In un articolo di Nicos Neratzis “Vi spiego perché la Grecia ha spento la tv pubblica” pubblicato su Europa on line leggo: "Certo la Ert, come del resto tutti gli organismi del settore pubblico, ha subìto le conseguenze di anni di clientelismo".
Questa frase dice tutto. Per anni la ERT (Ellinikì Radiofonia kai Tileorasi) è stata come una barca bucata, giornalisti con stipendi di 15.000 euro al mese, più della metà dei lavoratori della ERT sono "clienti" di Pasok (partito socialista), di Nea Demokratia (centrodestra), e anche di Syriza (sinistra radicale).
Abbiamo amici dipendenti della ERT, che con stipendi di 1500 euro lavorano tre/quattro ore al giorno ...
Pochi mesi fa i disoccupati, licenziati da aziende del settore privato, avevano fatto una manifestazione, i telegiornali ne hanno parlato, ma certo senza il rilievo che in questi giorni è stato dato alla ERT. Si dirà: ma la questione della chiusura della emittente pubblica è un fatto culturale e politico. Infatti! Ma le proteste sono state centrate invece soprattutto sulla questione occupazionale.
Non sottovaluto la gravità della perdita di questi posti di lavoro, anche perché mette in moto a sua volta una catena di ulteriore disoccupazione. La cosa triste è che viviamo una specie di guerra civile tra poveri: da un lato quelli che erano già disoccupati da tempo, e dall’altro “quelli della ERT”, da sempre considerati "gente che cazzeggia". Ci vorrebbe invece una alleanza capace di buttare giù i politici che fino ad oggi hanno guidato la Grecia col clientelismo.
Sempre nell’articolo di Neratzis viene detto che “Dopo la crisi la Ert è stata un esempio di pluralismo e un megafono importante sulle conseguenze sociali della crisi, spesso ‘dimenticate’ dai canali privati". Ebbene, non è assolutamente vero. La Ert non ha fatto niente in più rispetto ad altri canali. Si sono rifugiati in telenovelas acquistate all’estero e documentari di 20-30 anni fa.
I lavoratori della Ert dicevano: “lottiamo contro la dittatura che abbiamo vissuto in questi giorni” … ma se la Ert restasse chiusa, e ai dipendenti venisse offerto un altro lavoro con un buon stipendio, a ‘lottare’ ne rimarrebbe uno su cinquanta. E se una settimana prima della chiusura si fosse fatto un sondaggio, avresti trovato che quasi l' 80% non guarda la Ert, e che il senso comune è che “visto che non la guardiamo allora perché dobbiamo pagare l'abbonamento (obbligatorio) tramite la bolletta della energia elettrica?".
Ognuno guarda al suo interesse privato, non c’è cultura del bene pubblico. La soluzione non è privatizzare il sistema pubblico, ma "igienizzarlo", dalla scuola, alla informazione, alla sanità. Ma finché la gente vota in base ai favori che può ottenere da un politico, continueremo ad avere politici impresentabili.
Quando hanno chiuso la Ert ci sono venute le lacrime agli occhi, ma ognuno seguiva i suoi interessi, non eravamo uniti! Così Samaras ha fatto una mossa di dittatura mai vista nella storia. Ma Samaras sostiene che tutti i partiti al governo erano perfettamente consapevoli della chiusura …
Ora il Consiglio di Stato ha deciso che la Ert deve riaprire, che lo schermo nero deve essere tolto. I partiti discutono su come riaprirla: con le 2700 persone di prima? Con solo la metà? Con lo stesso programma di prima? Con gli stessi giornalisti sovrapagati?
(Melina Tounta - immagine dal sito di Europa)
Proponiamo un video dal titolo "il segnale perduto della democrazia", in cui si possono seguire gli ultimi minuti di trasmissione della ERT prima della chiusura, e le manifestazioni dei giorni successivi.
Questa frase dice tutto. Per anni la ERT (Ellinikì Radiofonia kai Tileorasi) è stata come una barca bucata, giornalisti con stipendi di 15.000 euro al mese, più della metà dei lavoratori della ERT sono "clienti" di Pasok (partito socialista), di Nea Demokratia (centrodestra), e anche di Syriza (sinistra radicale).
Abbiamo amici dipendenti della ERT, che con stipendi di 1500 euro lavorano tre/quattro ore al giorno ...
Pochi mesi fa i disoccupati, licenziati da aziende del settore privato, avevano fatto una manifestazione, i telegiornali ne hanno parlato, ma certo senza il rilievo che in questi giorni è stato dato alla ERT. Si dirà: ma la questione della chiusura della emittente pubblica è un fatto culturale e politico. Infatti! Ma le proteste sono state centrate invece soprattutto sulla questione occupazionale.
Non sottovaluto la gravità della perdita di questi posti di lavoro, anche perché mette in moto a sua volta una catena di ulteriore disoccupazione. La cosa triste è che viviamo una specie di guerra civile tra poveri: da un lato quelli che erano già disoccupati da tempo, e dall’altro “quelli della ERT”, da sempre considerati "gente che cazzeggia". Ci vorrebbe invece una alleanza capace di buttare giù i politici che fino ad oggi hanno guidato la Grecia col clientelismo.
Sempre nell’articolo di Neratzis viene detto che “Dopo la crisi la Ert è stata un esempio di pluralismo e un megafono importante sulle conseguenze sociali della crisi, spesso ‘dimenticate’ dai canali privati". Ebbene, non è assolutamente vero. La Ert non ha fatto niente in più rispetto ad altri canali. Si sono rifugiati in telenovelas acquistate all’estero e documentari di 20-30 anni fa.
I lavoratori della Ert dicevano: “lottiamo contro la dittatura che abbiamo vissuto in questi giorni” … ma se la Ert restasse chiusa, e ai dipendenti venisse offerto un altro lavoro con un buon stipendio, a ‘lottare’ ne rimarrebbe uno su cinquanta. E se una settimana prima della chiusura si fosse fatto un sondaggio, avresti trovato che quasi l' 80% non guarda la Ert, e che il senso comune è che “visto che non la guardiamo allora perché dobbiamo pagare l'abbonamento (obbligatorio) tramite la bolletta della energia elettrica?".
Ognuno guarda al suo interesse privato, non c’è cultura del bene pubblico. La soluzione non è privatizzare il sistema pubblico, ma "igienizzarlo", dalla scuola, alla informazione, alla sanità. Ma finché la gente vota in base ai favori che può ottenere da un politico, continueremo ad avere politici impresentabili.
Quando hanno chiuso la Ert ci sono venute le lacrime agli occhi, ma ognuno seguiva i suoi interessi, non eravamo uniti! Così Samaras ha fatto una mossa di dittatura mai vista nella storia. Ma Samaras sostiene che tutti i partiti al governo erano perfettamente consapevoli della chiusura …
Ora il Consiglio di Stato ha deciso che la Ert deve riaprire, che lo schermo nero deve essere tolto. I partiti discutono su come riaprirla: con le 2700 persone di prima? Con solo la metà? Con lo stesso programma di prima? Con gli stessi giornalisti sovrapagati?
(Melina Tounta - immagine dal sito di Europa)
Proponiamo un video dal titolo "il segnale perduto della democrazia", in cui si possono seguire gli ultimi minuti di trasmissione della ERT prima della chiusura, e le manifestazioni dei giorni successivi.
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