martedì 30 ottobre 2012

OLI 354: SOMMARIO

OLI 354: PAROLE DEGLI OCCHI - Ragazze di Leiden

(foto di Giovanna Profumo)

Agosto 2012, Lieden - Olanda: per abbattere il costo della vita e beneficiare delle giornate lunghe i ragazzi e le ragazze della città universitaria organizzano aperitivi e cene en plein air. Occupano con le loro sedie strade, piccole piazze e, in occasione di questo scatto, anche le chiatte dei canali. Dehors di ristoranti privati e dehors giovanili, allo sguardo straniero, sembrano avere pari dignità.

OLI 354: INFORMAZIONE - Amber Lyon e gli altri: chi racconta (a proprie spese) la verità sul Medio Oriente

Amber Lyon, giornalista della CNN, fu inviata l’anno scorso in Bahrain per documentare la rivolta in quel paese. Con mille difficoltà riesce a produrre un filmato sulle repressioni più brutali operate dal regime sostenuto dagli Stati Uniti. Il documentario, che ha ricevuto riconoscimenti dalla critica: è stata recensito da Glenn Greenwald sul Guardian, ed è stato insignito di numerosi premi giornalistici (come il 2012 Gold Medal), ma non è ancora andato in onda sulla CNN e nel marzo del 2012 la giornalista è stata licenziata dalla CNN col pretesto di fare parte un “movimento indipendente” con lo scopo di cedere all’esterno i documentari investigativi di proprietà del network. Amber Lyon ha così commentando il suo licenziamento: “A questo punto, non posso che considerare il mio stipendio come dei soldi sporchi che servono a farmi stare in silenzio. Sono diventata giornalista per esporre, non per aiutare a nascondere le malefatte. Non sono disposta a tacere su questo ancora a lungo, anche se questo è significato perdere il lavoro.” Per chi vuole approfondire ecco l’intervista di Amber Lyon su RT.com. pubblicata su Youtube. Qui invece troverete l’articolo di Glenn Greenwald del Guardian (è, a mio parere, il miglior giornalista occidentale che si occupi di Medio Oriente e politica estera in generale). Un altro giornalista bravo e coraggioso è Andrew Hammond, il corrispondente dal Medio Oriente della Reuters. Egli è unico nella sua conoscenza della regione: parla correntemente l'arabo ed ha una mente indipendente. Gli arabi americani consigliano vivamente la lettura del nuovo libro di Hammond (in inglese), The Islamic Utopia. A proposito della Reuters, è stata forse l’unica ad accorgersi la settimana scorsa della manifestazione in Tunisia dei laici tunisini contro il governo islamico, ed ha raccontato la situazione tragica nella quale si trova la popolazione siriana schiacciata tra il martello del regime e l’incudine dei ribelli, in particolare della parte più debole (donne e bambini) e povera della popolazione: “molti poveri siriani assediati nelle zone di guerra hanno smesso di fuggire. Sono tornati a casa con la sola speranza di morire con un po' di dignità". (). Sulla Siria segnalo inoltre queste parole dette da una donna siriana e riportate dall’Economist del 27 ottobre: "Bashar Assad è un cane, è un assassino - dice una madre di otto figli - ma, non ci piacciono neanche i combattenti. Siamo stanchi e vogliamo la pace".
(Saleh Zaghloul)

OLI 354 - ILVA : Genova chiama Taranto, tra bilanci politici e prevenzione

“Riteniamo illogico considerare inevitabile che ogni anno ottantamila quintali di residui aerei del centro siderurgico di Taranto debbano cadere sulla città”. “L’introduzione di nuove tecnologie e di nuovi sistemi organizzativi non è un momento unico e definitivo dell’azienda moderna ma fa parte di un processo continuo di crescita dell’apparato produttivo che noi rivendichiamo perché ad esso è legato lo sviluppo economico della collettività”.
E’ un estratto degli atti della conferenza nazionale di Cgil, Cisl e Uil dal titolo “La tutela della salute negli ambienti di lavoro”, marzo 1972.
Ne ha dato lettura, il 26 ottobre, Santo Grammatico, Presidente di Legambiente Liguria promotrice dell’incontro “Genova chiama Taranto. Il caso acciaio. Ambiente e lavoro sono la stessa cosa”. Nel salone di rappresentanza del Comune di Genova manca, però, il pubblico delle grandi occasioni. Peccato. Perché, dopo aver riempito piazze, fatto assemblee, subìto il ricatto lavoro-ambiente, quella di venerdì si è dimostrata una preziosa occasione di riflessione, lontano dai riflettori, per fare il “punto nave”, come dicono in produzione. Un’occasione per ragionare sulle scelte politiche genovesi, criticarle o rivendicarle ricordando le vicende che hanno reso possibile superare il ciclo a caldo a Cornigliano.
Quindi Bernini e Biasotti, per la parte politica e istituzionale, rappresentanti di Legambiente e Federico Valerio, chimico ambientale, per la tutela della salute e del territorio, Federico Pezzoli, RSU Ilva Cornigliano, per il lavoro, hanno messo a fuoco i punti salienti di una storia in divenire in cui Riva – Emilio, famiglia, società? – è stato a tratti o deus ex machina o spietato padrone delle ferriere. Comunque sempre soggetto difficile da controllare.
Così quanto dice Bernini sulle aree: “Il conto è stato fatto sul lavoro che poteva essere dato” e “la parte liberata e già destinata dalla società per Cornigliano ad attività portuale” in parte occupa addetti “ma la quantità di occupati per metro quadrato non è soddisfacente”, si arricchisce con gli “aneddoti” di Biasotti su come Riva fosse stato abile ad ottenere da Mori, suo predecessore in regione Liguria, mille volte di più di quello che aveva prima: dai cinquant’anni di concessione, all’abbuono di tutti i canoni che mai aveva pagato, insieme a tutta una serie di vantaggi. Vinte le elezioni regionali nel 2000, il Senatore Biasotti fa  “l’ambientalista” e dice una serie di no. Nel suo album di ricordi anche l’imbarazzo per l’assegno “milionario” staccato da Riva a Berlusconi per la campagna elettorale del 2001. In merito “al contratto fatto nel 2006” con Riva il senatore dice: “Purtroppo ha una grave lacuna: non lega i metri quadrati che gli sono stati dati ai dipendenti, tant’è che oggi ci sono 1500 operai mentre lui dovrebbe farne lavorare 2400. Questo è un fatto grave.” Ma Biasotti non deve fare ammenda perchè lui quell'accordo non l'aveva firmato.
La chiusura della cokeria di Cornigliano – ha spiegato Federico Valerio dell’Ist – ha permesso un abbattimento immediato di malattie e ricoveri, anche dei bambini del quartiere. E ha reso gli abitanti di Cornigliano simili a quelli di altre parti della città che comunque hanno a che fare con l’inquinamento automobilistico, che è altra cosa da quello di una cokeria. La cokeria ha spiegato Valerio non si può ambientalizzare perché intrinsecamente produce fumi cancerogeni. Dell’esperienza Ist beneficerà l’agenzia per l’ambiente pugliese che ha adottato la procedura degli studi epidemiologici genovesi. Tuttavia ha aggiunto Valerio “il sottoscritto che ha diretto quel laboratorio e ha ottenuto quei risultati è andato in pensione e nessuno sta pensando di sostituirlo, perché della prevenzione primaria non gliene può fregare niente a nessuno. Non rende.” Ma i dati ci sono e non bisogna perdere la memoria storica. Si è capito che le acciaierie a ciclo integrale costruite a meno di duemila metri dall’abitato diminuiscono l’aspettativa di vita. La salute non è una cosa vaga, ha spiegato Valerio, e un tumore polmonare costa cinquantamila euro per il ciclo chemioterapico con pochissime probabilità che serva a qualcosa. Basta pensare agli effetti devastanti all’amianto.(Continua)
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)

