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(foto da internet) |
Nel palazzo di Via del Molo dove un tempo aveva sede l’asilo notturno Massoero, si trova il Centro Servizi integrati per immigrati. Salendo per le scale dell’edificio in ristrutturazione, si arriva in una saletta gremita: per motivi di tempo si sbrigano solo i primi venti arrivati, bisogna essere tempestivi. La maggior parte delle persone in attesa sono stranieri, ma ci sono anche italiani: chi fa le commissioni per il coniuge, chi sbriga pratiche per l’assistenza domestica. L’idea che ci si fa, osservando, è di un ufficio vitale e molto sollecitato dal pubblico. Il Centro ha una storia ventennale: nacque nel 1991 all’interno della Federazione Regionale Solidarietà e Lavoro, con l’intento di offrire un punto di riferimento per l’immigrazione. Si tratta di una struttura in convenzione col Comune di Genova, che offre servizi di accoglienza, assistenza per i bisogni essenziali della persona, orientamento lavorativo e consulenza legale. E’ apartitico e
apolitico: chi ne usufruisce non deve versare alcuna quota associativa. Il servizio è gratuito, e coordinato con la rete di associazioni del territorio. La gratuità è un valore di non poco conto: le spese sostenute dagli immigrati sono già numerose; fra tutte, la tassa per la carta di soggiorno ammonta a 272 euro, per il permesso della durata di due anni si pagano 172 euro, per quello di un anno, 152. Per una famiglia di 4-5 persone il rinnovo del titolo di soggiorno può significare il tracollo economico e il conseguente passaggio alla clandestinità.
Oggi il Centro servizi integrati ha un futuro più precario ed incerto dei suoi assistiti. Da principio, il Centro riceveva finanziamenti con una programmazione biennale, successivamente si è passati ad una cadenza annuale. Attualmente, il Centro presta assistenza e servizio con una programmazione mensile, senza sapere il destino che attende la struttura e le persone che ci lavorano. Al momento in cui si scrive, infatti, il Bilancio 2012 del Comune di Genova non è stato approvato e rimarrà come pesante eredità alla nuova amministrazione: nel frattempo si procede giorno per giorno. Altro fattore di debolezza per il Centro Servizi, è la sua dimensione cittadina: è una struttura piccola, che vive grazie al finanziamento del Comune e non afferisce a strutture regionali o nazionali. Si viene a creare, quindi, una situazione per cui chi assiste è in una situazione precaria e vulnerabile come chi è assistito. Ma chi lavora non sapendo se il suo ufficio funzionerà ancora dopo dieci, quindici giorni, con che tranquillità può procedere? Che servizio può offrire?
(Eleana Marullo)
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