martedì 29 maggio 2012

OLI 345: SOMMARIO

BENI PUBBLICI - Tra burocrazia e disincanto (Bianca Vergati)
CITTA' - La creuza negata e i giardini di Babilonia (Giovanna Profumo)
TRASPORTI - Divorzio da Amt (Paola Pierantoni)
AEROPORTO DI GENOVA - Della torta di riso sono rimasti i chicchi (Giovanna Profumo)
ANIMALI - La soglia si sta alzando (Paola Pierantoni)
PAROLE DEGLI OCCHI - Le due attese (a cura di Giorgio Bergami)
LETTERE - Caro Sindaco (Maria Profumo)

OLI 345: BENI PUBBLICI - Tra burocrazia e disincanto

“Hanno tirato via il grottesco!” Di questi tempi era ora, si potrebbe dire.
Dallo Zingarelli ed. del ’37 il grottesco è “dipinto decorativo ... capriccioso, licenzioso o ridicolo” o, citando la Treccani, “deriva da raffigurazioni astruse, strambe, scoperte a Roma sui muri di antiche terme chiamate grotte”.
Concitati cittadini confinanti di Villa Raggio in via Pisa hanno chiamato le Istituzioni per denunciare l’oltraggio del grottesco, i rumori preoccupanti di calcinacci, ma hanno voluto restare anonimi: sfiducia, timore di essere coinvolti, il committente pare sia un potente armatore.
Intanto proseguono i lavori per le residenze superlusso, e infatti lo studio immobiliare interpellato pubblicizza appartamenti “in grezzo” ad ottomila euro al metro quadro, poi a seconda delle rifiniture chieste il prezzo si vedrà, e gli alloggi saranno una decina in tutto. Orgogliosamente si reclamizzano piscina e spogliatoi, decine di posti auto mascherati da pergolati e siepi: che fine faranno il parco, i suoi prati e i suoi alberi?
Sul Permesso di costruire le unità abitative sono però il doppio, con l’ampliamento volumetrico a livelli sottostanti, demolizione e ricostruzione della dépandance, mentre il tetto verrà modificato per l’ampliamento dei volumi dell’attico e vi si realizzeranno giardini pensili: un incremento di superficie abitabile del 20 per cento, come consente la legge. Trattasi però di un complesso monumentale con vincolo, secondo il Decreto Legislativo n. 42 artic. 136, su ville giardini e parchi che si distinguono per la loro evidente bellezza…
“Si costruirà nel pieno rispetto del luogo”, dichiara il titolare che gentilmente acconsente a fare visitare la villa e sa già degli allarmi. “Abbiamo aspettato un sacco”.
Mica tanto: nel giro di due mesi pareri e permessi, in tempo prima dell’approvazione del nuovo Puc, assai restrittivo per il Sistema delle Ville Storiche.
Nessuno mette in dubbio la correttezza dell’intervento, per carità.
Non è chiaro però di che natura saranno gli interventi.
Il percorso per capire tutto ciò come comune cittadino è costituito da telefonate per sapere come sia rintracciabile la delibera citata sui cartelli esposti, delibera fantasma, che si scopre poi essere Permesso a costruire, reperibile al Matitone. Telefonate a più riprese in giorni diversi e finalmente un indirizzo di posta elettronica, una mail che vale come domanda scritta all’ufficio competente. Nessuna risposta.
Dunque incursione al Matitone e ricerca della mail a suo tempo inviata.
Evviva! Rilasciata la copia del Permesso al progetto in questione.
Non è finita: nel provvedimento si cita il Parere della Soprintendenza per i Beni Architettonici, diventato prevalente rispetto alle obiezioni della Sezione Tutela e Pianificazione del Paesaggio, la quale si è occupata della sistemazione del verde e per cui si prospetta “eventuale conseguente variante”.
Il numero della Soprintendenza citato sull’elenco telefonico pare non funzioni. Dopo quattro passaggi ecco l’ufficio competente: alla citazione di Villa Raggio viene passato il funzionario, pur essendo dato in un primo momento assente. Mail con richiesta di verifica sulla villa.
Ci si presenta di persona alla Soprintendenza, dove si riceve soltanto il lunedì mattina, in tempo per depositare invece la richiesta di copia del Parere: per la consegna fra qualche giorno, chissà.
Nel libro “ Paesaggio, Costituzione Cemento” Salvatore Settis denuncia come in Italia si violi sistematicamente la Costituzione rispetto alla tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, fra il caos urbanistico e legislativo, nel labirinto di competenze fra Stato, Regioni, Comuni.
Mentre si piangono gli operai morti sotto i capannoni crollati perché mal costruiti in Emilia e si contano i danni infiniti sul patrimonio artistico, che nessuno ci restituirà più.
(Bianca Vergati - foto dell'autrice)

OLI 345: CITTA' - La creuza negata e i giardini di Babilonia

“Che bello, state pulendo? Quando potremmo passare?”
La signora getta uno sguardo di gratitudine verso il basso, è entusiasta: “La facevo da ragazza questa strada, arrivavo subito al mercato Orientale. Poi l’hanno chiusa… Saranno vent’anni che l’hanno chiusa, da quando siamo tornati a vivere a Genova da Roma, è vero?”, si rivolge al marito che ordina i ricordi della loro vita e annuisce con una confidenza distante. “Quand’ero ragazza, c’era anche un posto dove si andava a ballare”, ma se la mattonata riemerge concreta sotto uno strato di terra erbacce, della balera rimane solo una traccia nelle sue parole.
Sfilano i passanti, alcuni si informano e incitano ad andare avanti, altri offrono un aiuto che non arriverà. Tutti sono contenti che Salita della Misericordia torni a loro come spazio, scorciatoia pedonale, scivolo per passeggini. Chi dalla pulizia trarrà giovamento immediato sono gli iscritti all’attiguo tennis club che potranno accedere ai campi dall’ingresso superiore, senza dover affrontare siringhe e fauna invasiva.
Peccato che la creuza possa essere pulita solo a metà: un muro di lamiera separa la parte superiore da quella inferiore ed oltre quel muro lo scenario è da foresta amazzonica. Alcune ragazze lo colorano di intenzioni e a scavalcarlo – per ora – c’è solo la sagoma di un uomo pennellato.
Ci sono volute idee e quattro ore di lavoro di squadra – giovani universitari, occupati, pensionati, licenziati dall’Amiu - per toccare con mano che è molto più facile di quanto si creda restituire a Genova e ai suoi abitanti risorse e luoghi.
Domenica 27 maggio a Genova una mappa del “tesoro” tracciava dalle 9.30 fino a sera il percorso di tre spazi pubblici “recuperati” dai cittadini: insieme a salita della Misericordia, i Giardini Rotondi di Santa Maria in Passione, e i giardini Babilonia accanto alla facoltà di architettura “rimesso in vita dagli studenti”.


(Giovanna Profumo)

OLI 345: TRASPORTI - Divorzio da Amt

Una signora di 83 anni mi confida il suo divorzio, ormai definitivo, da Amt.
Fino all’aumento tariffario in vigore dallo scorso 1 febbraio 2011 lei si poteva permettere l’abbonamento annuale: l’età e l’invalidità superiore al 66% le davano diritto ad una tariffa agevolata sostenibile, sui 170 euro annui.
Ma poi la tariffa agevolata è aumentata, e soprattutto è stata condizionata al reddito, così un abbonamento annuale a 190 euro oggi si può avere solo se il reddito non supera i 15000 € annui. In caso contrario l’abbonamento viene a costare 380 euro: troppo per un bilancio da pensionata.
Così la signora ha divorziato dagli autobus, e se ne sta a casa o dintorni: “Questo aumento non è stato una grande idea, perché l’Amt da me non ha guadagnato niente, anzi ha perso i miei 170 euro. E la stessa cosa vale per le mie amiche, più o meno coetanee. Ci ho perso anch’io, però, perché non mi muovo più”. Restrizione degli spazi.
Il racconto dell’anziana signora ha il suo parallello con quello di giovani amiche che, fatti i conti, hanno anche loro divorziato dagli autobus, optando per il podismo, ottima cosa per dieta e salute, meno per i bilanci cittadini.
L’Amt è uno dei problemi più gravi e urgenti per la nuova amministrazione, e se le politiche tariffarie da sole non bastano a risolvere la situazione, costituiscono però uno dei fattori che nel tempo possono incidere in modo significativo.
Ad esempio: biglietti a basso costo per tragitti brevi; abbonamenti davvero appetibili diversificati per categorie di utenti; salvaguardia delle fasce deboli di utenza (invalidi, disoccupati, anziani); eliminazione delle taccagnerie auto-lesioniste, come quella del Volabus dove non valgono gli abbonamenti nè mensili ed annuali. Misure come queste estendono l’utenza, rendono sempre più residuale il viaggio col biglietto singolo, e diminuiscono la percentuale di chi viaggia a sbafo.
Nei mesi passati avevamo suscitato scientemente l’invidia degli utenti genovesi descrivendo il sistema di trasporti urbani di città come Zurigo (Oli 286), Berlino (Oli 282), Vienna (Oli 324), Copenagen (Oli 314).
Ma in realtà basta andare a Torino per trovare una politica tariffaria davvero interessante. Il biglietto singolo costa come da noi 1,50 €, anzi di più, dato che vale 90 minuti, però basta girare tra le varie, articolatissime, proposte tariffarie del GTT (Gruppo Torinese Trasporti), e la differenza salta fuori. Per stare al caso da cui siamo partiti: l’abbonamento annuale per chi ha più di 65 anni e un reddito non superiore a 36.151 euro costa 155 € che scendono a 140 se si accetta una fascia oraria di utilizzo più ridotta.
Marco Doria ha spesso auspicato la collaborazione di idee con i sindaci delle altre città: da Torino possono venire dei bei suggerimenti.
(Paola Pierantoni)

