Disegno di Guido Rosato |
La notizia è stata riportata sui media e sui social network, generando una mole di commenti in gran parte xenofobi e razzisti (come è possibile verificare il calce all'articolo segnalato), che incolpano Kyenge di voler favorire l’immigrazione irregolare o sottrarre lavoro e pane agli italiani.
Nessuna testata giornalistica ha però ricordato qual è stato l’iter che ha portato alla approvazione del reato di clandestinità. Esso è stato introdotto abbastanza recentemente, dalla legge n. 94 del 15/7/2009 (il famigerato Decreto Maroni) passando dall’iter della giustizia amministrativa, che – prima dell’entrata in vigore del reato di clandestinità – prevedeva il rilascio di un provvedimento di espulsione, a quello della giustizia penale.
Una conseguenza è stata l’introduzione dell’obbligo, da parte dei pubblici ufficiali e degli incaricati di pubblico servizio, come medici o insegnanti, di denunciare gli irregolari. Ulteriore differenza rispetto alla gestione amministrativa degli ingressi irregolari, l’istituzione di un processo per direttissima che, nel corso dell’applicazione del decreto, ha causato enormi costi alla spesa pubblica (cfr. http://www.olinews.info/2011/02/oli-290-migranti-quanto-ci-costa-il.html), ed intasato i tribunali. Al contrario dei suoi principi anticostituzionali e degli effetti collaterali, l’efficacia del decreto Maroni nel contrasto all’immigrazione irregolare non è mai stata dimostrata. Anzi, alcune parti, come l’aggravante per clandestinità, sono state già abrogate dalla Corte Costituzionale.
Per gli addetti ai lavori, Kyenge ha ribadito concetti basilari da cui partire per costruire l’integrazione, ma per chi manovra la fabbrica del consenso le sue dichiarazioni sono facilmente strumentalizzabili; unico antidoto, un’informazione sobria e responsabile.
(Eleana Marullo - immagine di Guido Rosato)
un articolo recentissimo sull'inefficacia del reato di clandestinità http://www.immigrazioneoggi.it/daily_news/notizia.php?id=005290
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