OLI 354: POLITICA - Come ti condisco il libro mastro

L'immagine ritrae la definizione di "mastro" o "maestro" che ne dà il Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana di Ottorino Pianigiani, pubblicato su etimo.it. Mastro sta quindi per "grande", "principale", denotando la posizione centrale della persona o dell'oggetto in questione all'interno di un'organizzazione logica.
In contabilità, il libro mastro è il registro nel quale sono annotate con rigorosa precisione tutte le operazioni contabili, di solito separate per conti e sottoconti, al di là delle motivazioni economiche che possano averle fatte intraprendere, con i riferimenti alle entrate o uscite, ai dati degli intestatari, date e quant'altro utile. Si capisce quindi come mai questo libro sia tenuto gelosamente custodito da sguardi indiscreti.
Oggi la contabilità è stata dematerializzata e il nostro "magister" è diventato una tabella in un database, conservando la funzione di insegnare a chi lo legge come viene gestita l'azienda giorno per giorno.
Mentre il bilancio aggrega i dati contabili in poche paginette, il libro mastro mette a nudo la contabilità nella sua interezza.
Dopo questa necessaria premessa, veniamo al fatto. Nel Consiglio comunale del 25 settembre 2012 il Consigliere Grillo (Pdl) presenta un ordine del giorno per chiedere alla giunta di relazionare sulle attività delle aziende partecipate, bilanci alla mano e con la presenza dei responsabili amministrativi. Il Movimento 5 Stelle propone con un emendamento che sia aggiunta la parola "e i libri mastri" al bilancio, aprendo la possibilità di una rivoluzione in ambito di trasparenza.  L'emendamento viene accolto da Grillo, diventando quindi parte integrante della sua mozione. Il silenzio del Segretario generale avvalla la liceità della richiesta, per altro già precedentemente confermata in una seduta di commissione a gennaio 2012. La giunta accetta parzialmente la mozione di Grillo ma esclude l'emendamento sul mastro, adducendo il problema tecnico della stampa di migliaia di fogli. Dalla sala un consigliere urla alla volta dell'assessore "ci sono i pdf!", lui sente, cerca di articolare una risposta anche su questo. La mozione va alla votazione insieme a molte altre, alcuni forse non capiscono esattamente cosa stiano votando, se la mozione originale o quella emendata o addirittura quella prima o quella dopo.
Alla fine la maggioranza dei votanti decide per il si. L'opposizione vota praticamente in blocco insieme ai consiglieri del movimento 5 stelle, anche una "doriana" alla quale qualcuno lancia un sorriso di approvazione. Molti astenuti testimoniano che anche in seno alla maggioranza esiste una spaccatura con chi vorrebbe veder cambiare qualcosa e fatica ad accettare ordini di scuderia. Ma ormai il cambiamento è in: la giunta è impegnata a produrre in sede di commissioni consiliari i libri mastri delle partecipate del comune. In aula un po' di sguardi attoniti, l'assessore al bilancio rompe la sua caratteristica flemma inglese alzando un sopracciglio, il Sindaco (che ha votato no) appare contrariato.
Qualche giorno dopo, in occasione della prima commissione sulla Spim, l'azienda del comune che gestisce il patrimonio immobiliare, i mastri non arrivano, Sono richiesti, l'assessore al bilancio Miceli adduce la solita motivazione, poi s'inventa la riservatezza, poi che un odg è meno cogente di un emendamento, forse pensava che fosse solo folclore e che nessuno avrebbe insistito, ma così non è. Sull'insistenza, fornisce dei files che nulla hanno a che fare con i mastri, come si dice "è nelle curve", combattuto tra la necessità di difendere la propria posizione e l'obbligo che deriva dalla votazione in consiglio.
Il giorno dopo il movimento fa partire una mozione al sindaco firmata da molti consiglieri, e successivamente una richiesta di elencare tutti i software in uso per la contabilità delle aziende controllate. Si attendono risposte.
Stay tuned!
http://www.genova5stelle.it/sara-possibile-visionare-i-libri-mastri-delle-partecipate/
(Stefano De Pietro)

OLI 354: MEDIO LEVANTE - Passerà la trasparenza?

Dalla mozione per Accesso agli atti amministrativi dei progetti edilizi in Municipio: “Da molto tempo ci sono contestazioni e lamentele che sfociano in iniziative di singoli privati o comitati contro le decisioni dell’Amministrazione in materia urbanistica. Le proteste sono purtroppo spesso motivate perché si compromettono salute, ambiente, beni pubblici, beni culturali e artistici o anche la semplice quotidianità. Le Istituzioni devono perseguire il bene della collettività e questo fine va salvaguardato, anche a costo di decisioni impopolari o non condivise da tutta la cittadinanza. In ambito urbanistico si rileva che in più occasioni è stato invece privilegiato maggiormente l’interesse privato rispetto agli interessi della Comunità. Chiunque può constatare di persona l’iter macchinoso per accedere agli atti, tanto che non è possibile figurarsi come possano riuscirci dei semplici cittadini che non ricoprano ruolo istituzionale o facciano parte di Associazioni accreditate. Per evitare conflittualità “a posteriori”si ritiene dovere dell’Amministrazione impegnarsi per semplificare l’accesso agli atti amministrativi e renderli davvero “pubblici”. Sempre nel pieno rispetto degli operatori e degli investimenti. Oltre a tale sostanziale inaccessibilità per i cittadini, si constata che anche gli uffici del Municipio non sono in grado di fornire informazioni, vuoi per eccesso di burocratizzazione, vuoi perché non se n’è sentita la necessità. Né quindi di far sì che si possa esercitare alcun controllo sistematico sui progetti di pertinenza del territorio municipale. Risulta infatti sovente disatteso “ il passaggio” dei Progetti presso il Municipio interessato: benché il parere del Municipio non abbia “Carattere Vincolante”, esso potrebbe avere comunque valenza positiva per la conoscenza del territorio, supportare il lavoro degli uffici preposti, senza per questo intralciare i tempi di approvazione. Sarebbe quindi più che opportuno rendere “obbligatorio” e puntuale tale passaggio “prima” dell’approvazione degli Uffici e ovviamente, rendere in primis “obbligatoria l’informazione” degli uffici del Municipio, nonché del Consiglio in toto". (Continua)
(Bianca Vergati)

OLI 354: INFORMAZIONE - Anonimous buca i server della polizia. Oppure no?