OLI 345: AEROPORTO DI GENOVA - Della torta di riso sono rimasti i chicchi

La vocazione turistica della Liguria schianta nel vuoto inospitale dell’info point destinato ad accogliere i visitatori provenienti dal resto del mondo in arrivo all’aeroporto di Genova.
All’interno del grande gazebo sedie abbandonate coperte da un leggero strato di polvere e l’ordine sciatto delle situazioni lasciate morire lentamente. Uno scenario da spaghetti western: questo il biglietto da visita della nostra regione nello scalo del capoluogo aggiornato al maggio 2012, un capolavoro di marketing e promozione turistica, la cura prescritta per il rilancio del settore, con uno sguardo attento alle risorse culturali della Liguria.
Ricordate lo sketch della torta di riso? Quello che prendeva in giro il carattere brusco dei ristoratori liguri, la loro atavica incapacità ad essere ospitali. Bene, sono passati cinque anni. Allora la scenetta di Enrique Balbontin aveva talmente colpito i politici in regione e l’assessora Margherita Bozzano da chiedere la collaborazione del comico a partecipare ad una serie di incontri con gli addetti al settore turistico aventi come tema accoglienza e ospitalità da titolo “Liguria terra ospitale e accogliente, la torta di riso non è finita”.
Oggi il sito della regione nella pagina Welcome to Liguria cita contenuti non linkati direttamene e quindi di nessuna utilità. Così accade per le sezioni nelle altre lingue.
Nel gioco delle scatole cinesi proposte all'internauta desideroso di vistare la nostra regione, va meglio sul sito turismo in Liguria dell’ Agenzia Regionale per la promozione turistica "in Liguria" diretta fino al 2010 da Angelo Berlangeri, nella quale però, oggi, è impossibile individuare orari e i riferimenti del nuovo direttore e dello staff operativo. Inoltre indirizzo e numero di telefono sono cacciati a pié di pagina in caratteri piccolissimi. Proprio come chicchi di riso. Chiamo comunque l'agenzia, venerdì alle ore 15.30, una segreteria telefonica mi comunica: "Agenzia Regionale per la Promozione Turistica in liguria, i nostri uffici sono aperti dal lunedì al venerdì dalle ore 9.15 alle 13.00 e dalle ore 14.45 alle ore 16.30, Grazie".
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)

OLI 345: ANIMALI - La soglia si sta alzando

La soglia si sta alzando. Cresce il numero delle persone che non dà più per scontate pratiche normalmente accettate fino a pochi anni o decenni fa, ad esempio la sperimentazione animale, di cui viene messa in discussione la stessa validità scientifica. Diventa di uso sempre più corrente il termine “specismo”, coniato agli inizi degli anni ’70 per indicare un atteggiamento pregiudizialmente favorevole agli interessi dei membri della propria specie nei confronti di quelli delle altre.
Tra amici e conoscenti cresce il numero dei vegetariani, e compare qualche vegano, e quando si organizzano cene è ormai d’obbligo tenerne conto. I banchetti dei mercatini alimentari hanno iniziato ad esibire fotografie di galline che razzolano nell’erba e di maiali che passeggiano nel bosco, a prendere le distanze dagli asettici orrori degli allevamenti intensivi.
La manifestazione a Bologna
C’è un cambiamento culturale in corso: la sofferenza animale, allontanata dalla nostra vista dai sistemi di produzione industriale, e dall’impenetrabilità dei laboratori, sta rientrando nell’orizzonte visivo di un numero crescente di persone che cercano di farci i conti, ognuno a suo modo: c’è chi diventa attivista della LAV, chi - prima di comprare prodotti cosmetici consulta la lista cruelty free, chi si fa vegetariano, chi arriva al rigore vegano, chi compra carne solo se riceve garanzie sulle modalità di allevamento degli animali, e quindi finisce per comprarne pochissima.
Sono soprattutto i giovani, e tra questi in grande maggioranza le donne, che interpretano ed agiscono questo cambiamento. Le loro avanguardie hanno manifestato nei giorni scorsi per le strade di Genova: l’8 maggio con un corteo, il 16 maggio con un flash mob a Piazza De Ferrari. Manifestazioni anche in molte altre città.
L’obiettivo immediato è quello di sostenere, contro le pressioni delle lobby farmaceutiche, l’approvazione in Senato della norma (art. 14 del Ddl 3129 sulla legge comunitaria 2011), già approvata alla Camera, che vieterebbe gli esperimenti su animali senza anestesia o anelgesia e l'allevamento di primati, cani e gatti da laboratorio sul territorio nazionale. La votazione, inizialmente prevista per il 9 maggio, è ora slittata a giugno.
L'obiettivo di lungo periodo è quello di realizzare gli auspici di Leonardo da Vinci “Verrà il tempo in cui l'uomo non dovrà più uccidere per mangiare, ed anche l'uccisione di un solo animale sarà considerato un grave delitto...” e di Einstein “Nulla darà la possibilità di sopravvivenza sulla terra quanto l'evoluzione verso una dieta vegetariana”.
(Paola Pierantoni – Fotografia di Ivo Ruello e di Alisia Poggio)

OLI 345: PAROLE DEGLI OCCHI - Le due attese

Bologna - Foto di Maria Alisia Poggio

OLI 345: LETTERE - Caro Sindaco

Caro Sindaco,
stanotte ho fatto un sogno, ti presentavo i tuoi cittadini, la squadra che ti accompagnerà in questi cinque anni, temo non sarà in giunta, ma è la squadra sulla quale puoi contare. Sono i cittadini che domenica scorsa si sono raccolti attorno all'iniziativa “Ogni spazio pubblico nasconde un tesoro!”. In mezzo a loro architetti, storici, giornalisti, pensionati, studenti, artigiani . Nessuno li ha pagati, ma il piacere li ha sicuramente ripagati. Il piacere di tornare a godere di spazi pubblici che le passate giunte hanno sequestrato a tutti noi. Così è stata fatta merenda nei giardini Babilonia, spazio riaperto in centro storico dagli studenti di architettura, così si è tornati a percorrere un tratto di salita della Misericordia. Sono i cittadini che hanno capito che le risorse economiche, a volte distolte per interessi non sempre pubblici e divenute oggi quasi inesistenti, vanno ora sostituite da risorse umane. I cittadini che domenica hanno cucinato merende, pulito spazi da siringhe e spazzatura, organizzato giochi per i bambini, saranno i tuoi più interessanti alleati. A vederli, posso immaginare, non molti ti abbiano votato, ma di sicuro sanno mettersi in gioco, offrire fatica, denaro e tempo proprio. Rivolgiti a loro hanno idee, intelligenza, e la giusta dose di rabbia, in breve, vogliono che Genova torni ad essere res publica .
Buon lavoro,
(Maria Profumo, foto di Ivo Ruello)

martedì 22 maggio 2012

OLI 344: SOMMARIO

INFORMAZIONE - Il Doria conteso (Ivo Ruello)
POLITICA - Il referendum di cui nessuno parla (Gabriele Pierantoni)
SOCIETA' - Genova contro il terrorismo (Giovanna Profumo)
SOCIETA' - Confronto tra generazioni, rette parallele (Bianca Vergati)
POLITICA - Dopo le stelle, l'alba (Giovanna Profumo)
SOCIETA' - I pagliacci di corsia festeggiano in tutta Italia (Stefano De Pietro)
CITTA' - Palazzo Ducale, quando va in scena il sogno (Ivo Ruello)
CULTURA – Villa Durazzo Bombrini, un’estate in una reggia di tutti (Ferdinando Bonora)
PAROLE DEGLI OCCHI - Souvenir di Genova (a cura di Giorgio Bergami)
LETTERE - Caro Marco (Maria Profumo)

