"Popolo della legalità sceso in strada per gridare contro la mafia" sono le parole usate dal sito de la Repubblica per la manifestazione dell'associazione Libera che sabato 17 marzo ha invaso le vie di Genova, parole insufficienti a descrivere il corteo vivace, colorato, allegro e giovane, giovanissimo: su quei visi ci sono la rabbia, il desiderio di non dimenticare i morti, sentimenti espressi con serietà, con pacatezza, con la certezza che l'impegno di ciascuno può sconfiggere le mafie. Sarà questo uno dei leitmotiv usati da don Luigi Ciotti, l'impegno individuale contro le mafie, ma soprattutto contro quella "zona grigia" della società e della politica che guarda con indifferenza, tollera o, addirittura, collabora con la criminalità organizzata, diffidate, avverte don Ciotti, dalle Facce d'Angelo, pulite fuori, marce dentro: l'attuale tentativo di "depotenziare" il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, renderebbe difficile colpire proprio questa "zona grigia", presente anche nella Chiesa. È un discorso appassionato, accende i cuori e le menti delle migliaia di persone al Porto Antico di Genova, cuori e menti che hanno seguito in attonito silenzio la lunga lista delle vittime, nomi di donne e uomini, nomi di magistrati, uomini di scorta, giornalisti, sindacalisti, sindaci, nomi di ragazzi e bambini, nomi noti e meno noti, in una lista che sembra non finire più, dove cambiano solo le voci, dal sindaco Marta Vincenzi fino al procuratore Caselli, solo qualche applauso, quasi timido, scandisce il silenzio, tutti ascoltano: vicino al mare, seduto su una bitta, un ragazzino sbocconcella il suo panino, mentre una pilotina della Guardia Costiera si aggira lenta nelle acque calme dell'Expò, quasi a proteggere il rito silenzioso del popolo di Libera.
(Ivo Ruello)
martedì 20 marzo 2012
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