Anonymous ci ha provato, ed è riuscito a bucare i server della polizia. Ci ha regalato più di 3500 file provenienti da diverse Questure d'Italia... Più di 3500 file contenenti circolari, convenzioni, comunicati sindacali, denunce di cittadini, verbali di arresti, di sequestri, di interventi, informative, prestampati...e moltissime mail private. La polizia ha subito minimizzato la cosa: non è stato violato nessun dato significativo. In effetti, che i No Tav fossero ampiamente controllati, era da aspettarselo, come che alcune telefonate tra certi individui fossero intercettate e trascritte.
Rileggendo i file si parla di agenti infiltrati, di agenti sotto copertura, ma i documenti sembrano, ahimè, stralci di ricerche, come se un poliziotto impegnato in una tesi di laurea, avesse semplicemente scritto qualcosa di estremamente accademico, niente di quello che, in realtà, si sarebbe voluto trovare. Tra mail di amanti insoddisfatte e piagnucolose, di mogli tradite e tristi, di non troppo velate richieste di “aiutini”, mi sorprende che non ci sia davvero nulla più. Nessuna mail insolita, nessuna circolare inaspettata, nessuna fotografia scambiata tra colleghi che non mostri momenti felici di gruppi di poliziotti sorridenti. C'è tanto, tantissimo materiale. Ma è quello che non c'è che salta agli occhi. Anonymus ci è davvero riuscito, o gli è stato permesso?
(Bice Pollastri)

OLI 354: Immigrazione - Il flop della sanatoria

Circa 130 mila datori di lavoro che impiegavano (in nero) immigrati senza permesso di soggiorno hanno presentato una domanda di condono nel periodo dal 15 settembre al 15 ottobre in base ad un apposito decreto del governo Monti. Lo stesso decreto prevede anche la regolarizzazione della situazione di soggiorno dei lavoratori dichiarati dai loro datori di lavoro. Nessuno sa con precisione quanti sono gli immigrati che vivono in Italia senza permesso di soggiorno. Alcune stime, prima della regolarizzazione/condono, indicavano la presenza di circa 500 mila, altri di un milione di irregolari. La ministra dell’Interno Annamaria Cancellieri commentando tali risultati ha detto che “l’obiettivo era cercare di far venire fuori, all’aperto, tutte le situazioni di ‘nero’ che c’erano”. “Probabilmente – dice – non erano tante, il fenomeno non era così diffuso come si pensava”. Commenti negativi sono giunti dalla Caritas Ambrosiana, dall’Arci e dalla Cgil che chiedono al Governo un ripensamento. Jamal Quaddorah, responsabile immigrazione della Cgil Campania, dice che la sanatoria è stato un grande fallimento visto che le stime parlavano di circa 500 mila immigrati irregolari. Il sindacalista della CGIL ha denunciato il fatto che molti datori di lavoro hanno fatto pagare il costo del condono ai lavoratori immigrati e che altri hanno licenziato i lavoratori pur di non pagare tali costi (1000 Euro + 6 mesi di contributi previdenziali e fiscali arretrati), altri hanno dichiarato come lavoratori domestici i loro lavoratori edili o agricoli per pagare i costi minimi del condono. Valentina Brins dell’Associazione Italia Razzismo, commentando il "Poche domande? Pochi irregolari” della ministra Cancellieri, dice di non essere d'accordo e che “il motivo della scarsa partecipazione è legato alla difficoltà di rispettare tutti i parametri previsti. Oltre tutto non si ha mai dato una minima garanzia di non essere espulsa o comunque denunciata, alla persona il cui datore di lavoro non fosse riuscito a terminare positivamente la pratica di regolarizzazione.” Strano modo quello adottato dal governo Monti per regolarizzare gli immigrati attraverso domande di condono che presentano i loro datori di lavoro che li impiegano irregolarmente. Persino un governo di politici avrebbe capito che non avrebbe funzionato e che “rischia di offrire un messaggio ai datori di lavoro che in questo momento, di guerra dichiarata contro l'evasione fiscale, non pare certo opportuno: è possibile farla franca perché tanto, prima o poi, ci sarà un nuovo condono”. La regolarizzazione infatti doveva essere per gli immigrati, non per chi li aveva fatti lavorare in nero: andava rilasciato un permesso di soggiorno a tutti coloro che non avessero commesso reati gravi.
(Saleh Zaghloul)

OLI 354: CITTA' - Sfilata d’altri tempi in universo parallelo

E’ il 16 ottobre e In Consiglio Comunale il Sindaco sta tentando di spiegare gli arresti dei funzionari indagati per l’alluvione del novembre 2011 a Genova. Parterre della stampa affollatissimo, atmosfera elettrica, palpabile la furente incredulità e lo sconcerto dei cittadini. C’è molta preoccupazione, l’autunno è alle porte insieme ad anniversari dolorosi, lutti incolmabili. Niente di tutto ciò pervade un’altra atmosfera, quella ovattata e “sciccosa” al palazzo della Borsa, dove si sta svolgendo nelle stesse ore la festa della Croce Rossa, sfilate di abiti e gioielli. La sala è piena, le crocerossine in blu, foularino vezzoso al collo bianco e rosso, accolgono le ospiti, tutte signore bene “anta” in crescendo venerando. L’evento è atteso, un’occasione mondana con una spolverata di benevolo “sociale”. Ecco s’inizia, dopo un prologo appassionato per sottolineare il ruolo tanto importante dell’ente benefico. Le luci si spengono e in un clima da talk show avanzano, nei loro vestiti ammiccanti al “classico” le modelle volontarie, belle donne non proprio “giovani”, c’è un occhio di riguardo all’età di tante signore in platea, dai tailleur e filo di perle su camiciole in seta. Alcune indossatrici sono però così magre da ciabattar le scarpe e non per una questione di numero inadatto, così lo sguardo delle possibili clienti spesso in carne, scivola via su quegli abiti certo classici ma con azzardi di righe da ape maia, sciarpone svolazzanti, abiti talvolta audaci ma rigorosamente al ginocchio. Come dire chiunque può indossarli. Molti applausi per i gioielli tutto perle, per i modelli tubino o giacchina con tocco appena frou frou di fiocchi e e balze. Nessuno si muove a conclusione del tutto e poi si spiega il perché: all'offerta si è abbinato un biglietto, che dà diritto a partecipare alla lotteria finale, in palio premi frivoli, ma anche preziosi e le signore non intendono certo rinunciare a collane e orecchini di gioiellerie di grido. Si sbuffa per la lentezza dell’estrazione, si fa tardi, c’è l’aperitivo e chiacchiere lievi. Per carità, non si può essere sempre seriosi ma qui sembra dì essere in universi paralleli.
(Bianca Vergati)

martedì 23 ottobre 2012

OLI 353: PAROLE DEGLI OCCHI - Laureato schizzinoso al lavoro

Foto di Paola Pierantoni

Dedicato alla ministra Fornero

OLI 353 - ILVA: Genova-Taranto, ieri e Oggi

“Trenta per cento: l’incremento stimato di leucemie e tumori a Taranto rispetto alla media italiana”
Ricavo questa frase da un box pubblicato in un articolo dal titolo “SOS Taranto – cinquant’anni di veleni, ancora nessun colpevole”. Viene intervistato il procuratore capo del tribunale di Taranto, vengono forniti nel dettaglio i dati delle emissioni inquinanti. Si parla di diossina, del quartiere Tamburi, di un incremento allarmante dei tumori. Non ho sotto gli occhi una rivista scientifica, ma un’uscita del settimanale Oggi datata 14 gennaio 2009. Quasi quattro anni fa.
Ancora prima, nel 2008, Nichi Vendola, aveva fatto stampare un libro con con la Taranto avvelenata illustrata dai bambiniE qui, a Genova, nel Maggio 2008, Alessandro Langiu, in occasione del Festival delle Energie Collasso Energetico, aveva messo in scena “Venticinquemila granelli di sabbia” trascinando il pubblico – davvero esiguo – nel quartiere Italia che del Tamburi era fotocopia teatrale.
Informazioni, spettacoli off - è il caso di dirlo – libri, ci sono stati accessibili come ciliegie sull’albero. E quello che si legge adesso sui giornali pare essere il risultato del disinteresse di chi non voleva sapere.
Da marzo, OLI 338, ad oggi anche i lavoratori dell’ILVA di Genova sono stati trascinati nell’incubo insieme a quelli di Taranto. Genova è legata al destino del Siderurgico e le scelte che verranno prese da qui ai prossimi giorni saranno determinanti per tutto il gruppo ILVA.
Le vittime? Sempre i soliti, lavoratori e cittadini, che a qualcuno farebbe comodo veder schierati l’uno contro l’altro una guerra che impedisce di riflettere e soprattutto di cogliere la sfida che ci dice che è possibile produrre acciaio e salvaguardare l’ambiente.
Per chi volesse approfondire, questa settimana, a Genova, due appuntamenti importanti.
Oggi - mercoledì 24 ottobreore 20.30 in via Monticelli 25 r, (civico 9) il Centro Documentazione Carlo Giuliani proietterà il video La svolta, donne contro Ilva . Dopo la visione, dibattito con Aris Capra Responsabile dello sportello sicurezza Cgil.
Venerdì 26 ottobre alle ore 17.00, Il caso acciaio – Ambiente e Lavoro sono la stessa cosa. Salone di rappresentanza di Palazzo Tursi -Via Garibaldi. Introduce e presiede: Santo Grammatico (Presidente Legambiente Liguria) Interverranno: Stefano Bernini (Vice Sindaco di Genova) Sandro Biasotti, (Senatore della Repubblica) Maria Maranò, (Legambiente Taranto) Stefano Bigliazzi (responsabile Centro Azione Giuridica Legambiente) Liguria Stefano Sarti (Vice Presidente Legambiente Liguria) Federico Pezzoli (RSU Ilva Cornigliano) Federico Valerio (Chimico Ambientale) Conclude Stefano Ciafani (Vice Presidente Nazionale Legambiente) .
(Giovanna Profumo - disegno di Guido Rosato)

