Con 138 voti a favore, 9 contro e 41 astenuti, l’Assemblea generale dell’Onu ha approvato, il 29 novembre, una risoluzione che promuove la Palestina a Stato osservatore non membro presso le Nazioni Unite.
“65 anni fa, in questo giorno, le Nazioni Unite adottarono la risoluzione 181, che divideva la terra della Palestina storica in due stati, e ciò divenne il certificato di nascita di Israele”, ha affermato Abbas di fronte all’assemblea delle 193 nazioni, ricevendo applausi entusiasmanti.
Il 29 novembre del 1947 l'Onu approvò il piano di spartizione della Palestina, con uno Stato di Israele e uno Stato palestinese che invece non è mai nato.
Le pressioni e ricatti al presidente Mahmoud Abbas non sono mancati e fino all'ultimo si è temuto che l'Olp si tirasse indietro.
I voti contrari sono stati quelli di Stati Uniti, Canada, Israele e pochi altri.
I diplomatici israeliani hanno accusato l'Olp di seguire la strada della guerra e non della pace e hanno minacciato di non trasferire i proventi delle tasse all'Anp e di imporre nuove restrizioni sui movimenti. Si tratta di circa 92 milioni di euro che, anziché essere trasferire all'Anp, per conto di cui sono stati raccolti, rischiano di essere trasferiti da Israele alla società elettrica israeliana.
Gli Usa hanno minacciato il ritiro totale degli aiuti economici, come già fatto in occasione del voto di ammissione della Palestina presso l'Unesco.
Il governo italiano, dopo le dichiarazioni del ministro Terzi, durante l'operazione a Gaza “Pillar of Clouds”, di proporre che il voto non avesse luogo, ha cambiato idea forse spinto dal pronunciamento del si di altri paesi europei.
L’aver ottenuto il nuovo status è un passo fondamentale nella lotta per la giustizia. Questo permetterà alla Palestina e ai suoi cittadini, ancora sotto shock per lo sterminio avvenuto a Gaza i giorni scorsi, di accedere alla Corte penale e alle altre sedi giuridiche internazionali dove potrebbe presentare un'istanza contro il governo israeliano.
La reazione di Netanyahu è stata di superbia, ha annunciato la costruzione di 1600 unità abitative in aggiunta alle 3000 previste nel corridoio tra Tel Aviv e Gerusalemme: se ciò si verificasse, spezzerebbe in due parti la cisgiordania e renderebbe impossibile la creazione di uno Stato palestinese.
Intanto ieri l'assemblea generale delle nazioni unite ha approvato una risoluzione con la quale chiede ad Israele l'ingresso di ispettori nei siti nucleari. Un'altra sorpresa negativa per Netanyahu che continua ad ignorare le richieste di alcuni paesi dell'Ue (Francia, Danimarca, Spagna e Svezia) che hanno convocato gli ambasciatori israeliani per comunicare la loro preoccupazione.
Chissà se il portare "democrazia" nei territori occupati attraverso incursioni militari e con l'uso di armi non convenzionali porterà Israele ed essere sempre più isolato dal resto del mondo soprattutto ora che ha gli occhi puntati addosso.
Di certo i palestinesi si sveglieranno anche oggi con i soldati israeliani sul loro territorio, i coloni aggrediranno i contadini e i pescatori, spianeranno terra e sradicheranno alberi, ma una scintilla è stata accesa.
(Maria Di Pietro - Foto da internet)
“65 anni fa, in questo giorno, le Nazioni Unite adottarono la risoluzione 181, che divideva la terra della Palestina storica in due stati, e ciò divenne il certificato di nascita di Israele”, ha affermato Abbas di fronte all’assemblea delle 193 nazioni, ricevendo applausi entusiasmanti.
Il 29 novembre del 1947 l'Onu approvò il piano di spartizione della Palestina, con uno Stato di Israele e uno Stato palestinese che invece non è mai nato.
Le pressioni e ricatti al presidente Mahmoud Abbas non sono mancati e fino all'ultimo si è temuto che l'Olp si tirasse indietro.
I voti contrari sono stati quelli di Stati Uniti, Canada, Israele e pochi altri.
I diplomatici israeliani hanno accusato l'Olp di seguire la strada della guerra e non della pace e hanno minacciato di non trasferire i proventi delle tasse all'Anp e di imporre nuove restrizioni sui movimenti. Si tratta di circa 92 milioni di euro che, anziché essere trasferire all'Anp, per conto di cui sono stati raccolti, rischiano di essere trasferiti da Israele alla società elettrica israeliana.
Gli Usa hanno minacciato il ritiro totale degli aiuti economici, come già fatto in occasione del voto di ammissione della Palestina presso l'Unesco.
Il governo italiano, dopo le dichiarazioni del ministro Terzi, durante l'operazione a Gaza “Pillar of Clouds”, di proporre che il voto non avesse luogo, ha cambiato idea forse spinto dal pronunciamento del si di altri paesi europei.
L’aver ottenuto il nuovo status è un passo fondamentale nella lotta per la giustizia. Questo permetterà alla Palestina e ai suoi cittadini, ancora sotto shock per lo sterminio avvenuto a Gaza i giorni scorsi, di accedere alla Corte penale e alle altre sedi giuridiche internazionali dove potrebbe presentare un'istanza contro il governo israeliano.
La reazione di Netanyahu è stata di superbia, ha annunciato la costruzione di 1600 unità abitative in aggiunta alle 3000 previste nel corridoio tra Tel Aviv e Gerusalemme: se ciò si verificasse, spezzerebbe in due parti la cisgiordania e renderebbe impossibile la creazione di uno Stato palestinese.
Intanto ieri l'assemblea generale delle nazioni unite ha approvato una risoluzione con la quale chiede ad Israele l'ingresso di ispettori nei siti nucleari. Un'altra sorpresa negativa per Netanyahu che continua ad ignorare le richieste di alcuni paesi dell'Ue (Francia, Danimarca, Spagna e Svezia) che hanno convocato gli ambasciatori israeliani per comunicare la loro preoccupazione.
Chissà se il portare "democrazia" nei territori occupati attraverso incursioni militari e con l'uso di armi non convenzionali porterà Israele ed essere sempre più isolato dal resto del mondo soprattutto ora che ha gli occhi puntati addosso.
Di certo i palestinesi si sveglieranno anche oggi con i soldati israeliani sul loro territorio, i coloni aggrediranno i contadini e i pescatori, spianeranno terra e sradicheranno alberi, ma una scintilla è stata accesa.
(Maria Di Pietro - Foto da internet)
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