo quadriennio, con un aumento del 45% nelle Facoltà citate. Ok al made in Italy, ma le eccellenze di artigianato e industria chi le porta avanti?
“I ragazzi sono in giro”, ormai si dice così e non sono i “figli di papà”, tante madri e padri hanno fatto sacrifici per mandare i figli via, li hanno fatti partire per non vederli all’angolo, alla finestra, senza sapere se torneranno. Ragazzi carissimi, ai vostri cuccioli non riusciremo nemmeno a cantare una ninna nanna.
(Bianca Vergati - immagine di Guido Rosato)
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