OLI 353 - AMBIENTE: Un cantiere stravolge il Rio Bagnara

Argine del Rio Bagnara ad aprile 2005
Mentre le inchieste sui tragici eventi dell'alluvione di Genova sconvolgono e indignano, ci sono anche "piccoli" problemi che destano preoccupazione presso cittadini attenti e affezionati al loro territorio.
Argine del Rio Bagnara ad ottobre 2012
Abito nel Levante, dove silenziosamente spesso si procede ad interventi che paiono di poco conto ed invece pezzetto per pezzetto compromettono il territorio. E’ stato dato infatti il permesso di costruire sulla sponda destra del Rio Bagnara, appena sopra il viadotto di Corso Europa e di seguito naturalmente pare che in tale area sia prevista una nuova strada di accesso alle palazzine in via di realizzazione. L’area un tempo era costituita da fasce ulivi e muretti a secco, ora predomina un cantiere aperto che ha cancellato per sempre la tipica bellezza del territorio ligure, provocando ferite indelebili sulle antiche fasce, tagli e sradicamenti definitivi di alberi, in prevalenza vecchi ulivi, che con le loro radici trattenevano la terra stessa, evitando l’effetto franoso. C'è stato anche uno smottamento del terreno dovuto al cantiere, così l’argine di pietra antica del Rio Bagnara si è inclinato e vi sono comparse delle brecce, da cui scendono a valle i detriti del cantiere soprastante. Lo spazio era già compromesso da tempo perché sopra l’alveo del rio è presente un'area tombinata, cioè un pezzo di rio ricoperto e occupato da manufatti, che potrebbero costituire un ulteriore ostacolo per lo scorrere del torrente in caso di forti piogge.
Con quali criteri queste opere sono state autorizzate, se si sta verificando la correttezza delle procedure, se si è tenuto conto della distruzione di un altro pezzo di ambiente tipico e unico del nostro paesaggio: ecco, sono tutte domande poste alle Istituzioni, che non hanno ancora ricevuto risposta.
(Ester Quadri)

OLI 353: ESTERI - Guerra tribale e di religione negli USA di Obama

Secondo il New York Times di ieri, i capi di quindici Chiese cristiane americane hanno scritto una lettera al Congresso invitandolo a riconsiderare la concessione di aiuti a Israele accusato di violazioni dei diritti umani. La lettera ha indignato i capi religiosi ebrei americani che hanno minacciato di bloccare il dialogo ebraico cristiano e gli sforzi di lunga data per costruire relazioni interreligiose. I leader cristiani affermano che la loro intenzione era quella di mettere sotto i riflettori la situazione palestinese ed i negoziati di pace tra palestinesi ed israeliani, oggi in stallo. Tutta l’attenzione alla politica in Medio Oriente - dicono - sembra oggi incentrata sulla Siria, la primavera araba e la minaccia nucleare iraniana. "Abbiamo chiesto al Congresso di trattare Israele come farebbe con qualsiasi altro paese - ha detto il Rev. Gradye Parsons, l'alto funzionario della Chiesa Presbiteriana (USA) - per essere sicuri che il nostro aiuto militare stia andando ad un paese che abbraccia i nostri valori come gli americani e che non sia utilizzato per continuare a violare i diritti umani degli altri.” I leader ebrei hanno visto l’iniziativa dei capi delle chiese cristiane come un tradimento epocale ed hanno annunciato che non parteciperanno alla riunione di dialogo ebraico - cristiano da tempo prevista per il Lunedì prossimo. In una dichiarazione, i capi religiosi ebraici, hanno definito la lettera dei gruppi cristiani come "un passo troppo lungo" ed un segnale di "vizioso anti-sionismo”.
(Saleh Zaghloul)

Il link all’articolo del New York Times di ieri:
http://www.nytimes.com/2012/10/21/us/church-appeal-on-israel-angers-jewish-groups.html?_r=0

Il testo della lettera dei quindici capi religiosi cristiani americani
http://globalministries.org/news/mee/pdfs/Military-aid-to-Israel-Oct-1-Final.pdf