OLI 344: INFORMAZIONE - Il Doria conteso

Sono le 17,40 di lunedì 21 maggio, i risultati del ballottaggio per l’elezione a sindaco di Genova sono ormai acquisiti: ha vinto Marco Doria con circa il 60% dei voti. A Palazzo Tursi, nel salone di rappresentanza, per le varie emittenti televisive sono collocati diversi separè, in ognuno una/un giornalista, un cameramen, ed un tecnico attendono di poter effettuare l’intervista al sindaco e a Musso.
Al termine di un’intervista, Marco Doria viene condotto nello spazio dedicato alla RAI, il tecnico gli sistema l’auricolare, pare che tutto sia a posto, si parte: si avvicina un giornalista, anzi due, di RAI1 e RAI2, e comincia un duello su chi dei due dovrà intervistare il neosindaco. “Io sono in diretta!” “Ma questo è il mio spazio!” Uno smartphone cade, viene recuperato. Marco Doria assiste muto alla sfida, con l’aplomb che lo contraddistingue. Ad un certo punto arriva una giornalista di LA7: “Se non lo intervistate, me lo date, che sono in diretta!”, “me lo date” come se parlasse di un pezzo di formaggio, o di un cosciotto di agnello; gli uomini Rai non le danno ascolto, intenti alla contesa, che durerà alcuni minuti.
Al termine, inizia l’intervista.
(Ivo Ruello - foto dell'autore)



OLI 344: POLITICA - Il referendum di cui nessuno parla

Giovedì 31 Maggio 2012 i cittadini della Repubblica Irlandese andranno alle urne per decidere se accettare o no il cosidetto “fiscal compact” (o pareggio di bilancio), ovvero l'insieme di norme fiscali con cui l'Europa ha deciso di affrontare le difficoltà finanziarie che colpiscono in questi mesi i suoi membri più indebitati come Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna ed Italia (i cosidetti PIIGS). Le ultime proiezioni statistiche danno i si al 40% ed i no al 25% con una vasta percentuale (circa il 35%) di indecisi ed attorno al referendum si stanno riproponendo le stesse alleanze politiche pro e contro l'Europa che hanno caratterizzato gli ultimi referendum irlandesi. Se vinceranno i sì, l'Irlanda continuerà a seguire la politica di rigore fiscale; cosa succederà invece se vincessero i no? Sara' l'Irlanda costretta a votare ancora fino a che non vincessero i si come già accadde per la ratifica del trattato di Lisbona (magari sotto ricatto dei mercati)?
E se l'Irlanda dicesse no, cosa accadrebbe del piano di aiuti finanziari con cui la verde Isola sta cercando di sopravvivere al disastro finanziario in cui l'hanno gettata l'incompetenza e la disonesta' delle sue banche?
L'analisi delle possibili conseguenze del voto irlandese sono complesse e gli effetti di un no potrebbero essere molto profondi ed intrecciarsi in modo imprevedibile alla crisi Greca. Ora, a prescindere dalle complesse valutazioni finanziarie sulla validità della strategia del “fiscal compact” (a cui paiono credere unicamente il cancelliere tedesco Angela Merkel ed il suo ministro delle finanze Wolfgang Schäuble), il quesito referendario irlandese pone alcune interessanti domande cui val la pena interrogarsi. Ad esempio: quanti cittadini europei sanno di questo referendum? Quanti cittadini europei sanno cosa sia il “fiscal compact”? Quanti cittadini italiani sanno che analoga modifica costituzionale è stata votata in via definitiva dal Senato della Repubblica Italiana il 17 aprile 2012? Quanti cittadini europei sanno quale sia la differenza fondamentale fra la Banca Centrale Europea, la Banca Centrale Americana o la Banca d'Inghilterrra e quanti cittadini europei sanno perché, grazie a questa fondamentale differenza, gli Stati Uniti o l'Inghliterra possono permettersi di essere serenamente indebitati molto più di noi senza aver le loro democrazie in ostaggio dei mercati attraverso lo “spread”?
 La maggior parte dei cittadini irlandesi andranno a votare al referendum senza avere alcuna risposta alle domande sopra poste (ed in molti casi, perfino ignorando le domande stesse). E così anche la maggior parte dei cittadini italiani, che invece conoscono a menadito i risultati conseguiti dai loro scalcianti beniamini domenicali, ignorano serenamente che dal 17 aprile, la loro costituzione impedisce l'applicazione di ricette economiche come quelle che alleviarono negli Stati Uniti la crisi del 1929 (il cosidetto “New Deal” di Roosvelt). Val la pena chiederci: perchè nessuno me lo ha detto? E' per disonestà o per incompetenza? E sopratutto, val la pena chiederci: ma riesco a fare bene il mio lavoro di essere umano, di cittadino mondiale, europeo ed italiano, senza conoscere le risposte e nemmendo le domande giuste riguardo alle dinamiche economiche e politiche che regolano le nostre esistenze? Son domande interessanti, che ne dite ?
(Gabriele Pierantoni, foto dell'autore)

OLI 344: SOCIETA' - Genova contro il terrorismo

OLI 344: SOCIETA' - Confronto tra generazioni, rette parallele

Scivolano via i quattro ragazzi - ma come ve ne andate! no, no una sigaretta...-  Non sono più comparsi però. Intanto si dilunga nel suo monologo il prete di strada, quello degli ultimi, che chissà perché cita nei suoi discorsi sempre alti prelati o vip di prestigio, questa volta noti registi. Nell’evocare i suoi ricordi di gioventù scandisce l’inesorabile revival di quelli della Resistenza, che hanno vissuto incomparabili esistenze, ma che volete voi ragazzotti di oggi, nati dopo la caduta del Muro. E così parte del messaggio, “lo sguardo di speranza al futuro” di quel periodo eroico, l’anelo di libertà, le grida per i diritti negati, si perde dentro al comizio: pare spirare sottesa una cert’aria di bonaria compiacenza che si accetta in virtù della veneranda età.
Come parlare ai giovani se si parla dall’alto di certa saggezza canuta?
Siamo alla Claque, teatro dei vicoli, venerdì 18 maggio, per un “Confronto tra generazioni”, ma in platea sono tanti i capelli grigi e pochi i giovani, tra cui i tre neoeletti sul palco, leva ‘78, ‘90. ’91, che raccontano le loro esperienze nella politica o nei movimenti.
L’impegno di un tempo aveva dimensioni internazionali, come il Vietnam, si ricorda.
E se riuscissimo invece a renderli consapevoli della Storia dal ’68 in poi almeno per il nostro Paese?
Il ragazzo parla della “tragedia” vissuta in famiglia, quando vinse per la prima volta Berlusconi, aveva quattro anni ma se lo ricorda benissimo e così quando rivinse il cavaliere e lui era in prima media. Pare uscito da una scuola di politica: “... non ci deve essere uno scontro tra generazioni, bisogna andare nei luoghi del conflitto... sbagliato far passare il messaggio che non troviamo lavoro perché l’operaio a mille euro al mese ci sta rubando il posto...”.
La ventenne sottolinea l’entusiasmo e la passione trovati nel movimento dell’Onda, ma invita “ i grandi a prenderli per mano”, ad accompagnarli verso la politica, a crescere nei partiti perché nel suo ha sentito le voci di chi ha conosciuto Pertini ed ha apprezzato quegli ideali. Mentre il futuro sindaco con voce rauca esprime apprezzamento “verso aggregazioni che non riconducono soltanto alla politica dentro ai partiti… ma dai quali non si può prescindere, s’intende...”.
La serata propone anche il racconto della vivace e non più giovane sindacalista, che dovette abbandonare il suo amato liceo artistico per andare a lavorare; lei, una ragazza, costretta a dare la precedenza agli studi del fratello maschio, descrive la sua esperienza di lavoratrice senza diritti e sottopagata. Ecco come nacque il suo impegno nel sindacato: umiltà e modestia nel suo narrare.
Non si riscontra la stessa misura nelle parole dell’altra neoeletta, da poco avvicinatasi alla politica, che sostiene essere “il suo interesse più di tipo locale”, è eletta nei Municipi ed è contenta di essersi messa in gioco. E a proposito di “fuga dei cervelli “ della sua generazione lei afferma di aver pensato talvolta di andare via ma poi “ ha scelto di rimanere” per far qualcosa per la sua città.
Come se quelli partiti fossero tutti contenti di essere partiti, come se avessero potuto “scegliere” per un lavoro. Mancano pochi minuti alle 23, ora fatidica di chiusura ufficiale alla campagna elettorale, il confronto tra generazioni sta per concludersi: ci hanno provato.
(Bianca Vergati)

