(una scena dal film Mary Poppins) |
Probabilmente solo in parte hanno cercato le ragioni della manifestazione romana con Cisl e Uil, in un sabato di giugno, in nome di un’unità sindacale umiliata nei fatti alla Fiat.
Ma risulta che molti tesserati si stiano chiedendo come la Cgil intenda proteggerli da un governo che ricorda nei metodi e nelle intenzioni il banchieri avidi del film Mary Poppins, pellicola tanto cara a Matteo Renzi che sull’articolo 18 - “utilizzando un tecnicismo giuridico” - dichiara: “non me ne po’ fregà de meno”.
Chi in Cgil afferma che da marzo ad oggi sono cambiate le cose dovrebbe cercare di spiegarlo agli iscritti che faticano a scorgere la nuova fase e non si illudono affatto che il decreto lavoro possa essere contrastato con dei presidi. Perché molti di loro fanno i conti con disoccupazione, cassintegrazione, licenziamenti, precariato, blocco del turn over e dei contratti con un governo che è passato dalla lotta allo spread alla spending review con risultati invisibili rispetto ai sacrifici richiesti.
Nemmeno la famiglia, ammortizzatore per vocazione – religiosamente evocata dagli squallidi governi precedenti – è rimasta in agenda. Anzi si avvia ad essere l’officina dove assenza di lavoro e tutele per giovani e meno giovani offrirà nuovi ruoli alla miseria. La notizia del vertiginoso incremento degli sfratti è già segnale.
Per queste e altre ragioni – aumento dei ticket, tagli alla spesa sanitaria, welfare al collasso – è doveroso chiedersi quando la forza dell’azione unitaria sindacale produrrà proposte concrete o quanto meno lo scatto in avanti che faccia sentire i lavoratori parte di un progetto di crescita e non vittime di una guerra.
Nel frattempo se i momenti di mobilitazione in agenda rimarranno quelli di un sabato romano di giugno e l’azione di contrasto al governo verrà lasciata alla sola Fiom, Monti e i suoi ministri potranno procedere senza timori, tenuti a rispondere anziché agli interessi dei cittadini, unicamente a quelli delle banche.
(Giovanna Profumo - foto da internet)
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