OLI 353 - LAVORO E SICUREZZA: Il ruggito del coniglio

Questa storia è apparsa sul n. 35 di La Rassegna Sindacale, il settimanale della Cgil. D'accordo con l'autore abbiamo pensato di condividerla con i lettori di OLI
Nell’immaginario collettivo il padrone cattivo è quello che ti uccide con i suoi fumi tossici, quello che ti spezza la schiena facendoti trasportare a spalla i sacchi di cemento, quello che ti lascia cadere da un ponteggio fuori norma o quello che ti costringe a guidare un camion per 18 ore e che ti porta a schiantarti contro un cavalcavia in autostrada. In effetti è il tuo scarso potere contrattuale che lo permette, ed il fatto di essere parte di una attività lavorativa di piccola dimensione non aiuta: l’impossibilità di manifestare i tuoi diritti, per altro veramente ridotti sempre più all’osso, in un mercato della forza lavoro pieno di contraddizioni e di fame, affogato in una crisi in continua evoluzione, senza prospettive di futuro, sperando solo che accettando il lavoro a rischio tu possa starne fuori ancora un poco, magari sino alla fine. A volte il potere di chi il coltello lo tiene per il manico si manifesta in ambiti che fanno veramente gridar vendetta, anche in ambiti dove tradizionalmente il rischio non è elevato, laddove il potere in se è l’oggetto del contendere, il potere per il piacere di esercitarlo. Si presenta allo Sportello Sicurezza di Genova una lavoratrice per chiedere informazioni ed aiuto, impiegata in un ufficio amministrativo in una azienda con una decina di addetti. Il datore di lavoro è in sede con loro e con lui moglie e figlia. Mentre mi descrive il suo problema osservo un diffuso rash cutaneo, tipo morbillo, su braccia e collo, ha il viso e la fronte gonfi e arrossati. Mi chiede aiuto, anzi conforto e mi spiega che un paio di anni or sono, la figlia del suo datore di lavoro aveva comperato un coniglio, uno di quelli da compagnia, da tenere in giro per casa, ed aveva incominciato a portarselo in ufficio, libero di andare in giro fra scrivanie e server. Di lì a poco incominciarono a manifestarsi i primi segni di una reazione allergica, come quella in opera al momento, ma dopo un paio di giorni di mutua la sua richiesta di allontanarlo venne accolta e il coniglio venne riportato a casa. Benché le manifestazioni allergiche più evidenti cessassero, da allora la lavoratrice incominciò a riconoscersi intollerante a vari alimenti e sostanze. La causa scatenante era stata eliminata, ma era stata innescata una sequenza di sintomi poco piacevoli, non più direttamente collegati, pustole, bruciori e pruriti agli occhi, frequenti starnuti ed altro. Alcuni giorni fa, prosegue nella descrizione la lavoratrice, il coniglio è riapparso, la simpatica famiglia ha fatto sapere che è stato trasferito definitivamente in ufficio, in quanto a casa rosicchia i mobili e sporca. Il risultato è che ora si mangia i mobili dell’ufficio, i faldoni di documenti, lascia ciuffi di pelo ed escrementi sotto le scrivanie, in quanto è libero di girare come e dove e più gli aggrada. Alla lavoratrice rispuntano le manifestazioni allergiche e non le resta che tornare dal medico che, invece di inviarla ad una specifica visita allergologica, le prescrive un paio di giorni di riposo ogni volta per ridurle le manifestazioni. Alla richiesta specifica di allontanamento dell’animale le viene, dalla simpatica famigliola amante degli animali, indicato l’ordine di priorità: prima il coniglio e solo dopo lei. Se l’animaletto tanto caro non le piace, può andarsene. Dispiace che, in questo caso come tante altre volte, non vi siano spazi di contrattazione, certo le abbiamo consigliato visite specialistiche per, a futura memoria, avere traccia e poter fare rivalsa, le abbiamo parlato di rischio biologico, le abbiamo proposto una serie di percorsi formali, le abbiamo garantito, qualora volesse, un intervento nostro o di qualche organismo di controllo, le abbiamo proposto di mangiarsi il coniglio, o di aspettare che incominciasse a rosicchiare i fili elettrici in tensione od ancora di lasciar aperta la porta del giro scale. Ci abbiamo anche riso sopra, ma in effetti ambedue sapevamo che avrebbe dovuto tenersi coniglio ed allergia, almeno sino alla fine della crisi, sino all’ affacciarsi di un nuovo posto di lavoro. Così come quel suo collega che nel cantiere rischia sul ponteggio o respira diossina, certo nell’ottica che il diritto al lavoro sia subalterno al diritto alla salute. Sempre, diritto costituzionale, se hai il potere contrattuale per poterlo pretendere.
(Aris Capra - Responsabile Sportello Sicurezza CDLM Genova - disegno di Guido Rosato)

OLI 353: LAVORO - Il precario e il peperoncino

“Vorrei almeno un orologio a tempo indeterminato”: nella vignetta di Massimo Bucchi su Il Venerdì di Repubblica del 5 ottobre scorso, queste sono le parole pronunciate da un giovane dall’espressione sconsolata, con il mento posato sul braccio, mentre il viso è illuminato da una luce quasi caravaggesca. Le parole mi tornano in mente nel pomeriggio, quando una persona suona alla porta di casa per proporre il passaggio ad un nuovo fornitore di energia: venticinque anni circa, toscano, convincente e simpatico ma senza esagerazioni, nel complesso risulta piuttosto efficace. Durante il nostro colloquio, viene chiamato due volte al cellulare, la prima volta dal capo, la seconda volta dalla fidanzata, con la quale sta condividendo il lavoro porta a porta: è piuttosto agitato, mi confida, perché nel pomeriggio sta recuperando il lavoro non svolto durante la mattinata, “ero sconvolto, ho dormito malissimo dopo aver mangiato, ieri sera, venticinque peperoncini piccanti”. Penso ad una serata tra amici, forse una sfida, invece no: ha partecipato ad una gara in cui chi avesse mangiato il maggior numero peperoncini nell’arco di due minuti si sarebbe aggiudicato la vittoria. Commento che non è stata una iniziativa molto assennata, ma il ragazzo risponde che c’erano 150 euro in palio, e a lui, venditore di contratti porta a porta, facevano comodo, anche se ha dovuto pagare il prezzo di una brutta nottata.
Il peperoncino piccante, ricco di vitamina C, ha potere antiossidante, facilita la digestione, può essere utile nella cura di raffreddori, o come antidolorifico per le artriti: il capsicum, nome scientifico del peperoncino, deve queste virtù alla presenza in quantità più o meno elevate di un composto chimico di nome capsaicina. Ma la capsaicina può anche essere letale, se ingerita in dosi elevate (13 gr per una persona di 70 Kg).
Non so valutare quanta ne potessero contenere i 25 peperoncini divorati per conquistare il premio, credo non tanta da rischiare la vita, ma, alla prova dei fatti, abbastanza da far stare male. Che malinconia!

(Ivo Ruello)

OLI 353: GRADUATORIE - All'Italia il primato in chirurgia estetica

Non c’è nessun ateneo italiano tra le prime cento università nell'Academic ranking of world università (la classifica elaborata dalla Jiao Tong University di Shanghai, che ha indicato i primi 500 atenei del mondo). L'Italia è tra gli ultimi in Europa nella concessione del diritto di voto e della cittadinanza ai migranti, ed è ai primi posti nella classifica mondiale della corruzione percepita e si colloca al pari di Paesi come il Ghana e la Macedonia, (rapporto realizzato dalla commissione sulla prevenzione del fenomeno corruttivo nominata dal ministro della Pubblica Amministrazione, Filippo Patroni Griffi).
L’Italia è all’87° posto per quanto riguarda l’occupazione femminile, al 121° per la parità salariale, al 97° per la possibilità che hanno le donne di ricoprire incarichi al vertice (n. 874 del settimanale internazionale) . In compenso siamo tra i primi paesi al mondo per il ricorso alla chirurgia plastica, davanti a noi solo la Korea del Sud e la Grecia. Dati rilasciati dalla Società Internazionale di Chirurgia Plastica Estetica (ISAPS).
(Saleh Zaghloul)

http://www.dailymail.co.uk/femail/article-2134352/One-women-Seoul-gone-knife-South-Korea-tops-global-list-plastic-surgery-procedures.html