OLI 344: POLITICA - Dopo le stelle, l'alba

C’è ancora uno spazio per un nuovo soggetto politico?
E’ un soggetto o è un oggetto?
E quali sarebbero le parole chiave?
Per alcuni l’alba è solo un evento naturale,  indispensabile per l’inizio di una nuova giornata. Per altri è il toponimo di una cittadina piemontese, nota per tartufi, vino, Nutella e per aver dato i natali al Beppe partigiano e scrittore. Ma c’è anche quella tragica del film di Marcel Carné.
Per chi è andato alla sala del Cap di Genova il 13 maggio, Alba è la svolta per il cambiamento, ed è acronimo di Alleanza Lavoro Benicomuni Ambiente .
Il 28 aprile, Marco Revelli a Firenze – alla prima assemblea nazionale aperta – ha indicato con chiarezza l’urgenza di prendere atto del fallimento della politica con il rischio che “si arrivi alle elezioni del prossimo anno con un sistema politico liquefatto, per metà abbandonato dagli elettori e per metà frantumato da mille schegge impazzite”. I promotori non sono stati “materia di gossip per i media e questo è un bene”, ha dichiarato Revelli, perché così si è potuto scegliere democraticamente il nome ed anche riflettere.
Loro vogliono fare, non apparire. Non sono rancorosi, né populisti, “non cercano serbatoi dell’ira”. La parola è un mezzo di comunicazione, non una clava. Non sono un ennesimo partitino. Sanno che è indispensabile un cambio di paradigma nel modo di pensare le cose e fare la politica: in contenuti, stili e metodo. Per parlare “a quel 99% ai quali si rivolge il movimento di Occupy Wall Street”. Vogliono ripensare al conflitto e all’organizzazione ed essere gli “abitanti di uno spazio politico e pubblico liberato” dal monopolismo della decisione, per dar voce a chi non si rassegna a fiscal compact, smantellamento del modello sociale e mercificazione della vita individuale e collettiva. Hanno due punti fermi: la constatazione del fallimento del liberismo e la centralità dei lavoratori e del loro statuto. Credono nell’orizzontalità della rete. Rivendicano l’indisponibilità alla delega per le decisioni impegnative per tutti. Definiscono la democrazia malata terminale.
L’incontro di Firenze e il manifesto di Alba sono state la cassetta degli attrezzi per chi a Genova e in altre città si è messo in cammino per lavorare al nuovo soggetto politico. Alla sala del Cap quindi una riunione partecipata da chi ha già una famiglia politica e da chi ne cerca una nuova, una trentina di persone over quaranta, ognuna con la sua istanza che va dalla difesa dell’art. 81 della costituzione - contro la modifica che vuole il pareggio di bilancio - al desiderio di riconoscere Beppe Grillo come interlocutore, alla necessità di dire cose concrete, alla difesa del referendum dell’acqua. Un progetto che ha bisogno di tempo, energie giovani e pazienza.
Ieri i partiti sono ricorsi allo scudo e alla quercia, poi all'ulivo e alla margherita. Hanno colorato i programmi di rosso e di azzurro. Dopo le stelle, oggi, in politica, l’alba. In attesa che venga giorno.
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)

OLI 344: SOCIETA' - I pagliacci di corsia festeggiano in tutta Italia

Il 19 maggio 2012 avrebbe dovuto essere una data di allegria e spensieratezza, si è purtroppo trasformata in un momento di cordoglio per le vittime dell'attentato di Brindisi. Ma la forza del progetto dei clown di corsia ha superato lo stupore e il dolore per quanto accaduto e ha consentito di proseguire, in Piazza De Ferrari, la giornata VIP, acronimo di "viviamo in positivo", che è anche il nome dell'omonima onlus nazionale che raduna moltissime associazioni locali di pagliacci e giocolieri al servizio dei bambini, soprattutto ricoverati in ospedale.
A rappresentare VIP a Genova ci sono i "Pagiassi", che ti circondano mentre passi lì vicino, al motto di "Il naso rosso non è indossare una maschera ma essere finalmente sé stessi". Sono trampolieri, giocolieri, portano ogni sorta di gioco per i bambini (ai quale partecipano spesso gli adulti, rimasti bambini dello spirito). Giovani ragazze e ragazzi che prestano volontariamente il proprio tempo per far tornare un sorriso a chi sta affrontando un momento difficile della vita.
I loro nasi rossi funzionano davvero: il mio, regalatomi proprio da loro 6 anni fa, è ancora vivo e vegeto ed è stato indossato da bambini di ogni nazionalità. Le foto e la breve intervista ad una di loro parlano più di mille parole.
I Pagiassi li trovate su "pagiassi.it". Buone risate!


(Stefano De Pietro)

OLI 344: CITTA' - Palazzo Ducale, quando va in scena il sogno

Domenica 20 maggio: nel salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale a Genova, il Teatro Tascabile di Bergamo (TTB) mette in scena “Valse”, spettacolo di strada in cui quattro donne e quattro uomini su trampoli ballano con la musica di Strauss e Puccini. Il TTB, fondato nel 1972 da Renzo Vescovi, ha un ricco repertorio, articolato tra teatro di sala, spettacoli di strada, progetti per le scuole, al suo attivo vanta numerose tournée in Italia e nel mondo. Queste informazioni, tratte dal sito del TTB, non rendono però assolutamente merito ad uno spettacolo come “Valse”, né tantomeno possono restituire la magica e poetica atmosfera che ha conquistato domenica il pubblico di Palazzo Ducale. Nel salone del Maggior Consiglio lo spazio è in gran parte tenuto vuoto, destinato agli attori-danzatori della compagnia, mentre il folto pubblico, seduto, in piedi, a terra, accalca l’esigua porzione rimasta: inizia la musica, otto “giocolieri” fanno il loro ingresso, poco di meno di quattro metri di altezza ciascuno, figure deformate dalla vita in giù, gli abiti da sera nascondono i trampoli arrivando quasi fino a terra, ad altezza “umana”, dove altri due attori della compagnia, un maestro di cerimonia ed una fanciulla con un enorme palloncino, costituiscono quasi un trait d’union tra noi e loro: lassù va in scena un ballo, si balla, si scherza, ci si ubriaca, si cambia partner, il tutto con movimenti ora flessuosi ora acrobatici che metterebbero in difficoltà molti dei nostri “normali” arti inferiori, dotati di banali calzature, magari firmate.
All’improvviso, un lieve imprevisto, la fanciulla col palloncino scivola, cade nel mezzo del salone, si rialza immediatamente, non è successo nulla, ma la caduta pare accrescere la distanza tra il cielo e la terra, solo un “umano” può inciampare, lassù resta l’eleganza irreale dei ballerini, i profili stagliati contro il soffitto del salone. Un amico, all’uscita, li definirà “trampolieri”, termine suggestivo, che ben definisce gli artisti che domenica ci hanno regalato un sogno.
(Ivo Ruello, foto internet)

OLI 344: CULTURA – Villa Durazzo Bombrini, un’estate in una reggia di tutti

Da maggio a settembre ci aspettano a Genova Cornigliano oltre 50 giorni di musica, teatro, artisti di strada, dibattiti, spettacoli per bambini e altre occasioni per stare insieme e crescere culturalmente nella più grandiosa e moderna (per l’epoca) residenza costruita in Liguria nel XVIII secolo. Una piccola reggia alla francese eretta dai marchesi Durazzo per villeggiare sull’allora incantevole foce del Polcevera, ora più nota col nome degli ultimi proprietari che la vendettero all’Ansaldo nel 1916, avviandola a nuovi destini industriali: Villa Bombrini, di cui la Società per Cornigliano, attuale proprietaria, sta gestendo da alcuni anni un uso pubblico che la apre al godimento di tutti i genovesi e non solo.
Il ricco programma per l’estate 2012 si inaugura sabato e domenica prossimi, 26 e 27 maggio dalle ore 10 alle 24, con IF istruzioni per il futuro: una kermesse con oltre trenta stand, decine tra laboratori pratici, seminari ed alcuni convegni di carattere nazionale ed internazionale che faranno da cornice alle proposte di IF – la rete ligure per l’altraeconomia e gli stili di vita responsabili. Un vero e proprio cantiere a cielo aperto capace non solo di costruire ma di confrontarsi con le nuove amministrazioni che si avviano a governare la città.
Seguiranno molti altri eventi di diverso tipo, per rispondere alle richieste di un pubblico quanto mai vario e articolato (per il calendario si rimanda al relativo sito), che sono stati presentati oggi in una conferenza stampa durante la quale il nuovo presidente eletto del Municipio VI Medio Ponente, Giuseppe Spatola, ha insistito sull’importanza della cultura e in particolare di una cultura diffusa, non riservata solo agli addetti ai lavori.
Cultura – aggiungiamo noi – che occorre cominciare a considerare un bisogno primario per il benessere della comunità, non più un accessorio superfluo, fanalino di coda nella distribuzione delle risorse. In tal senso è apparsa assai grave e discutibile la decisione del governo di sospendere la Notte dei Musei sabato scorso in segno di lutto e solidarietà per la strage di Brindisi. Così facendo s’è veicolato un messaggio quanto mai negativo e controproducente, perpetuando un’idea di cultura come svago leggero, come un di più di cui si può anche fare a meno e non come momento fondante della coesione sociale e dell’identità collettiva, che avrebbe per giunta potuto diffondere in questa tragica occasione opportunità di riflessione e partecipazione. Tanto più a fronte delle partite di calcio lasciate invece giocare, riscattate dal consueto minuto di silenzio di circostanza.



