[Questo racconto è una finzione letteraria liberamente ispirato a un fatto di cronaca così come è stato presentato dai mezzi di informazione e filtrato dalla fantasia dell'autrice.]
[A sta mangiando dei semi tostati e sputa le pellicine o i pezzi troppo duri nella sabbia. B sta pescando, oltre la canna ha un secchio e una borsa di vimini. Il palcoscenico è vuoto, il fondale è un tramonto tropicale da cartolina un po' spiegazzato.]
A -Sono degli scarafaggi.
B -No, scarafaggi no, non è vero, sei ingiusto.
A -Formiche?
B -Neanche, le formiche sono laboriose, questi invece sono tutto tranne che laboriosi.
A -Cavallette?
B -Meglio.
A -Insomma è tutta colpa di Nasheed.
B -Indubbiamente.
[B tira su la canna da pesca, vi è attaccato un pesce di plastica, lo guarda soddisfatto e continua a pescare.]
A -L’altro giorno ne ho visto uno in moschea.
B -Puzzano.
A -E si aggirano da una parte all’altra, mi fanno un’impressione. E tutti a scacciarli: "Via, via, dovete stare più in là". Ma loro nulla, sgattaiolano da ogni parte: ne blocchi uno e ne ai già tre, lì ad infastidire la gente che prega.
B -Hai provato col Baygon?
A -Non basterebbe, credi a me.
B -Il cianuro?
A -Si, delle bottigliette di birra riempite di cianuro all’entrata della moschea.
B -Non mi sembra una grande idea.
A -E' che alla fine si stava meglio prima, quando erano confinati. Per il loro allevamento non ci guadagnavamo tanto, noi cittadini, ma almeno evitavamo di averceli intorno.
B – Io l’avevo detto.
A - Sì, ma pensavo che avremmo allevato anche noi quelli di razza, non questi che ci invadono le case, le strade, non puoi neanche più pregare in pace.
B -Insomma è tutta colpa di ?
A – Nasheed.
B – Bravo.
[B tira fuori un panino dal cestino di vimini che divide in due, lo offre ad A e iniziano a mangiare, in lontananza si sente una musica hawaiana.]
A -E poi mi fanno impressione.
B -L’hai già detto.
A -Lo so ma è che non riesco proprio ad abituarmi, sembrano come noi, ma non lo sono, sono sempre lì che vogliono comprare qualcosa, l’altro giorno perfino la stuoia di casa si volevano comprare.
B -E tu gliel’hai venduta?
A -No!
B -Bravo
A -La stuoia di casa mia è mia, se loro vogliono una stuoia che vadano dalla vecchia Salma a farsene fare una. Che la paghino a lei, mica a me che poi devo andare a farmela rifare.
B -Giusto.
A -Come fanno a non capire che gli viene un colpo di sole a stare tutti nudi sulla spiaggia a mezzogiorno.
B -Forse hai detto bene, sembrano come noi.
A – Ieri una di loro gironzolava attorno a mia moglie: “Ma non le da fastidio andare in giro così coperta? Ma perché permette a suo marito di farla coprire così?” E mia moglie che agitava la mano: “Sciò, sciò.”
B – E tuo figlio invece la aspettava fuori.
A -Ecco, anche questo non va bene: gli danno due soldi e questi ragazzi pensano che sia più facile scarrozzare in giro questi… cosa abbiamo detto che erano?
B -Cavallette
A -Si, cavallette invece che andare a pescare o fabbricare le reti.
B – Insomma è tutta colpa di ?
A – No, non solo di Nasheed, anche mia che l’ho votato. Meglio allevamenti di turisti di razza, confinati in isolette disabitate, ora ne sono convinto anche io. E che se ne vada in malora Nasheed e tutte le cavallette del mondo!
[Il pesce inizia a tirare la canna, B la tiene ma il pesce sembra molto grande, anche A lo aiuta. La musichetta hawaiana diviene remixata, si trasforma in un huz huz da discoteca, da dietro le quinte escono sei quod in fila. Gente varia in camicie hawaiane e costume, le donne in bikini luccicanti. Tutti urlano, qualcuno guida in piedi. Due di questi lanciano bottiglie di Jack Daniel sul palco. A e B lasciano la canna che cade giù dal palco, i quod girano attorno ai due che si stringono impauriti. La musica diventa assordante, le luci strobo. Buio. In lontananza si sente il canto dell'Imam.]
repubblica.it: maldive-il-voto-sulla-rivoluzione-dei-backpaker/228332
(Arianna Musso - Foto da internet)