OLI 353: DONNE - Cambiare le parole per cambiare il mondo


Nella sala del Minor Consiglio di Palazzo Ducale, il 22 ottobre scorso, è stato presentato il libro di Giulietta Ruggeri Cambiare le parole per cambiare il mondo. A introdurre l’argomento al pubblico – per massima parte femminile – che gremiva la sala, oltre all'autrice c’erano Emanuela Abbatecola, sociologa dell’università di Genova e l’ex ministra Livia Turco.
La considerazione che permea la ricerca è che le parole abbiano un forte potere, poiché agiscono sul piano simbolico, modificando il significante. Quindi, gli interventi delle relatrici si sono focalizzati intorno alcune parole prese in esame dal testo: sorellanza, per iniziare. Il termine, che aveva una sua funzione nel neofemminismo degli anni 70 per contrapporre un modello differente allo stereotipo consolidato della rivalità tra donne, è superato, nella proposta dell’autrice, dal riconoscimento del valore dell’altra e dell’altro nella sua differenza. Altra espressione fortemente criticata è “pari opportunità”. Cosa la rende non accettabile? Innanzitutto, la sensazione che la parità sia un valore determinato da altri (ci si potrebbe infatti interrogare rispetto a cosa si stabilisca la parità) e, in seconda battuta, il percorso storico compiuto dall'espressione. Se infatti, all'esordio  le politiche delle pari opportunità si occupavano strettamente delle differenze di genere, successivamente il campo di intervento si è allargato fino a comprendere tutti i soggetti deboli e bisognosi. La proposta dell’autrice è di sostituire il termine “pari opportunità”, ormai inadeguato, con “politiche di genere”, che dovrebbero attraversare i generi ed essere utili sia alle donne che agli uomini, nell'ottica di una liberazione di entrambi i sessi da gabbie sociali e culturali. Altra considerazione linguistica è quella relativa all'uso delle parole che indicano professioni: se per i ruoli subalterni non si è fatta fatica a declinare al femminile (operaie, contadine…) ancora oggi si fa fatica a dire “sindaca” o “ministra”, poiché si è abituati all'esistenza di un “neutro”, applicabile indifferentemente ad entrambi i sessi. Ma questo falso neutro, in realtà, è maschile e se non si declinano le parole al femminile i significanti, ossia ciò che le parole indicano, finiscono per non esistere.
Altro tema trattato più volte dalle relatrici è la questione del lavoro delle donne. Livia Turco ha raccontato l’iter legislativo della proposta di legge sulla questione dei tempi di vita delle donne: iniziato alla fine degli anni ’80 del secolo scorso, grazie ad una iniziativa popolare che aveva messo d’accordo le donne lavoratrici di qualsiasi estrazione sociale, fu accantonata per poi venire riproposta ed approvata soltanto nel 2000. L’autrice ha poi sottolineato il paradosso per cui ogni persona viene al mondo, ma la maternità sul lavoro è ancora vista e vissuta come un imprevisto o incidente di percorso.
Gli argomenti del libro sono numerosi ed alcuni, come il femminicidio, la disoccupazione femminile, il caso specifico di Genova, la criminalità ecc...sono stati solo accennati, Per chi vuole approfondire: Cambiare le parole per cambiare il mondo. Pari opportunità punto a capo, uno studio del caso Genova, Giulietta Ruggeri 2012, Liberodiscrivere ed..
(Eleana Marullo)

martedì 16 ottobre 2012

OLI 352: SOMMARIO

OLI 352: PAROLE DEGLI OCCHI - Stazione Brignole

Foto di Paola Pierantoni - A cura di Giorgio Bergami



OLI 352: SANITA' - Centro trapianti: tagli che costano vite

In rete sta girando la lettera che segue. Abbiamo deciso di pubblicarla perché da sola racchiude le molte tragedie che i tagli alla sanità stanno provocando: speriamo che contribuisca a orientare le decisioni della Regione Liguria (vedi Il Secolo XIX).


Mi chiamo Sandro Secchi, ho 48 anni, sono nato a Genova, la città dove vivo, e sono malato di leucemia acuta Linfoide. La malattia non ha avuto riguardi: ha deciso quando arrivare e si è presentata senza invito. Credevo di avere al massimo un'ernia discale ed invece in tre giorni mi hanno diagnosticato questa terribile malattia. Non molti anni fa sarei morto in pochi mesi. E basta.
Oggi sono qui a scrivere dopo 4 anni perché all'ospedale San Martino di Genova ho trovato chi mi ha affiancato ed ha affrontato con me e la mia famiglia un percorso terribilmente complesso e tuttora in corso, che mi ha permesso e mi permette di sopravvivere ancora.
L'equipe del prof. Gobbi mi ha accompagnato al trapianto di midollo, che per grazia di Dio mia sorella, abbiamo scoperto, aveva altamente compatibile col mio. Un'altra equipe, quella del prof. Bacigalupo, mi ha preso in carico. Sono stato ricoverato in camera sterile al padiglione 5, un reparto che non esiste più perché si è ritenuto costasse troppo. Sono stati 27 giorni difficili e non tutti siamo usciti vivi. Ma per chi è uscito vivo è stato nascere una seconda volta, dolori compresi. Una seconda possibilità, una luce nel buio, la vita, non semplice magari, ma vita.
Il centro trapianti del midollo di Genova è stato il primo in Italia ed è un grandissimo centro di eccellenza. Da tutta Italia malati di Leucemia, linfomi ed altre malattie onco-ematologiche vengono qui per cercare cure e vita, un vero pellegrinaggio della speranza e del dolore. Qui si sono ideati e consolidati metodi rivoluzionari ed innovativi che stanno via via rendendo sempre più compatibile con la vita tipi sempre più numerosi di trapianto, moltiplicando le possibilità di sopravvivenza.
Ma oggi, dopo aver chiuso il padiglione 5, anche il 6 subisce un pesante ridimensionamento e passa a 14 letti. E tutto questo accadrà a breve, il 14 novembre 2012. Alcuni percorsi preparatori curati e perseguiti con passione e speranza da mesi non potranno più nemmeno iniziare. Per molti tutto dovrá ricominciare presso un altro centro. Per altri non si farà in tempo e, semplicemente, moriranno. Moriranno perché è stato fatto un risparmio semplice ed ottuso, ostacolando pesantemente uno dei migliori centri di trapianto del midollo oggi esistenti. Ci vogliono 10 anni per specializzare infermieri in grado di affrontare la complessità professionale di un reparto come questo, e molti se ne dovranno andare disperdendo questo patrimonio.
Nessun centro trapianti ha subito in Italia tagli paragonabili. Le risorse vanno sicuramente razionalizzate, ma dov'è il senso di cominciare dalle eccellenze, che semmai vanno fatte diventare polo, riferimento, punto di confluenza?
La vita di noi malati non è semplice, tutt'altro. Ma senza quel posto dove sono nuovamente venuto al mondo, senza quel letto che è stato tagliato, non c'è speranza e non c'è vita. E la vita va preservata prima di tutto. O non siamo niente.  
(Sandro Secchi)