 (Ferdinando Bonora)

OLI 344: PAROLE DEGLI OCCHI - Souvenir di Genova

Foto di Ivo Ruello

OLI 344: LETTERE - Caro Marco

Caro Marco,
qualche pensiero immaginando la città che andrai a governare.
Se arrivi in cima a via Serra potrai vedere che a distanza di pochi centimetri uno dall'altro vi sono due targhe di marmo con scritto ' VIA SERRA'.
Di sicuro sono due costi, di sicuro sono due i tempi di montaggio, di sicuro non è ad alcuno venuto in mente che forse sarebbe bastato un poco di smalto per rinfrescare la scritta della prima targa.
Poco più avanti salita della Misericordia chiusa da anni .
L'interesse di pochi è costato e sta costando disagi a molti.
Il primo tratto, è in ordine e pulito e serve l'accesso al Tennis Club, il successivo, se pur non esattamente concesso, serve d'accesso a tossici e disperati.
Sarebbe un sogno poterla ancora utilizzare come comoda scorciatoia, facile anche per passeggini per bimbi e sedie per invalidi.
Poi il problema dei mezzi pubblici in città.
Quando nevica, o a causa di altre forze maggiori, è possibile attraversare la città da Nervi a Sampierdarena in pochi minuti.
Già, perché quando nevica le auto private non vi sono.
Sicuramente sarebbe all'inizio scelta impopolare, ma se la città venisse inibita al traffico privato...
Ti ricordi come è insorta quando è stato deciso di pedonalizzare via San Vincenzo, via San Lorenzo o Via Cairoli? Ed ora pensi che qualcuno vorrebbe tornare indietro su queste scelte?
La città che andrai a governare ha necessità di scelte coraggiose che ci permettano di tornare a sentire questa, come la nostra città.
Ha bisogno di un governo agito con buon senso, di buon senso che torni ad essere senso comune.
Ti auguro buon lavoro,
(Maria Profumo)

martedì 15 maggio 2012

OLI 343: SOMMARIO

ELEZIONI - Intervista a Marco Doria (Paola Pierantoni e Giovanna Profumo)
TRASPARENZA - Regione, che fine fanno i fondi UE? (Eleana Marullo)
SOCIETA’ - Giovani professionisti della politica (Bianca Vergati)
INFORMAZIONE - Redazioni in rianimazione (Stefano De Pietro)
IMMIGRAZIONE - Genova, Everyone is welcome (Ivo Ruello)
CULTURA - Come è triste Venezia (Paola Pierantoni)
PAROLE DEGLI OCCHI - Ballottaggio (a cura di Giorgio Bergami)
LETTERE - Religione cattolica, le attività alternative alla Don Milani (Valeria Ghiron)

OLI 343: ELEZIONI - Intervista a Marco Doria

Domenica 13 maggio pomeriggio, via del Campo.
Marco Doria prende una pausa dal tour impegnativo che lo vede setacciare la città per la vittoria dell’ultima tappa, quella che gli può valere la conquista della fascia di sindaco, e in cui è venuto a contatto con tutti i volti della politica.
Prima ancora che iniziamo a fargli delle domande parla del fenomeno dell’astensione, che a Genova ha avuto un peso particolare. Forse, dice, una piccola parte di chi non ha votato è recuperabile al voto ma “La grande maggioranza ha deciso almeno per il momentodi rompere i ponti con una partecipazione attiva alla politica intesa anche come voto”.
E poi parla del Movimento 5 Stelle, un 14% di consensi in cui vede, in parte, le sfumature rabbiose dei cittadini attirati dalla parola d’ordine del ‘vaffa’: “Commercianti, esercenti che non avevano in testa un’idea di sviluppo alternativo, una filiera chilometro zero o un modello di sistema di mobilità vecchio da mettere sotto critica, ma che avevano in mente semplicemente l’idea del fanno tutti schifo, sono tutti dei ladri, sono tutti uguali”, ma anche la determinazione autentica di chi contesta “un modello di economia, di società”.
I potenziali elettori genovesi oggi riflettono i molti stati d’animo della politica presenti anche a livello nazionale “Nello schieramento di centro sinistra c’è una consapevolezza, una voglia di fare che comunque riscontro; poi andando in giro riscontro anche quell’altro pezzo di società con cui diventa difficile, almeno nel breve periodo, ricostruire un rapporto, per cui ci vorrà più tempo. Ammesso che ci si riesca”.
Riannodare il rapporto con coloro che, rispetto alla politica, provano depressione, scoramento è un lavoro “che richiede anni, e che ovviamente dipende da me, certo che dipende da me! Ci mancherebbe altro… però dipende anche da come si muovono gli schieramenti politici. Da come si muove il mio schieramento politico. Dare il senso che vale la pena andare a votare, è un lavoro che richiede tempo. Devi rovesciare una tendenza che si è andata consolidando da anni, quindi nel brevissimo periodo non si può fare. Si dovrebbe cominciare a fare un lavoro che si basa sull’esempio: chi si occupa della cosa pubblica deve dare proprio la dimostrazione di volerlo fare perché vuole servire la cosa pubblica, è al servizio, perché parla coi cittadini in modo chiaro, perché non racconta delle balle, perché non nasconde i problemi che ci sono, si sforza di presentare quelle che, a suo giudizio, sono le soluzioni possibili e accetta anche il confronto sulle stesse soluzioni e cerca di coinvolge i cittadini nel percorso per individuare le soluzioni. Sulla base peraltro di una visione, di un progetto. Non è un lavoro immediato. Uno dovrebbe mettere mattoncino dopo mattoncino”.
Ora tocca a noi porre le nostre domande. La prima è: come stai?

OLI 343: TRASPARENZA - Regione, che fine fanno i fondi UE?

È di qualche giorno fa la notizia che l’Europa si è attivata per gettare basi efficaci ed efficienti di controllo sui fondi comunitari. Il Secolo XIX titola “Frodi e trucchi, così l’Ue regala milioni” (11 maggio 2012). L’opportunità per parlare dell’argomento è un seminario, organizzato in collaborazione con l’Olaf (ufficio antifrode dell’Unione Europea) nell’ambito del programma “Hercule II” (), che si propone di proteggere gli interessi finanziari dell’Unione. “La Liguria è oggetto di interesse della criminalità organizzata che opera in particolare dove ci sono flussi di investimenti pubblici. Vigilare è fondamentale quanto il continuo scambio di informazione e conoscenza tra i vari soggetti addetti al controllo” dichiara l’assessore regionale al bilancio Rossetti (ibid.). Ma in cosa consistono esattamente le frodi compiute sui fondi europei? Spesso coloro che hanno proposto il progetto incassano i soldi senza portare a termine l’obiettivo per cui i fondi erano stati erogati, oppure si viola la procedura o si dirotta il finanziamento ad un’altra società rispetto a quella indicata sul bando. La conseguenza è “una mostruosa dispersione di denaro”, che ancora “non viene filtrata attraverso un’adeguata rete di monitoraggio”. La Regione è l’ente che raccoglie e dà il via libera alle richieste di finanziamento: per questo nella struttura, esiste un’autorità di “Audit”, che ha il compito di vigilare sulle procedure e assicurare una sana gestione finanziaria ( ). In questo quadro, di lotta allo spreco in difesa della legalità, riesce difficile comprendere alcune scelte della Regione Liguria. Il POR FESR 2007-13 (Programma operativo del fondo europeo di sviluppo regionale) ha messo a disposizione della Liguria 530 milioni di euro per perseguire gli “obiettivi strategici comunitari di Lisbona (crescita e occupazione) e di Göteborg (sostenibilità dello sviluppo)” in diversi settori (o assi), ossia: “innovazione, energia, sviluppo urbano, valorizzazione delle risorse naturali e culturali”. In pratica, il POR FESR finanzia aiuti diretti alle imprese, infrastrutture collegate alla ricerca e all’innovazione, strumenti finanziari per sostenere lo sviluppo locale. All’interno della Commissione di sorveglianza, che ha, tra i suoi compiti, quello di approvare i criteri di selezione delle opere finanziate, compare il nome di Valerio Balzini, segretario generale di Confcooperative Liguria, che è attualmente sotto processo con l’accusa di concorso in turbativa d’asta nell’ambito di uno dei filoni di un’inchiesta su – appunto – i fondi europei. Si tratterebbe, secondo l’accusa, di appalti creati ad arte dai vertici del Cda dell’Istituto Brignole. L’indagine sul Brignole è un filone di una maxi inchiesta sulla presunta “spartizione di fondi europei che sarebbero stati pilotati grazie a stretti rapporti tra alcuni politici, consulenti e dirigenti di società cooperative” (Il Secolo XIX, 15 maggio 2012). Sul sito della Regione non sono indicati i criteri con cui sono stati scelti i componenti della commissione di sorveglianza: forse questa precisazione, in un’ottica di trasparenza, legalità e tutela degli interessi finanziari della Comunità Europea, dovrebbe essere presente.
(Eleana Marullo)

