C’è ancora uno spazio per un nuovo soggetto politico?
E’ un soggetto o è un oggetto?
E quali sarebbero le parole chiave?
Per alcuni l’alba è solo un evento naturale, indispensabile per l’inizio di una nuova giornata. Per altri è il toponimo di una cittadina piemontese, nota per tartufi, vino, Nutella e per aver dato i natali al Beppe partigiano e scrittore. Ma c’è anche quella tragica del film di Marcel Carné.
Per chi è andato alla sala del Cap di Genova il 13 maggio, Alba è la svolta per il cambiamento, ed è acronimo di Alleanza Lavoro Benicomuni Ambiente .
Il 28 aprile, Marco Revelli a Firenze – alla prima assemblea nazionale aperta – ha indicato con chiarezza l’urgenza di prendere atto del fallimento della politica con il rischio che “si arrivi alle elezioni del prossimo anno con un sistema politico liquefatto, per metà abbandonato dagli elettori e per metà frantumato da mille schegge impazzite”. I promotori non sono stati “materia di gossip per i media e questo è un bene”, ha dichiarato Revelli, perché così si è potuto scegliere democraticamente il nome ed anche riflettere.
Loro vogliono fare, non apparire. Non sono rancorosi, né populisti, “non cercano serbatoi dell’ira”. La parola è un mezzo di comunicazione, non una clava. Non sono un ennesimo partitino. Sanno che è indispensabile un cambio di paradigma nel modo di pensare le cose e fare la politica: in contenuti, stili e metodo. Per parlare “a quel 99% ai quali si rivolge il movimento di Occupy Wall Street”. Vogliono ripensare al conflitto e all’organizzazione ed essere gli “abitanti di uno spazio politico e pubblico liberato” dal monopolismo della decisione, per dar voce a chi non si rassegna a fiscal compact, smantellamento del modello sociale e mercificazione della vita individuale e collettiva. Hanno due punti fermi: la constatazione del fallimento del liberismo e la centralità dei lavoratori e del loro statuto. Credono nell’orizzontalità della rete. Rivendicano l’indisponibilità alla delega per le decisioni impegnative per tutti. Definiscono la democrazia malata terminale.
L’incontro di Firenze e il manifesto di Alba sono state la cassetta degli attrezzi per chi a Genova e in altre città si è messo in cammino per lavorare al nuovo soggetto politico. Alla sala del Cap quindi una riunione partecipata da chi ha già una famiglia politica e da chi ne cerca una nuova, una trentina di persone over quaranta, ognuna con la sua istanza che va dalla difesa dell’art. 81 della costituzione - contro la modifica che vuole il pareggio di bilancio - al desiderio di riconoscere Beppe Grillo come interlocutore, alla necessità di dire cose concrete, alla difesa del referendum dell’acqua. Un progetto che ha bisogno di tempo, energie giovani e pazienza.
Ieri i partiti sono ricorsi allo scudo e alla quercia, poi all'ulivo e alla margherita. Hanno colorato i programmi di rosso e di azzurro. Dopo le stelle, oggi, in politica, l’alba. In attesa che venga giorno.
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)
martedì 22 maggio 2012
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