OLI 352: CITTA' - Cultura produce politica

Il nome, prima di ogni decisione ufficiale, è già stato attribuito da chi ci abita: “Piazza Princesa del Ghetto”, e l’amministrazione comunale, se è saggia, darà ascolto a questa investitura popolare.
Luogo diseredato con palazzi ancora distrutti alla guerra, questa piazza dietro Via del Campo sta recuperando dignità grazie al “Contratto di quartiere” che, oltre ad una serie di interventi urbanistici, prevedeva anche iniziative sociali.
Tra queste, la creazione della “Casa di quartiere del Ghetto” che in due anni è diventata un punto di aggregazione sociale, di servizio e di produzione culturale.
Quel che sta avvenendo in questa parte di Genova dimostra l’importanza di offrire strumenti, spazi, e un po’ di sostegno economico alle energie che circolano, inespresse, nella città: il poco che viene dato ritornerà alla collettività moltiplicato di parecchi fattori, il guadagno è certo.
Venerdì 5 ottobre la piazza di cui parliamo si è trasformata in un cinema–teatro all’aperto: un banchetto con vino e focaccia per uno spartano “apericena”, un centinaio di sedie presto tutte occupate, un grande schermo fissato alla facciata di un palazzo, una pedana, altoparlanti, proiettori, la lampada che illumina la piazza genialmente schermata con un secchio.
Uno degli organizzatori mi dice che “tutto questo sarebbe stato impensabile senza l’aiuto della gente del quartiere”.
Sotto il titolo “Le città e i suoi abitanti si raccontano” inizia la proiezione di brevi filmati realizzati nel corso di due anni da diversi autori che hanno frequentato un corso di formazione per la realizzazione di materiale video. Nel volantino dell’iniziativa si legge: “Uno sguardo fatto di immagini in libertà, insofferenti scomode nervose, irriducibili alle tesi precostituite. Ma anche tenere fragranti poetiche. Immagini che non temono di guardare in faccia la realtà”.
Passano due ore, e l’attenzione, il coinvolgimento, non vengono mai meno.
Qualche giorno dopo vado a parlarne con Gianfranco Pangrazio che, con altri due professionisti aveva tenuto il corso video, e con tre persone che l'avevano frequentato, divenendo poi autrici/autori: Mustafa Aatif, Maria Di Pietro, Sara Hermans.
Del centinaio di persone che si sono accostate a questa esperienza, una decina ha consolidato la propria passione, acquisendo competenze, e ora portano avanti le loro idee. Da qualche mese è nato anche GhettUP tv, un notiziario aggiornato con un ritmo quindicinale / mensile.
Per definire i materiali prodotti Pangrazio usa uno strano termine: “smithireens” , che può intendersi come frammenti, “piccoli pezzi informali", che hanno "urgenza" di essere mostrati, perché tenerli al chiuso in attesa di perfezionamento vorrebbe dire condannarli a marcire.
La cosa interessante, dice Pangrazio è il “processo di creazione”, che mette in moto relazioni, scambi, idee, che apre finestre sulla realtà, e produce politica. La bella politica.
Si progetta, immagina, sogna una diffusione di iniziative simili in tutti i quartieri, la creazione di una rete.
Maria, Sara, Mustafa parlano di tutte le diversità che si incrociano in questa attività: donne, uomini, transgender, età diverse, nazionalità, mestieri, culture diverse. Ogni individualità si esprime con il suo personale progetto, ma l’interscambio è continuo.
Una parte dei lavori è stata pubblicata su You Tube ( http://www.youtube.com/user/ghettuptv?feature=results_main ).
Il consiglio è di dedicare un po’ del vostro tempo per andarli a guardare. 
Alcuni titoli (pubblicati e no): La vita degli altri; DEC: derive e cantieri; L’Italia sono anch’io; Software libero_Società libera; Palestinese; Racconti dai terriori occupati di Palestina; Vagonero (venditore ambulante); Il matrimonio; Summertime; Sbirri in action; Pane Miele Sartoria; TransParenti Serpenti; Masgid (Moschea); La comunità.
Le autrici e gli autori: Aatif Mostafa, Pascal Bernhardt, Erica Rosso, Federico Telari, Riccardo Navarone, Maria Di Pietro, Ehecati Sanchez, Gianfranco Pangrazio, Sara Hermans, Lollo Navarone, Maddalena Bartolini, Alessandro Diaco.
(Paola Pierantoni)

OLI 352: ESTERI - Osservatori internazionali per garantire la raccolta delle olive palestinesi

I coloni israeliani continuano la loro aggressione contro i contadini palestinesi e contro i loro uliveti. Nei giorni scorsi i coloni hanno sradicato centinaia di alberi, ne hanno incendiato altri ed hanno rubato i raccolti degli alberi vicini agli insediamenti ebraici. E’ quanto scrive Hanan Ashrawi del Comitato Esecutivo dell'OLP nella sua lettera, di domenica scorsa, alle missioni diplomatiche in Palestina nella quale chiede di inviare osservatori internazionali nei territori palestinesi occupati per osservare i campi di ulivi, e porre fine al terrorismo organizzato dei coloni israeliani nei confronti dei contadini palestinesi, delle loro coltivazioni e proprietà.
“Il popolo palestinese – ha scritto Ashrawi - in concomitanza con la stagione di raccolta delle olive, durante la quale crescono gli attacchi violenti contro i nostri villaggi ed i nostri campi, vi chiede di inviare osservatori in tutte le aree di raccolta a rischio, per proteggere la nostra gente e documentare le violazioni dei coloni e dell'esercito israeliano. Siamo sicuri che la vostra presenza impedirà altri atti di violenza”.
Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari, gli attacchi contro i palestinesi con conseguenti lesioni a persone o danni alle proprietà sono aumentati del 32 per cento nel 2011. L’anno scorso - ha scritto Ashrawi - i coloni israeliani hanno distrutto 7.500 alberi di ulivo, e nel solo mese scorso hanno sradicato 300 alberi nei villaggi di Turmus'ayya e al-Mughir, hanno tagliato 120 alberi nella città di Nablus, hanno distrutto 100 piantine di ulivo nel villaggio di al-Khadr, hanno sradicato 40 alberi a Ras Karkar ed hanno aggredito tre contadini finiti in ospedale e ferito un altro.
Il tutto avviene con la complicità delle forze di occupazione israeliane con i coloni. “L’esercito d’occupazione israeliana – ha detto Ashrawi – aiuta e sostiene i coloni aggressori, invece di difendere palestinesi vittime del terrorismo.” Ashrawi ha chiesto alla comunità internazionale di costringere Israele, la potenza occupante, a rispettare la Quarta Convenzione di Ginevra, ed ha detto: “visto il sostegno del governo israeliano ai coloni, e il suo rifiuto di consentire all'Autorità nazionale palestinese di proteggere il nostro popolo inerme, in particolare nei territori occupati denominati (B, C), la nostra gente vi chiede di prendere urgenti misure internazionali per garantirne la sicurezza”.
(Saleh Zaghloul - immagine da internet)

OLI 352: LAVORO - Al circolo Zenzero, se gli operai diventano fantasmi

A Genova le uniche attività in crescita sono le palestre e gli esercizi che vendono bevande e tramezzini. Le grandi aziende cittadine – il porto da tempo fa storia a sé – sono la sanità (ospedali e ambulatori), Comune, Regione e quel che resta della Provincia. Quando si parla di fabbriche, Ilva, Fincantieri, Latte Oro e simili, la parola d’ordine è “salvare” che vuol dire che stanno annegando. I loro dipendenti, operai e impiegati, non hanno voglia di finire sott’acqua e per questo manifestano in modo più o meno clamoroso ma basta vederli sfilare per capire che non sanno a che santo votarsi. Il “padrone” pubblico o privato, carte alla mano invoca “l’oggettività” della sua crisi che – sostiene - trarrebbe origine da vicende che si svolgono sempre più lontano dal luogo dove sorge la fabbrica. Altri paesi e altri operai che si trovano a migliaia di km, gruppi finanziari con nomi esotici, irriconoscibili. I protagonisti di questa penosa vicenda, in particolare gli operai, non sono degli ingenui. Sanno benissimo che il mondo globale, trasformato in unico grande mercato, produce fatalmente il genere di congiuntura che oggi li travolge. Pensano anche che sarebbe necessario fare qualcosa: che le banche, le aziende e, perché no, i sindacati, i centri di cultura dovrebbero interrogarsi su quello che sta succedendo, fronteggiarlo o almeno cercare di porre le basi per risolvere domani quello che oggi costringe alla difensiva, a pensare a “salvarsi”. Invece di tutto questo non succede niente. E se qualcuno cerca di parlarne, di approfondire, gli occhi si alzano al cielo, come se solo lassù potesse trovarsi la soluzione. In controtendenza va il libro di Luciano Gallino, La lotta di classe dopo la lotta di classe. Intervista a cura di Paola Borgna, Laterza, Roma-Bari, 2012. Gallino, professore universitario, studioso di profilo internazionale e protagonista della sociologia industriale italiana fin dagli anni Cinquanta, a partire dal 2000 ha dedicato almeno una decina di titoli al tema della globalizzazione e ai suoi effetti sull’organizzazione del lavoro. Titoli importanti che mostrano come siamo in un grande pasticcio e come sarebbe necessario che la politica – a cominciare dalle rappresentanze dei lavoratori – imparassero a fare il loro mestiere misurandosi con la complessità del problema, tecnico, economico finanziario ma specialmente umano. E’ quello che ha tentato di fare con il suo La lotta di classe dopo la lotta di classe. Nel giro di meno di una quindicina d’anni il mondo ha visto un concentramento di ricchezza d’un livello mai conosciuto in precedenza; un fatto che ha polverizzato processi culturali, organizzativi, sistemi di valore fino a ieri giudicati imprescindibili. Interrogarsi sul “che fare”, scrive Gallino, è necessario, irrinviabile. E’ sicuramente un buon motivo per andare Giovedì 18 ottobre alle ore 20.30 allo Zenzero Circolo ARCI, via Torti 35, Genova dove a introdurre la riflessione sul libro sarà Nando Fasce docente di Storia contemporanea della nostra Università.
 (Martina Buch - immagine da Internet)

