Nel Piano Triennale dei Lavori Pubblici il Comune di Genova ha dato priorità agli interventi per il dissesto idrogeologico e al riordino di edifici scolatici, scelta la prima, su cui hanno brontolato i Municipi.
Che cosa potranno dire gli “eletti”agli elettori se non gli rimetteranno a posto strade, aiuole e marciapiedi? Preoccupazione legittima e necessità evidente in tutta la città, ma fra mettere in discussione il Piano e la sicurezza dei cittadini ce ne corre, tanta acqua appunto, purtroppo. Altri malumori si evidenzieranno sicuramente in Consiglio Comunale, dove si prevedono le più disparate istanze per il territorio e ognuno avrà nel cuore, se non a cuore, il proprio elettorato. Nel Levante però una contraddizione spiacevole, infatti è stato proposto il tombinamento di Rio Penego, in via Shelley, ineludibile eredità di Coop bianche ansiose di tirar su sei palazzine nell’ultimo verde di collina quasi tutta costruita.
Intanto per circa 20 edifici scolastici, che aspettavano da sei anni di poter mettere in ordine aule, refettori, laboratori, impianti idrici, si sono stanziati due milioni e seicentomila euro e quasi un milione per le norme antisismiche.
Provvedimenti dovuti ci mancherebbe e le risorse (esigue) comandano. Un impegno di spesa importante, scivolato sulle ultime pagine dei media: dove vanno i nostri bambini a scuola interessa soltanto ai genitori e agli insegnanti che ci lavorano.
Eppure ben altre sorti hanno subito le scuole nel passato.
Proprio in questi giorni è stato presentato il progetto di residenze nell’ex scuola elementare Collodi di Sturla, collocata vicino ad un complesso di palazzi popolari, citato nei libri di architettura per il contesto di verde, spazi per giochi, tranquilli vialetti, sogno di edilizia pubblica finito presto per l’accerchiamento intorno del cemento, dalle stradine ingombre di auto modellate, in uno stretto “rebigo” di sensi unici, macchine ai lati, che per uscire da lì si passa in rassegna un piccolo mondo.
Sul complesso di cui sopra si affaccia la scuola elementare, situata in un pezzo di un vecchio parco, smembrato poco a poco per fare posto a tanti palazzi; era rimasto giusto un lotto di verde e lì si era costruito l’edificio scolastico, cui si accedeva anche da una creuza. Bella scuola, luminosa, un bel giardino, durata poco, giudicata inutile per riduzione di alunni, dismessa e lasciata degradare. Mentre poco più in su nel quartiere di S.Martino scuole elementare e media stentano a contenere gli alunni e poco più in giù nel quartiere di Sturla il liceo King sarà costretto a distribuire i suoi alunni su tre plessi per mancanza di spazi e gli verrà negata la scuola Collodi.
Poi l’Amministrazione mette in vendita il sito: un milione e quattrocentomila la base d’asta, che si conclude a tre milioni di euro per quattromila metri quadrati di residenze e un centinaio di box. Contro il piano di edificazione ricorrono alcuni cittadini e ottengono lo stop del Tar. Ora il via ad un progetto ridimensionato.
Addio scuola Collodi. Unica nota positiva: come oneri di urbanizzazione“orti urbani” da affidare ai cittadini nel pezzo di verde, una scarpata, che avanza al committente. E nei dintorni un’altra scuola di cinque piani giace inutilizzata, vi abitano soltanto i vigili urbani al pianterreno.
(Bianca Vergati - foto dell'autrice)
Che cosa potranno dire gli “eletti”agli elettori se non gli rimetteranno a posto strade, aiuole e marciapiedi? Preoccupazione legittima e necessità evidente in tutta la città, ma fra mettere in discussione il Piano e la sicurezza dei cittadini ce ne corre, tanta acqua appunto, purtroppo. Altri malumori si evidenzieranno sicuramente in Consiglio Comunale, dove si prevedono le più disparate istanze per il territorio e ognuno avrà nel cuore, se non a cuore, il proprio elettorato. Nel Levante però una contraddizione spiacevole, infatti è stato proposto il tombinamento di Rio Penego, in via Shelley, ineludibile eredità di Coop bianche ansiose di tirar su sei palazzine nell’ultimo verde di collina quasi tutta costruita.
Intanto per circa 20 edifici scolastici, che aspettavano da sei anni di poter mettere in ordine aule, refettori, laboratori, impianti idrici, si sono stanziati due milioni e seicentomila euro e quasi un milione per le norme antisismiche.
Provvedimenti dovuti ci mancherebbe e le risorse (esigue) comandano. Un impegno di spesa importante, scivolato sulle ultime pagine dei media: dove vanno i nostri bambini a scuola interessa soltanto ai genitori e agli insegnanti che ci lavorano.
Eppure ben altre sorti hanno subito le scuole nel passato.
Proprio in questi giorni è stato presentato il progetto di residenze nell’ex scuola elementare Collodi di Sturla, collocata vicino ad un complesso di palazzi popolari, citato nei libri di architettura per il contesto di verde, spazi per giochi, tranquilli vialetti, sogno di edilizia pubblica finito presto per l’accerchiamento intorno del cemento, dalle stradine ingombre di auto modellate, in uno stretto “rebigo” di sensi unici, macchine ai lati, che per uscire da lì si passa in rassegna un piccolo mondo.
Sul complesso di cui sopra si affaccia la scuola elementare, situata in un pezzo di un vecchio parco, smembrato poco a poco per fare posto a tanti palazzi; era rimasto giusto un lotto di verde e lì si era costruito l’edificio scolastico, cui si accedeva anche da una creuza. Bella scuola, luminosa, un bel giardino, durata poco, giudicata inutile per riduzione di alunni, dismessa e lasciata degradare. Mentre poco più in su nel quartiere di S.Martino scuole elementare e media stentano a contenere gli alunni e poco più in giù nel quartiere di Sturla il liceo King sarà costretto a distribuire i suoi alunni su tre plessi per mancanza di spazi e gli verrà negata la scuola Collodi.
Poi l’Amministrazione mette in vendita il sito: un milione e quattrocentomila la base d’asta, che si conclude a tre milioni di euro per quattromila metri quadrati di residenze e un centinaio di box. Contro il piano di edificazione ricorrono alcuni cittadini e ottengono lo stop del Tar. Ora il via ad un progetto ridimensionato.
Addio scuola Collodi. Unica nota positiva: come oneri di urbanizzazione“orti urbani” da affidare ai cittadini nel pezzo di verde, una scarpata, che avanza al committente. E nei dintorni un’altra scuola di cinque piani giace inutilizzata, vi abitano soltanto i vigili urbani al pianterreno.
(Bianca Vergati - foto dell'autrice)
ottimo pezzo bianca e tutto vero! la tua collega del levante chiara
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