OLI 343: SOCIETA’ - Giovani professionisti della politica

L’incontro è un rendez vous elettorale per sponsorizzare il possibile cambio di casacca del
Municipio. Ci sono un po’ di candidati e tra questi un giovane con un percorso politico già alle spalle. So che si è laureato e gli chiedo dunque cosa fa di bello, dove lavora.
“Per ora nulla” mi risponde ed io resto un po’ lì. “ Mi spiace”, mormoro, “ A Genova è difficile, però con la tua laurea da ingegnere..”
“Non ho ancora avuto tempo”..
“Ma non ti sei laureato all’inizio dell’anno?”
“Sai l’esame di stato e poi le primarie.., ho un appuntamento, scusa, ciao”
Deve aver visto la mia faccia un po’ basita ed io avevo dimenticato che era al seguito della
senatrice. Dunque a 27 anni con una laurea in tasca un ragazzo non cerca lavoro per quel che ha studiato, ma cerca lavoro nella politica.
Così ai seggi elettorali, un altro giovane candidato, di anni 28, con laurea triennale mi confessa che se la sta prendendo con calma per la specialistica, anche lui ha avuto molto da fare, è nello staff dell’altro professore.
A sentire questi ragazzi viene una crisi di coscienza: che razza di messaggio abbiamo passato?
Com’è potuto accadere che in tempo di crisi giovani brillanti non pensino ad un’occupazione ma a collocarsi nella politica, facendone un “mestiere”?
L’idea scorrazza da destra a sinistra ed è talmente “normale” che nessuno ci fa caso, anzi
si stupiscono che tu ti stupisca di fronte a giovani che pensano al loro futuro di individuo,
programmandosi una carriera politica come professione.
Riusciranno ad essere vicini alle problematiche dei loro coetanei?
Non si voleva così un rinnovamento della politica, non era nel conto di chi voleva, di chi vuole un cambiamento, non è una mera questione di carta d’identità.
Diventa allora vitale l’essere eletti e la disinvoltura nei comportamenti per raggiungere la meta.
Come è capitato ad un elettore delle primarie, che si è visto messaggiare proprio da uno di questi giovani rampanti, il quale proponeva la sua candidatura di giovane, laureato, quasi l’annuncio personale di una volta, mancava la bella presenza.
Nessuna remora a muoversi border line, per aver violato la privacy, per essersi servito di un numero di telefono che un cittadino in buona fede aveva reso disponibile. Fiducioso l’elettore aveva lasciato il suo recapito telefonico al seggio e soltanto su quegli elenchi compariva il suo cellulare, ma ad una richiesta di spiegazioni, si è visto rispondere v.f.c.
(Bianca Vergati)

OLI 343: INFORMAZIONE - Redazioni in rianimazione

Se non lo vedi, non ci credi. Si parla del comportamento di alcuni media locali che alimentano il discredito, usando fonti talvolta inattendibili e tecniche giornalistiche da copertina patinata scandalistica. Pagine dedicate al Movimento 5 Stelle, mascherate da “notizioni” su Beppe Grillo ed eletti del Movimento. Persino Marco Doria sente il bisogno di chiamarsi fuori da questa gazzarra redazionale pubblicando sulla sua pagina di Facebook un chiarimento riguardo una frase da lui mai pronunciata su Putti (“Chiedo voti ai genovesi, non al comico”).
Dopo le elezioni, sembra che alcune redazioni siano letteralmente schizzate nella fantascienza.
Per Grillo si prende in esame un post del suo sito, che invita gli aderenti al Movimento a non partecipare più a show televisivi a sfondo politico, e la cosa viene letta come un “diktat del capo” al quale i grillini obbedienti si adatterebbero immediatamente. Fatto salvo che proprio il giorno dopo proprio Paolo Putti è riapparso in televisione, senza che per questo sia stato non dico espulso, ma nemmeno rimbrottato.
E’ chiaro che il commento di Grillo andrebbe letto da un altro punto di vista, quello di come funziona il Movimento, mentre la testata, evidentemente abituata a ben altro genere di struttura partitico-redazionale, non riesce a cogliere il messaggio preoccupato di Beppe, che conosce bene il mondo della comunicazione politica e ne sa anticipare i risultati, deludenti.
Possibile che con tutte le cose positive che si potrebbero trovare nei programmi e nelle persone, ogni volta si cerchi di scavare solo in un torbido inesistente, inventandolo rivolgendosi come sorgente d’informazioni a personaggi già ben noti per la propria inaffidabilità su certi argomenti? Il gioco fa parte di quel tipo di notizie alle quali i media in generale ci hanno abituati in anni di bombardamento mediatico, dove gli argomenti sono solo inerenti tribunali, inchieste per corruzione, favoritismi personali, quando non terrorismo istituzionale. E le notizie sarebbero solo queste? Non ci sono pagine disponibili per far parlare le persone e lasciar loro esprimere le proprie idee, i programmi, il dibattito costruttivo?
L'opinione è che durante queste ultime consultazioni elettorali il Movimento 5 Stelle abbia dato uno scossone così forte al sistema istituzionalizzato stampa/politica, che la reazione sarebbe stata da tracciato cardiografico infartuale. Già prima del 6 maggio le proiezioni avevano messo in moto la macchina mediatica in trasmissioni con dibattiti continuamente disturbati dal moderatore, che appariva visibilmente schierato, mentre la pubblicità “mica tanto subliminale” di una campagna pubblicitaria redazionale “sui sì” negava ogni possibilità di risposta a chi faceva del “no a quei sì” la propria posizione politica. Non ci si aspetta a tempi brevi un miglioramento dal sistema giornalistico nazionale, destinato a crollare lentamente sotto il peso dell’appartenenza politica. In un paese che nella classifica sulla libertà di stampa è caduto a livelli tra i più bassi al mondo (75esimo secondo Il fatto quotidiano") solo iniziative di stampa autofinanziata e lontana da condizionamenti potranno garantire quell’informazione che sta alla base di ogni sistema democratico funzionante. E, naturalmente, la voce libera per definizione dei blog, per i quali proprio in questi giorni la Corte di Cassazione ha decretato in modo definitivo l'esclusione dalla categoria delle testate giornalistiche, liberandoli quindi da ogni problema di pubblicazione di notizie: "That's one small step for a man, one giant leap for mankind".
(Stefano De Pietro)

OLI 343: IMMIGRAZIONE - Genova, Everyone is welcome

La recente apertura, in vico Croce Bianca a Genova del PADISS (Progetto Accoglienza Diurna Inclusione Sociale Sanitaria) era stata riportata nelle pagine genovesi de La Repubblica del 27 aprile scorso: il centro, nato da un progetto finanziato dal Ministero dell'Interno con il Fondo Europeo per l'Immigrazione, è gestito dalla Onlus Afet Aquilone con la cooperativa Mater Domina, e fornisce agli immigrati servizi di vario tipo, dalla doccia, al bucato, al barbiere, per arrivare a corsi di lingua, orientamento al lavoro e consulenza legale. "Everyone is welcome", recitano i volantini affissi all'ingresso del PADISS, ognuno è il benvenuto: deve solamente fornire età, nazionalità e "nickname", soprannome, per accedere ai servizi. Arrivano soprattutto uomini, dal Maghreb, ma recentemente anche un gruppo di donne maghrebine ha chiesto ospitalità per le proprie riunioni.
Lo scorso 4 maggio l’incontro svoltosi al PADISS con il Senatore Ignazio Marino ha permesso di fare il punto della situazione: secondo le parole di Rossella Ridella, responsabile del progetto, è stato stabilito un rapporto con l'ASL per le informazioni sul Servizio Sanitario Nazionale, con le associazioni Camici e Pigiami, e Ambulatorio Internazionale di Città Aperta, ma l’ambizione del centro è ampliare la rete di collaborazioni.
Dagli interventi del dibattito che si è volto tra il pubblico (composto in prevalenza da operatori del settore), è emersa pricipalmente la difficoltà per gli immigrati, anche regolari, di accedere alla medicina di base, provocando come conseguenza, da un lato l’utilizzo spesso improprio delle strutture di Pronto Soccorso, dall’altro lato il ricorso obbligato al volontariato.
Per affrontare meglio questi problemi, affermano i responsabili del centro, si sta cercando di ampliare le collaborazioni con medici di base ed altre associazioni: a volte però ciò non è stato possibile.
Ad esempio il tentativo di stabilire rapporti con i medici di base non è stato certamente favorito dall’Ordine dei Medici, preoccupato che ciò potesse privilegiare i medici più “disponibili”.
Come non è stato possibile fondare una sezione genovese dell’associazione Avvocato di Strada, a cui non è stato fornito alcun riscontro da parte dell’Ordine degli Avvocati.
Se il centro PADISS di vico Croce Bianca costituisce una realtà sicuramente virtuosa, dove le energie sane della società collaborano, intristisce la sostanziale indifferenza di questi ordini professionali. Perché non abolirli, finalmente?
 (Ivo Ruello - foto dell'autore)