OLI 352: INFORMAZIONE - Il Carlo Felice merita un sito migliore

Il 9 ottobre è stata presentata la stagione di musica lirica e sinfonica del Teatro Carlo Felice di Genova: il programma, non brillante per originalità e novità dell’offerta, si affida a titoli di sicura presa (da Don Giovanni a Turandot, da Traviata a Rigoletto), affidandoli a nomi di tutto rispetto, Jessica Pratt e Sonia Ganassi in Don Giovanni, Mariella Dessì e Fabio Armiliato in Turandot, Rolando Panerai nella doppia veste di regista di Rigoletto ed interprete di Giorgio Germont in Traviata.
Non è evidentemente andata a buon fine la trattativa per avere in cartellone un musical di Andrew Lloyd Webber, annunciata dal sovrintendente Giovanni Pacor lo scorso 8 agosto, al termine del consiglio d’amministrazione della Fondazione Carlo Felice.
Nella difficoltà economica attuale, dove i contratti di solidarietà terminano a fine ottobre, mentre per il 2013 non è ancora nota l’entità del Fus (Fondo unico per lo spettacolo), l’obiettivo principale, sostengono il sindaco Doria ed il sovrintendente Pacor, è quello di aumentare le presenze in sala, ferme al 38% lo scorso anno: ben si comprende quindi, anche se non piace, la presenza esclusiva di opere che “fanno il pieno”, “all’insegna della tradizione”, specie se bilanciate dalla presenza di nomi dello star system, alcuni dei quali, sostiene il sito del Comune di Genova, andranno in scena a tariffe inferiori agli standard.
Di tutto questo, tuttavia, trapela ben poco dal sito del Teatro Carlo Felice, la cui homepage, dominata dal profilo scompigliato di Giovanni Allevi, presenta in alto varie voci, tra cui “Opera Lirica” e “Sinfonica”, ma se si clicca su “Opera Lirica” si viene informati che “Non sono ancora presenti spettacoli di questo tipo” , mentre la voce “Sinfonica” riporta un unico evento: Giovanni Allevi, appunto.
Dove sono finite le annunciate stagioni lirica e sinfonica? Per trovarne traccia bisogna tornare alla homepage, e scorrerla fino in fondo facendo emergere, invisibile a chi si fermi alla prima schermata, la notizia della nomina di Fabio Lusi a Direttore onorario del Carlo Felice, e, a lato, un rinvio alla presentazione della stagione 2012-2013: nulla più però che un’arida lista (titolo delle opere, autore, data) seguita da un copia-e-incolla del comunicato dell’Ufficio Stampa. Quanto alle tariffe per abbonamenti e singole recite, non ne troviamo traccia: la voce “Biglietteria” riporta orari, indirizzi mail, telefoni, ma nessun prezzo. Anche un’informazione completa e curata porta gente a teatro. O no?
(Ivo Ruello)

OLI 352: AMBIENTE - Come acqua che scivola sui tetti

L’estate è ormai finita e se non ci assilleranno più le ondate di caldo dai nomi mitici ora inizieranno altre piogge esotiche dalle bizze nefaste, mentre gli annunci meteo dei media già ci tamburellano peggio della grandine.
Così se poco tempo fa l’Italia bruciava per la siccità, il vento e la mano dell’uomo, adesso forse dovremmo vedere, Dio non voglia, persone e case spazzate via dalle tempeste. Nei prossimi mesi la nostra vita sarà scandita da un bollettino di guerra ineluttabile, forse sott’acqua paesi, strade e ponti.
Ci saremo dimenticati degli incendi, dei parchi distrutti e fino all’afa estiva nessuno se ne ricorderà più."Quanti sono stati condannati e quanti stanno scontando la pena per essere stati colti in flagrante ad appiccare un fuoco?" si domandava Giovanni Sartori sul Corriere della Sera del 24/8, invocando misure urgenti per combattere lo scandalo degli incendi impuniti. Era passato da poco ferragosto e faceva ancora caldo, mentre una burrasca distruggeva gli alberi centenari di uno dei giardini botanici più belli d’Europa, Villa Taranto a Verbania.
Sullo stesso giornale Ernesto Galli della Loggia tre giorni dopo definiva il nostro un paesaggio “preso a schiaffi”, elencando immagini e costi dell’incuria delle coste calabresi per l’abusivismo, il degrado e i gioielli storico-artistici imprigionati da una crescita urbanistica cancerosa quanto brutta. Tanti i luoghi bellissimi che non esistono più e per sempre, dalle riviere liguri ai golfi della Sardegna, dalle piccole alle grandi città, raramente riuscite a scampare ad una modernizzazione spesso devastatrice.
Non solo stiamo perdendo i “luoghi del cuore”, un patrimonio millenario, ma stiamo perdendo anche una gigantesca occasione economica, un possibile futuro di lavoro per i nostri figli. Un dibattito a cui hanno partecipato esperti, appassionati , anche difensori dell’operato delle Soprintendenze: a Genova la Corte dei Conti ha quantificato in due milioni e mezzo di euro i danni per l’Acquasola, indagando i funzionari di quell’ente.
Tre regioni estese come la Campania, il Veneto e la Lombardia sono sparite in questi anni: il ministro dell’agricoltura Catania ha firmato a luglio la campagna contro il “consumo di suolo agricolo” ed ha presentato un disegno di legge, che chissà se vedremo in Parlamento.
Tanto aveva fatto sperare la modifica del Titolo V della Costituzione che tutela il Paesaggio con l’art.9: si demandava alle Regioni, a chi lo abitava, la cura del territorio. Certo avrebbe avuto uno sguardo più attento.
La cementificazione delle coste, gli abusi edilizi, le alluvioni, i boschi divorati dal fuoco ci raccontano un’altra storia.
Il Giornale della Giunta regionale Liguria del 4 settembre, n.137, comunica che “Nel 2012 gli incendi boschivi in Liguria sono aumentati rispetto alla media degli ultimi otto anni, ma sono diminuiti gli ettari di bosco distrutti”. Ovvero sono bruciati soltanto mille ettari di verde secondo la Protezione civile. Che bellezza.
Intanto dalla Regione Liguria la delibera con discussione del 13/9/2012 sottolinea “l’esigenza di addivenire ad una maggiore omogeneizzazione delle discipline vigenti avuto riguardo ai regimi normativi applicati dall’Autorità di bacino del fiume Magra; (..) la necessità di un maggiore coordinamento tra pianificazione di bacino e la pianificazione di livello comunale, ..la necessità di garantire mediante la previsione di un’apposita verifica di compatibilità tra le limitazioni d’uso della pianificazione di bacino e le previsioni urbanistiche comunali; (..) con particolare riferimento agli aspetti relativi alla problematica della impermeabilizzazione del suolo, nonché all’individuazione di idonee modalità per la conduzione delle attività agro-forestali”.
Buone intenzioni, aspettando le prossime piogge d’autunno in Val Magra e in Via Fereggiano. 
(Bianca Vergati - Foto Paola Pierantoni)