Da qualche tempo c’è in città il Circo Togni, e un gruppo di cittadini, contrari all’utilizzo di animali negli spettacoli, ha reagito con una raccolta di firme per sollecitare il Comune a svolgere i controlli che gli competono, e cioè verificare il rispetto delle “Linee guida” sui criteri di mantenimento e detenzione degli animali stabiliti nel 2000 dalla Commissione Scientifica CITES del Ministero dell'Ambiente. In caso contrario chiedono che il Comune “ne vieti l’attendamento”.
Notizie di stampa del 23 febbraio (Il Secolo XIX, Il Mercantile) informano che l’ispezione è avvenuta, e riportano il comunicato del Comune: “Il reparto Ambiente della Polizia Municipale ha effettuato una prima visita, senza preavviso. L’ispezione ha verificato che, contrariamente a quanto segnalato, gli animali sono mantenuti in buone condizioni e in gabbie apparentemente adeguate”.
Questo episodio apre tre diversi livelli di riflessione.
Il primo riguarda la normativa vigente. La legge che disciplina la materia, la 337 del 1968, è una vecchia legge in cui non compare mai la parola ‘animali’. Non ci si pensava ancora agli animali, in allora. Nei quasi cinquanta anni successivi si sono sviluppate nuove conoscenze scientifiche e consapevolezze riguardo al comportamento, la psiche e la sensibilità animale, ma in Italia da tutto ciò non è conseguita alcuna evoluzione della legge sui circhi, diversamente da molti altri paesi, europei e no, dove l’utilizzo di animali per gli spettacoli è totalmente o parzialmente proibito (*).
Così, nella sua immobilità, la L. 337/68 continua a valorizzare “la funzione sociale dei circhi equestri e dello spettacolo viaggiante” e a sostenerli con “contributi pubblici” senza porsi, in merito, altre domande. In assenza di norme di leggi vincolanti l’unico riferimento sono le citate ‘Linee guida’ CITES.
In questa indeterminatezza si aprono tutte le possibili gamme di comportamento, da quella di Comuni che non se ne occupano, a quella dei Comuni che vietano l’attendamento di circhi con animali.
Che fa in proposito il Comune di Genova? Qui si apre la seconda riflessione. Infatti il telegrafico comunicato stampa afferma che gli animali sono “mantenuti in gabbie apparentemente adeguate”. Ma a chi spetta il compito di stabilire una connessione tra apparenza e realtà? Se la Polizia Municipale non è in grado di assumersi la responsabilità di una valutazione che ci sta a fare? E perché travisare contenuti e senso della lettera dei cittadini affermando che questa (apparente) adeguatezza sussiste “contrariamente a quanto segnalato”? I firmatari infatti non ‘segnalavano’ nulla: esprimevano le ragioni culturali e filosofiche della loro contrarietà all’utilizzo degli animali nei circhi, e chiedevano al Comune di valutare se il Circo Togni rispetta o meno le ‘Linee guida CITES’, che riguardano una molteplicità di aspetti, e non solo le gabbie. Il che, ad ispezione effettuata, non è dato sapere.
Patetica infine la sottolineatura sull’ispezione fatta ‘senza preavviso’: presentare l’ovvio come merito induce più ai cattivi che ai buoni pensieri.
La questione filosofica di fondo, e questo è il terzo ordine di riflessione, è ancora un’altra. E cioè l’accettabilità, e il valore educativo e sociale, di utilizzare gli animali per ‘fare spettacolo’, costringendoli alla detenzione e a comportamenti innaturali. Tanto più spettacolari quanto più innaturali.
Il fascino e l’incanto del nostro rapporto con le altre specie viventi è nella relazione che possiamo costruire con loro, rispettandole. Si impara di più dal gatto di casa che dalla tigre nel circo.
(*) http://www.oipaitalia.com/campagne/circo_cosasuccede.htm
(Paola Pierantoni – Foto dell’autrice)
Notizie di stampa del 23 febbraio (Il Secolo XIX, Il Mercantile) informano che l’ispezione è avvenuta, e riportano il comunicato del Comune: “Il reparto Ambiente della Polizia Municipale ha effettuato una prima visita, senza preavviso. L’ispezione ha verificato che, contrariamente a quanto segnalato, gli animali sono mantenuti in buone condizioni e in gabbie apparentemente adeguate”.
Questo episodio apre tre diversi livelli di riflessione.
Il primo riguarda la normativa vigente. La legge che disciplina la materia, la 337 del 1968, è una vecchia legge in cui non compare mai la parola ‘animali’. Non ci si pensava ancora agli animali, in allora. Nei quasi cinquanta anni successivi si sono sviluppate nuove conoscenze scientifiche e consapevolezze riguardo al comportamento, la psiche e la sensibilità animale, ma in Italia da tutto ciò non è conseguita alcuna evoluzione della legge sui circhi, diversamente da molti altri paesi, europei e no, dove l’utilizzo di animali per gli spettacoli è totalmente o parzialmente proibito (*).
Così, nella sua immobilità, la L. 337/68 continua a valorizzare “la funzione sociale dei circhi equestri e dello spettacolo viaggiante” e a sostenerli con “contributi pubblici” senza porsi, in merito, altre domande. In assenza di norme di leggi vincolanti l’unico riferimento sono le citate ‘Linee guida’ CITES.
In questa indeterminatezza si aprono tutte le possibili gamme di comportamento, da quella di Comuni che non se ne occupano, a quella dei Comuni che vietano l’attendamento di circhi con animali.
Che fa in proposito il Comune di Genova? Qui si apre la seconda riflessione. Infatti il telegrafico comunicato stampa afferma che gli animali sono “mantenuti in gabbie apparentemente adeguate”. Ma a chi spetta il compito di stabilire una connessione tra apparenza e realtà? Se la Polizia Municipale non è in grado di assumersi la responsabilità di una valutazione che ci sta a fare? E perché travisare contenuti e senso della lettera dei cittadini affermando che questa (apparente) adeguatezza sussiste “contrariamente a quanto segnalato”? I firmatari infatti non ‘segnalavano’ nulla: esprimevano le ragioni culturali e filosofiche della loro contrarietà all’utilizzo degli animali nei circhi, e chiedevano al Comune di valutare se il Circo Togni rispetta o meno le ‘Linee guida CITES’, che riguardano una molteplicità di aspetti, e non solo le gabbie. Il che, ad ispezione effettuata, non è dato sapere.
Patetica infine la sottolineatura sull’ispezione fatta ‘senza preavviso’: presentare l’ovvio come merito induce più ai cattivi che ai buoni pensieri.
La questione filosofica di fondo, e questo è il terzo ordine di riflessione, è ancora un’altra. E cioè l’accettabilità, e il valore educativo e sociale, di utilizzare gli animali per ‘fare spettacolo’, costringendoli alla detenzione e a comportamenti innaturali. Tanto più spettacolari quanto più innaturali.
Il fascino e l’incanto del nostro rapporto con le altre specie viventi è nella relazione che possiamo costruire con loro, rispettandole. Si impara di più dal gatto di casa che dalla tigre nel circo.
(*) http://www.oipaitalia.com/campagne/circo_cosasuccede.htm
(Paola Pierantoni – Foto dell’autrice)
quindi secondo lei per stabilire il benessere degli animali bisogna utilizzare "la filosofia", e non chiedere ai veterinari? guardi che la Polizia e il Comune le ispezioni le fanno col nucleo cites al seguito, ergo le guardie forestali dello Stato che di animali ne sanno molto più di quanto lei saprà mai in vita sua
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