OLI 343: CULTURA - Come è triste Venezia

I famosi “tagli alla cultura” ci sono venuti incontro nel corso di una visita alle Gallerie dell’Accademia (http://www.gallerieaccademia.org/ ) di Venezia, tesori immersi nella melanconia della trascuratezza.
Nessuno controlla all’entrata della galleria che i visitatori abbiano fatto il biglietto, e quindi, di conseguenza, se abbiano con sé oggetti inopportuni. 
Una volta entrati si gira per sale in cui i capolavori della pittura veneta sono esposti ad ogni contatto: i distanziatori spesso sono assenti, o sono costituiti da una simbolica catenella. Nella maggioranza delle sale è assente qualunque sorveglianza.
Quasi ovunque assenti anche le “schede di sala”, indispensabili in un assetto museale antico, in cui mancano alle pareti quadri che illustrino le opere esposte. A volte manca perfino la targa che indica titolo e autore dei quadri.
Fuori uso l’ascensore che porta alle toilettes. Qualche libro sul bancone della biglietteria costituisce tutto il “book shop” del museo.
Tanto i visitatori, in questa Venezia sommersa dal turismo ci vengono lo stesso, pagano quello che devono in ristoranti e alberghi, e tanto basta.
(Paola Pierantoni - foto dell'autrice)

OLI 343: PAROLE DEGLI OCCHI - Ballottaggio

Foto di Giovanna Profumo

OLI 343: LETTERE - Religione cattolica, le attività alternative alla Don Milani

Cari Lettori di Olinews,
raccolgo con piacere l'invito della redazione a presentarvi un'iniziativa che ritengo importante dal punto di vista scolastico e civile.
Sono insegnante nella scuola statale e come tale ho sempre considerato fondamentale garantire agli alunni il diritto alle attività didattiche alternative all'insegnamento della religione cattolica.
Molti di voi già sanno che in seguito al Nuovo Concordato del 1984 tra Stato Italiano e Chiesa Cattolica, l'insegnamento della religione cattolica (Irc) nella scuola pubblica italiana ha cessato di essere curricolare, per divenire facoltativo. Se prima era necessario inoltrare alle segreterie scolastiche formale richiesta di esonero, successivamente le famiglie hanno potuto decidere all'atto dell'iscrizione se avvalersi o meno dell'Irc. Per coloro che non intendono farlo è da allora prevista la possibilità di scegliere fra differenti opzioni, tra cui lo svolgimento di attività didattiche e formative alternative all'Irc.
Ancora oggi, però, a più di 25 anni di distanza, in moltissime scuole italiane tali attività non vengono né programmate né svolte. In sostanza genitori e studenti sono spesso costretti ad accettare la riduzione dell'orario scolastico o lo studio individuale o ad acconsentire a soluzioni che non rispecchiano le loro intime convinzioni.
Per rispondere costruttivamente a tale situazione, quest'anno la scuola statale sperimentale Don Milani presso cui lavoro, supportata del Laboratorio di Tecnologie Didattiche, ha organizzato e coordinato un progetto di rete tra docenti di diverse scuole intitolato: “L'insegnamento di Attività Alternativa: quali prospettive?” (per maggiori informazioni: http://www.labtd.it/partecipa/).
Obiettivo del progetto è stato promuovere la cultura e le buone pratiche delle attività didattiche e formative alternative all'insegnamento della religione cattolica in ogni ordine e grado di scuola, attraverso l'aggiornamento e il confronto del personale scolastico circa la normativa, la didattica e le diverse problematiche relative a tale ambito di insegnamento.
Il progetto ha consentito lo scambio tra una trentina di partecipanti, accomunati dalla convinzione che la programmazione di attività alternative rappresenti una basilare condizione di rispetto della normativa vigente e di garanzia del principio di equità all'interno del contesto scolastico.
Il percorso di concluderà con un interessante convegno, ospitato a Palazzo Ducale – sala del Munizioniere - giovedì 24 maggio (ore 14.30 – 19.00).
Il convegno, patrocinato e sostenuto da diverse istituzioni e associazioni sia locali sia nazionali, prevede la presentazione dei documenti redatti in modo collaborativo dai docenti coinvolti nel progetto, gli interventi di autorevoli relatori sul tema delle attività alternative, una tavola rotonda con dibattito pubblico conclusivo.
vviamente mi auguro che tale evento possa essere un'occasione di incontro anche per i lettori di OLInews!
(Valeria Ghiron - referente del progetto "L'insegnamento di attività alternative: quali prospettive?")

martedì 8 maggio 2012

OLI 342: SOMMARIO

BENI PUBBLICI : Addio Villa Raggio (Bianca Vergati)
ELEZIONI - Cronache da un seggio (Paola Pierantoni)
ELEZIONI - Movimento 5 Stelle, intervista a Paolo Putti (Giovanna Profumo)
ELEZIONI - Marco Doria e l'appoggio del Pd (Bianca Vergati)
ELEZIONI – Lista Doria, una serata in piazza (Ferdinando Bonora)
ELEZIONI - In attesa di giudizio (Giovanna Profumo)
PAROLE DEGLI OCCHI - Lo sguardo di un protagonista (a cura di Giorgio Bergami)

OLI 342: BENI PUBBLICI : Addio Villa Raggio

Dal funzionario una risposta perentoria: “Vale l’ora”.
Cioè ? Se la delibera è stata approvata la mattina del 7 dicembre ed il Piano Urbanistico Comunale è stato approvato il pomeriggio del 7 dicembre, la delibera non rientra nel Piano approvato. Fine.
Così pare si sia compiuto il destino di Villa Raggio, via Pisa 56 in Albaro, l’ex istituto S.Giorgio entrato nel circuito del patrimonio da dismettere della Regione Liguria, dopo una lunga querelle con l’erede di chi l’aveva donato quarant’anni fa per fini “socio-sanitari”: si era ribellata Edvige Jole Oberti, torinese, dopo aver saputo la modifica di destinazione d’uso dell’edificio e in un primo momento il Tar aveva accolto una sospensiva, ma poi non c’è stato niente da fare.
Era il 2008 e nel 2010 compare su www.fintecnaimmobiliare.it l’invito a presentare entro il 9 luglio Offerta Vincolante per “complesso immobiliare di elevata qualità con superficie lorda di tremila mq.”, presso uno studio notarile di Roma. Se ne occupa Valcomp Due, come recita il bando, “società s.r.l. interamente controllata dalla Fintecna” con sede nella capitale.
All’asta vanno immobili di tutta la Liguria, in zone anche di pregio come Alassio, Sarzana., Bordighera, sono appartamenti, ex strutture ospedaliere, terreni: su tutti si assicura l‘edificabilità, la residenzialità, il cambio d’uso.
Finiscono così beni pubblici, che avevano una “funzione pubblica” come Villa Raggio, un tempo clinica per malati di tubercolosi, poi centro riabilitativo ortopedico e Consultorio. Valutata tre milioni di euro, si dice, ormai in abbandono, ancora conserva preziosi affreschi, statue sul colonnato del tetto, splendidi alberi.
Villa Raggio nelle cartografie del Puc licenziato dalla sindaco Vincenzi è “rossa”, ovvero “elemento storico-artistico rilevante”, all’interno del Sistema delle ville e parchi storici di San Luca d’Albaro-Puggia (Norme di Conformità, Ambito di Conservazione), con disciplina paesaggistica puntuale a tutela dell’edificato antico e della conservazione del verde nell’originaria consistenza.
Nel cartello esposto un mese fa dalla società Bagliani su progetto di studio Guidi di Bagno in bella vista si leggono dunque per il complesso monumentale opere di ristrutturazione, cambio d’uso, frazionamento, ampliamento, sostituzione edilizia, realizzazione di piscina pertinenziale con foto relativa di altra riqualificazione già attuata dai committenti…
Che brivido quella piscina da mediterranèe. E farci una bella scuola, con quel magnifico giardino? Ora i bambini della scuola elementare e materna sono a due passi da una delle strade più inquinate di Genova, in via Cavallotti, una scuola di cui hanno ceduto pure il tetto per farne terrazzi agli appartamenti del convento vicino riconvertito: sessant’anni di gentile concessione all’ex cappelletta, ora residenza di pregio.
Non si può preservare tutto, s’intende, incombono tagli e conti in rosso, ma almeno le caratteristiche di Villa Storica, il suo parco.
Dimenticavamo. Per una questione di ore Villa Raggio non è rientrata nella normativa di tutela del Puc, anzi in poco più di un anno, dall’asta di luglio 2010 alla delibera di dicembre 2011 ha avuto un iter super rapido.
Perché ci lamentiamo sempre delle lungaggini della burocrazia?
(Bianca Vergati)

