Dalla Direzione Urbanistica “ .. per informare che il 16/8/ 2013 è stato
disposto l ’annullamento del Permesso a Costruire .. del 7/12/2011 limitatamente
agli interventi edilizi che riguardano il manufatto esistente nel parco in
considerazione del fatto che la suddetta costruzione non risulterebbe
realizzata antecedentemente al 1942 come
indicato in sede istruttoria ed è invece risultata priva di regolarità
edilizia”.
Evviva, dunque non solo Villa Raggio non aveva
mai avuto un’antica foresteria ma vi è
pure stato un abuso edilizio. E finalmente lo si è riconosciuto. Peccato,
spiace proprio per quella villetta progettata
nel bel mezzo del parco della Villa grande, all’ombra di alberi centenari.
Spacciato come dépendance di Villa secentesca vi era in
realtà un precario, una costruzione che aveva
tutta l’aria di un prefabbricato anni ’60, come si evidenzia dalle foto
ritrovate per caso, unica traccia, presso il faldone corpulento che la
Soprintendenza ai Beni Artistici e Culturali custodisce come storia cartacea di Villa Raggio, bene vincolato. Fungeva da palestrina ,
ricordi personali, per l’istituto
ortopedico S.Giorgio, che vi aveva sede perché la Villa era stata donata alla comunità per scopi sociali, ma ci si è dimenticati
di chiedere il permesso di tirarla su.
Appena aperto il cantiere,
di gran carriera la palestrina è
stata dunque demolita, insieme al grottesco
nel sotterraneo della Villa, dato che il progetto prevede la trasformazione in
appartamenti dell’intero edificio con sei unità immobiliari in più sottoterra,
che vedranno la luce per l’inserimento di una vetrata a tolda di nave scavata
nel sedime anch’esso vincolato (Oli 342).
L’architetto però ha buon
gusto e il risultato sarà magari gradevole, è un esperto nel rimaneggiare
antiche ville, in Albaro se ne ha prove: residenze di lusso, anche se l’edificato
non è più quello di prima, dentro e fuori, ma non si può preservare tutto, dice
l’architetto e va pure in giro a lamentarsi che non gli si concede il sottosuolo dei parchi per fare parcheggi.
Eh già, s’è visto come tratta i parchi, come quello di villa Candida, con un edificio
di finti uffici, annessi cucina e
servizi, bloccato troppo tardi dai ricorsi. Ha conciliato con una sanzione di
oltre un milione di euro, ma intanto addio al verde e “tardivo” il vincolo apposto dalla Soprintendenza secondo il
Consiglio di Stato, concedendo il completamento degli “uffici”, che però
rimarranno tali e non diverranno residenze. Di questi tempi gli uffici vanno forte.
Ci ha riprovato l’architetto, una bella villetta in sovrappiù nel parco di Villa Raggio.
Ci ha riprovato l’architetto, una bella villetta in sovrappiù nel parco di Villa Raggio.
Per avvalorare la tesi che
la Villa aveva una dèpandance si è persino scomodata la non più giovane nipote
del custode, che asseriva suo nonno raccontarle della casina del maniscalco, dove
ancora negli anni ‘50 ci si ferrava i cavalli. Negli stessi anni però, altro testimone,
c’era un galoppatoio di fronte alla villa e chi lo frequentava afferma che nella
villa i cavalli non c’erano, il maniscalco aveva bottega altrove, andava in
giro con i suoi attrezzi e lo si ricorda alla stalla del galoppatoio per
ferrare le bestie. Tra il galoppatoio e la villa esisteva già la strada
percorsa allora da due linee di tram, il 52 e il 53: pericoloso per gli animali
attraversarla.
Memorie d’altri tempi,
ville, cavalli, vecchi ricordi e funzionari distratti, almeno il parco è
salvo.
(Bianca Vergati)
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