Vera vive a Milano, è diventata madre di un bimbo nel dicembre del 2012. E’ stata licenziata dall’azienda che l’aveva assunta dopo un mese che era rientrata al lavoro. Il figlio aveva allora tre mesi. Vera si è rivolta ad un legale, insieme hanno patteggiato una buona uscita. Ha trovato un altro lavoro, nel Giugno 2012, presso una società per la quale è sempre in viaggio. Il compagno di Vera, disoccupato, sta crescendo il bambino. In un anno e sei mesi Vera è stata con suo figlio complessivamente sette mesi. Esagerando.
Domenica è, sulla carta, la festa di tutte le mamme e il libro di Loredana Lipperini “Di mamma ce n’è più d’una” - presentato a Genova da Feltrinelli nel marzo scorso - può essere un valido aiuto per una riflessione su questo tema.
Accanto alla giornalista autrice, Roberta Trucco ed Eva Provedel hanno parlato dei pianeti che influenzano la maternità: dalla possibilità di sceglierla, alla conciliazione con il lavoro, ai modelli pubblicitari, per arrivare al ruolo del padre.
L’Italia è un paese dove è difficile scegliere se essere madri o non esserlo. Sia perché la legge 194 è stata svuotata di contenuti: la percentuale di obbiettori impedisce spesso che venga applicata; sia perché il lavoro spesso ostacola una scelta che sia veramente libera - vedi l’agghiacciante ricorso alle dimissioni in bianco, arginata per legge solo nel 2012 o il ricorso ai contratti atipici – con dei modelli escludenti rispetto alla piena realizzazione in campo professionale e come madre.
Non è permesso avere un figlio se padre o madre sono infertili, “perché la legge 40 di fatto ha creato l’infelicità di tantissime coppie”, con una tristissima e costosa emigrazione della fertilità ed una scarsa solidarietà nei confronti delle e degli infertili. Inoltre la conciliazione lavoro maternità si scontra con la mancanza di asili e il taglio del tempo pieno scolastico.
Questa schizofrenia è di casa in Italia, nel paese del materno, dove l’icona della madre e del sacro coincidono. Inoltre c’è una competizione continua che certe madri attivano con altre “per cui hai i dolci più belli, i figli più belli, più bravi a scuola, la famiglia meglio riuscita… E non è così”.
Loredena Lipperini dice che il 95% degli uomini italiani non ha mai caricato una lavatrice, ma la maternità è potere e poiché non esistono poteri buoni, parafrasando de André, un po’ andrebbe ceduto al padre. Le statistiche confermano che il 75% del lavoro di casa viene fatto da donne.
Poi c’è la pubblicità con le sue rappresentazioni: la madre incinta sarà bionda, la madre con i figli bruna, il padre ha la camicia azzurra. Non ci sono padri quarantenni o grassi. La cucina è sempre la stessa, con una luce nordica. I padri sono spesso inetti o eterni farfalloni e quando ci sono “vanno a prendere i figli a scuola ma invidiano l’unico maschio che è presente in loco perché è il fidanzato della maestra”.
Durante la presentazione un padre ha sollevato il tema dell’affido condiviso e dei padri separati. Si è parlato del conflitto sul web contro le associazioni che si occupano di femminile e della necessità di risolvere la contrapposizione nella coppia.
(Giovanna Profumo - Foto dell'autrice)
Accanto alla giornalista autrice, Roberta Trucco ed Eva Provedel hanno parlato dei pianeti che influenzano la maternità: dalla possibilità di sceglierla, alla conciliazione con il lavoro, ai modelli pubblicitari, per arrivare al ruolo del padre.
L’Italia è un paese dove è difficile scegliere se essere madri o non esserlo. Sia perché la legge 194 è stata svuotata di contenuti: la percentuale di obbiettori impedisce spesso che venga applicata; sia perché il lavoro spesso ostacola una scelta che sia veramente libera - vedi l’agghiacciante ricorso alle dimissioni in bianco, arginata per legge solo nel 2012 o il ricorso ai contratti atipici – con dei modelli escludenti rispetto alla piena realizzazione in campo professionale e come madre.
Non è permesso avere un figlio se padre o madre sono infertili, “perché la legge 40 di fatto ha creato l’infelicità di tantissime coppie”, con una tristissima e costosa emigrazione della fertilità ed una scarsa solidarietà nei confronti delle e degli infertili. Inoltre la conciliazione lavoro maternità si scontra con la mancanza di asili e il taglio del tempo pieno scolastico.
Questa schizofrenia è di casa in Italia, nel paese del materno, dove l’icona della madre e del sacro coincidono. Inoltre c’è una competizione continua che certe madri attivano con altre “per cui hai i dolci più belli, i figli più belli, più bravi a scuola, la famiglia meglio riuscita… E non è così”.
Loredena Lipperini dice che il 95% degli uomini italiani non ha mai caricato una lavatrice, ma la maternità è potere e poiché non esistono poteri buoni, parafrasando de André, un po’ andrebbe ceduto al padre. Le statistiche confermano che il 75% del lavoro di casa viene fatto da donne.
Poi c’è la pubblicità con le sue rappresentazioni: la madre incinta sarà bionda, la madre con i figli bruna, il padre ha la camicia azzurra. Non ci sono padri quarantenni o grassi. La cucina è sempre la stessa, con una luce nordica. I padri sono spesso inetti o eterni farfalloni e quando ci sono “vanno a prendere i figli a scuola ma invidiano l’unico maschio che è presente in loco perché è il fidanzato della maestra”.
Durante la presentazione un padre ha sollevato il tema dell’affido condiviso e dei padri separati. Si è parlato del conflitto sul web contro le associazioni che si occupano di femminile e della necessità di risolvere la contrapposizione nella coppia.
(Giovanna Profumo - Foto dell'autrice)
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