“È un luogo
incantato... Con la persona amata è poetico. Consiglio a tutti di farci un
salto al tramonto..” Così l’ultimo Tripadvisor (17 aprile), postato su Boccadasse, dove i genovesi
portano gli amici, che arrivano da fuori per godere la vista inaspettata
di uno dei più affascinanti borghi marinari d’Italia, dove
lo scrittore Camilleri fa abitare la fidanzata del famoso commissario Montalbano.
Tanti luoghi patrimoni
dell’Unesco non reggono il confronto. Ci si va per guardare il mare con le case
colorate dei paesini di Liguria, a pochi
passi dalla spiaggia i bambini a tirar pietre nell’acqua sotto gli occhi di
nonni o di mamme. Basta il sole e mangi il gelato anche se fa freddo, è un via
vai di grandi e di piccoli, che passano il tempo a fare i salti dal muretto per
atterrare sul morbido della coltre di pietrine.
“Una miniportofino nel cuore della city”,
lo descrive un altro post e gli Uffici
del Commercio hanno pensato bene di concedere ad un ristorante di collocare i
suoi tavolini in uno spazio tale, che
gli accessi alla spiaggia e alla piazzetta si sono ridotti della metà.
Dalla Costa Azzurra a Cadaques, nessuno ti impedisce di arrivare al mare: baretti, ristoranti, pub, tutti hanno
uno spazio ben definito, mentre a Genova,
nell’unico incantevole luogo che c’è in città, una corolla di tavolini circonda
l’arco della spiaggia ed ha ristretto il passaggio a chi scende la mattonata.
Proseguendo, dopo i tavolini di quasi un metro di lato con poltroncine da
regista, sono posizionati un contenitore dei
rifiuti, legittimamente due cassoni di
pescatori, alcune barche ( ma soltanto due hanno il permesso) e quindi per
arrivare in spiaggia un varco di tre metri e basta. Una nonna ha protestato, scrivendo al Comune.
Ben vengano attività che animano i luoghi d’attrazione per il
turismo. Fanno allegria i tavolini in blu, sono
accoglienti, ma s’impedisce di arrivare al mare, è rimasta da un lato soltanto
una piccola scala, ora non ci si può più sedere sul muretto le gambe ciondoloni: si è risposto, scherzando ma non troppo, che quelli che arrivano non hanno più l’età per
saltare.
Due maestre volenterose hanno portato ieri i loro alunni a
Boccadasse, era uno sgusciare impervio, stretti fra zainetti e gambe di
tavolini a un palmo di naso e la spiaggia sottostante.
Questa la cronaca del 23 aprile e chi scrive fa un giretto a Boccadasse, interpella un vigile che passava di lì, fa notare la situazione al ristoratore, che asserisce essere tutto regolare, ha già ricevuto un sopralluogo.
Oggi 24 aprile, magia però, i tavolini sono stati assiepati,
allontanati di un metro dal bordo del muretto e dalla scaletta: evviva, è stato
lasciato più spazio per potersi sedere di nuovo a ciondoloni!
A pensare
male... Non è proprio tutta colpa degli uffici, che comunque pare concedano ad occhi chiusi suolo pubblico, come se un marciapiede o il posto più bello che Genova ha, fossero la stessa cosa, con tutto il rispetto per chi lavora.
Chi abita lì da generazioni assicura che i boccadesini sono sollevati quando c’è lo
“sciocu”, il vento di scirocco, così
non viene nessuno - peccato! è così bella - e tutti i cittadini ne dovrebbero poter godere.
Dispetto ed indignazione ha sollevato il respingimento da
parte della Regione circa la richiesta di mettere una pedana sulla spiaggia per
piazzarci tavolini (Decr. R. n.3 del 7/1/2013), mentre altri ambirebbero ad una bella squadra di lettini: in fondo occupano lo spazio di un asciugamano. Ma non tutti hanno i soldi per il lettino e tanti fanno le vacanze in città. E Boccadasse ha un vincolo di paesaggio, è spiaggia libera, è spazio di tutti, è un
bene da preservare, forse c'è in giro uno strano concetto di bene comune.
(Bianca Vergati - foto dell'autrice)
(Bianca Vergati - foto dell'autrice)
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