Il giudice Garzon è uno dei giudici più famosi del mondo: ha osato disseppellire i crimini del franchismo, incriminare per corruzione potenti socialisti e democristiani, Berlusconi per Telecinco e fondi neri, ha fatto incarcerare, unico al mondo, Pinochet, ha indagato con successo sulla tragedia Argentina, ha messo sotto accusa Bin Laden per la strage della stazione di Atocha, perseguito i fiancheggiatori del terrorismo dell'ETA, e i metodi illegali e terroristi con i quali alcuni avevano pensato di sconfiggerla. Ha osato molto, e dato molto fastidio al sistema politico, alla magistratura, alle colpevoli acquiescenze della storia. Il giorno dell'annuncio alla radio della condanna, un giornalista di El Pais intervistato ha affermato senza mezzi termini che quello era un giorno triste per la giustizia spagnola e che, subito dopo l'era Zapatero, il potere rin-Francato si era liberato di una persona molto scomoda.
La condanna del giudice Garzon credo debba indignare i democratici autentici del mondo.
Il giudice Garzon, sicuramente alla luce di una burocrazia, essenza delle istanze mortifere del XX secolo, e di una legittimità che non sempre si identifica con il giusto, è stato inabilitato, reso inoffensivo, perché ha osato mettere in scacco i potenti, perché non è stato al suo posto all'interno delle coordinate del potere post-franchista, democristiane e socialiste. E ora è il momento buono per fargliela pagare, per metterlo a posto, per renderlo inoffensivo. Mani pulite, do you remember, in questi giorni di ricorrenze e ripresentazioni? Ma il giudice Garzon è andato oltre: voleva processare i crimini del franchismo, la tragedia del Cile, Pinochet, l'orrore della dittatura Argentina. E' stato imprudente, forse ha commesso abusi, certo pagherà. Non nell'onore, nell'etica , nella giustizia che solo la storia potrà giudicare.
E' stato imprudente, radicalmente imprudente, perché si è messo contro i potenti, perché ha scelto di essere “uomo in rivolta”. Sto leggendo "Prima della Fine" di Ernesto Sabato, che consiglierei anche ai gufi con gli occhiali di leggere; in esso si racconta della tragedia più profonda del novecento: la perdita dell'umanità dell'uomo, sopraffatto dalla tecnologia, dal denaro, dalla violenza, dalla perdita di compassione. Ebbene in un passo del libro scritto nel 1998, Sabato, che aveva 90 anni (è morto a 100 anni nel 2011) e aveva presieduto la Commissione contro i crimini della dittatura Argentina, afferma che Garzon è uno degli uomini del nostro tempo che con il suo senso di giustizia può contribuire a restaurare l'onore del mondo. Facciamo parlare lui: “ ...come dimostrano le indagini condotte in altri paesi da persone come il giudice Garzon... Il sangue, l'orrore, la violenza interpellano l'umanità intera, e attestano che non possiamo ignorare la sofferenza di nessun essere umano.”
(Angelo Guarnieri - disegno di Guido Rosato)
Su questo sito si raccolgono firme a favore del giudice Garzon:
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