OLI 342: ELEZIONI - Cronache da un seggio

Giorni immediatamente precedenti alle elezioni, volantinaggio a Cornigliano e San Teodoro per sostenere un’amica candidata. Il preavviso dell’astensionismo prossimo venturo è molto chiaro: sono tante le persone che ci dicono che non voteranno. Sono quartieri popolari, un tempo si sarebbe potuto dire operai. A Cornigliano c’è un piccolo mercato e incontriamo soprattutto donne. I loro sguardi trasmettono delusione e rassegnazione e annunciano una protesta che ha il tono della rinuncia. Con qualche persona si riesce a parlare un po’ più a lungo, si cerca di dare valore a questo diritto del voto, che le donne hanno da così poco tempo, che gli immigrati non hanno, che non va buttato alle ortiche, ma quando ci si congeda, nella maggioranza dei casi, sentiamo che le nostre parole non hanno lasciato traccia. Solo in qualche raro caso ci pare che qualcosa si sia spostato, ma chissà.
Giorni di voto, rappresentante di lista in due seggi del Lagaccio. Le persone arrivano col contagocce: l’astensione va in scena. Uno dei due è un seggio “tradizionale”, con un presidente sperimentato da anni e scrutatori di vecchia guardia. Il piglio del presidente è direttivo, non ammette consigli e interferenze, ma alla fine lo lascerò alle prese con un conteggio che non torna … L’altro è un seggio di ragazzi, tutti giovanissimi, dal presidente agli scrutatori. Qui il clima è allegro, le appartenenze politiche non vengono in superficie, e anche quando sono dichiarate, come quella del giovanissimo rappresentante della lega, sono vissute in leggerezza: sarà la giovane età, sarà un buon carattere, ma il ragazzo si rivolge a me, anziana signora con spilla della lista Doria sorridendomi con spontaneità, senza tensioni. Ricambio. In fase di scrutinio ci scambieremo informazioni. Lo scrutinio avviene con lo stile del lavoro di gruppo, e finirà prima dell’altro.
Nel seggio dei ragazzi arriva una anzianissima signora, novanta anni. Tira fuori la fotocopia della carta d’identità, ma il presidente non l’accetta. La signora si siede su una sedia e per mezz’ora apre e chiude le cerniere della borsetta e del portafoglio alla ricerca di quello che non c’è. Non si dà pace. Provo a spezzare una lancia per far accettare la validità della fotocopia, ma non c’è niente da fare, e la signora alla fine se ne riparte. La immagino a mettere sotto sopra la casa, e penso che la giovane età del presidente abbia inferto una ferita superflua. Ma ecco che il giorno dopo ritorna, sventolando la carta d’identità ritrovata. L’accoglie un applauso, anche i ragazzi avevano continuato a pensarci, e questo ritorno è stato per tutti un sollievo.
Nel seggio accanto, invece, arriva un uomo di trenta anni circa, venuto apposta per rifiutarle, le schede.
Mentre passo le ore aspettando i radi elettori, mi raggiungono da Atene le telefonate di amici disperati per l’esito elettorale in Grecia. Il giorno dopo un’amica mi invia il link a un video della conferenza stampa del leader del partito neo-nazista “Alba dorata”: alcune body guards lo precedono e intimano ai giornalisti presenti “Tutti in piedi!”. Solo alcuni abbandonano la sala per protesta. L'amica, a commento, mi scrive: tristezza e paura.
Vale la pena di guardarlo: fa venire la voglia di andare a votare.

(Paola Pierantoni)

OLI 342: ELEZIONI - Movimento 5 Stelle, intervista a Paolo Putti

Lunedì 7 maggio, al Sottosopra di Via dei Giustinani di Genova, Paolo Putti si dice tre volte stanco, perché da settembre il Movimento ha cercato di coniugare la sua comunicazione classica, quella della rete, con un gran lavoro sui territori, molto impegnativo e bello. In questi mesi il suo obbiettivo è stato di partecipare a tutti gli incontri con i gruppi di cittadini in cui veniva invitato per dare il segnale che dietro al movimento che si muove sul web ci sono delle facce che si fanno guardare, ascoltare, annusare.
A chi gli ricorda la sfida della politica praticata risponde:
Noi abbiamo sicuramente della strada da fare, ma abbiamo già dimostrato di avere una capacità di costruire e di prendere decisioni condivise e partecipate, cosa che i partiti non sono assolutamente capaci di fare. Loro ragionano per alleanze, per consenso costruito sul do ut des: cioè se ti do la mia alleanza, tu cosa mi dai? Un assessorato oppure un posto in quella partecipata… Questa roba qua a noi non interessa. E secondo me questo è un grande vantaggio. Noi, per contro, lavoriamo molto sul consenso, sul far in modo che tutta l’assemblea arrivi a condividere un percorso comune su vari temi, confrontandosi, discutendo le basi per un dialogo al centro del quale c’è la consapevolezza che lì in mezzo si vuole costruire il bene comune. Questo i partiti non lo fanno più, quindi non lo capiscono neanche, ragionano solo davvero per io devo stare nell’alleanza, se no non riesco ad avere nemmeno un assessorato, se non ho un assessorato magari non mi arriva qualche soldo attraverso l’assessore e quindi non riesco a mantenere la sede, la sezione oppure quell’altro. Sono pensieri che a noi non interessano e non ci riguardano e quindi per noi questo è un grande vantaggio.
Nessun posto in giunta dice Paolo Putti (Vincenzi ne aveva dato uno ad Ottonello Pdl, ndr.) perché tradirebbe il mandato degli elettori e delle persone. Un sì a tutte le proposte che avranno l’obbiettivo di costruire un bene comune, di promuovere i diritti della cittadinanza, di sostenere un lavoro magari legato a conservare le risorse piuttosto che a consumarle. Per tutto questo, noi diremo sì. Per tutto il resto diremo no sicuramente. Credo che creeremo un po’ di scompiglio perché potremmo sostenere cose della maggioranza e dell’opposizione e non saremo legati come gli altri a sostenere tutto quello che dice la maggioranza, se si è in maggioranza, e tutto quello che dice l’opposizione, se si è in opposizione. Noi sosterremo le cose che hanno un senso per il bene dei cittadini.
A chi lo accusa di ambiguità – per i voti intercettati dalla lega, l’immigrazione e la battuta di Beppe Grillo sulla mafia - risponde:
La frase di Grillo sicuramente è stata molto strumentalizzata perché lui si riferiva ad uno degli aspetti della mafia che è quello dell’usura (in precedenza Putti aveva dichiarato “sono parole che lasciano l’amaro in bocca” ndr). Per quanto riguarda invece il discorso dello ius soli io ho sempre detto che invece sono favorevole a tutto quello che va nella costruzione di un ampliamento dei diritti dei bambini. L’ho dichiarato in campagna elettorale, l’ho fatto scrivere sui giornali e Grillo non mi ha mai detto niente e il Movimento non ha mai detto niente. Io credo che davvero ci sia la possibilità di discutere, di affrontare le questioni e di farle capire. E la cosa che secondo me è importante è che una comunità è fatta di tante sfaccettature, di tante persone diverse che anche hanno paure diverse o forze diverse. E se io non penso di poter dialogare anche con chi votava lega - per il timore che gli stranieri possano rappresentare in qualche modo un pericolo per lui - ed arrivo con lui a fare un percorso, per cui alla fine si capisce che in realtà magari sono le banche e i poteri che hanno interesse affinché lui abbia paura degli stranieri - perché così concentra lì la sua attenzione e non su quelli che sono i reali problemi - se io non penso questo e do per scontato di non voler dialogare con chi votava la lega, sbaglio assolutamente, perché la comunità è fatta di gente che votava lega, di gente che votava Pdl, di gente che votava Pd e di gente che non votava. Io devo parlare con tutti loro e costruire assieme un progetto diverso di futuro.
Putti si distanzia dalle logiche di centro, destra e sinistra e sulle aziende comunali dichiara:
Sia sulle partecipate che sugli assessorati abbiamo il pensiero che i posti strategici e di valore possano essere dati a persone competenti, quindi anche con bandi. Per cui non ci debbano andare persone solamente fidate, persone che in qualche modo abbiano delle collaborazioni o degli interessi con il partito di turno. A noi interessa che ci siano le persone più competenti per quel ruolo.
Sulla Fondazione Carige, vorrebbe capirci un po’ di più. No, non ha visto il bilancio della Fondazione, ma crede che non ci debba andare qualcheduno che rappresenta le istituzioni o i partiti che sono nelle istituzioni, lì ci deve andare qualcheduno che è in grado di dare il massimo livello di competenza per analizzare quali sono i bisogni sociali della città, e quali sono i diversi bisogni sociali a cui ogni anno bisogna rispondere. Di anno in anno. A seconda delle strategie necessarie. Putti vuole che lì ci siano le persone più preparate per fare un’analisi sociale e  individuare tra i progetti presentati quelli che garantiscono questo tipo di approccio, un livello di qualità alto e che si fanno valutare quindi comprendano un modello di valutazione importante, credo che siano questi i modelli con cui affrontare questo tipo di cose.
Sollecitato sull'estate in arrivo e sulle spiagge libere assenti in città, Putti dice che sì, anche quelle erano indicate nei molti cartelli gialli usati a Palazzo Ducale per protestare contro l'informazione schierata di certa stampa. Perché l'ambiente e le risorse naturali devono essere accessibili a tutti. Con il Movimento dovrà capire come garantire queste spiagge libere e con quali risorse.
(Giovanna Profumo)