Se c’è una cosa che irrita profondamente i miei giovani amici ateniesi che lottano duramente sul fronte della crisi, è l’immagine della Grecia che circola sui nostri mezzi di informazione: “Per favore! Non trasmettere anche tu un messaggio di lagna e melanconia! Non cadere nella trappola dei mafiosi che perdono il loro potere e fanno credere che arriva il disastro se osiamo toccare il sistema corrotto che ha funzionato fino ad adesso!”.
Sono persone tra i trenta e i quaranta anni, che lavorano come dannate per un reddito molto basso. O che perdono il lavoro, come un’amica che si è sentita dire: qui c’è il nuovo contratto, 750 euro al posto dei precedenti 1200. O accetta, o quella è la porta.
Eppure … eppure non si lamentano, e considerano questo sconquasso da un punto di vista molto interessante. L’amica che ha perso il posto, ad esempio, ha reagito dicendo “Finora mi ero fatta sfruttare stupidamente. Avevo dato a quel lavoro tutte le mie energie, prendendomi responsabilità che non mi sono mai state pagate. Ora vedo chiaro nel rapporto che c’era davvero tra me e la ditta. Meglio così”.
T., architetto mi scrive “Io comincio nuovi lavori, gente giovane apre nuove attività, se ne tornano nei loro paesini a portare intelligenza e produttività nei campi lasciati a seccare … io parlo ogni giorno con gente che ha sempre prodotto, e si è fatta il culo, e ora ha la possibilità di prendere più potere, perché i mafiosi del sistema sono stati bacchettati dalla crisi, e non possono più fare le loro porcherie! Positività!”.
Un altro amico, splendido disegnatore, per poter vivere affianca più lavori: grafico pubblicitario, d’estate un chiosco di cocomeri, e se capita anche caricature per strada. Vita faticosa, ma ora, mi dice, si stanno aprendo inedite occasioni di lavoro: le grandi aziende pubblicitarie sono in crisi, e i committenti saltano un anello, rivolgendosi direttamente ai disegnatori free lance.
M., anche lei architetto, sonda ogni piega del mercato, intraprende una nuova formazione, nonostante il rigido inverno ateniese di quest'anno non accende il riscaldamento e mi dice: è dura, ma sono ottimista.
Gli amici non negano la crisi, anzi, ci sono proprio immersi, ma ne rifiutano l’uso strumentale. Come la questione dei bambini svenuti d’inedia mentre erano a scuola: “E' una storia partita dai giornalisti populisti perché in una (sottolineo UNA) città i genitori hanno fatto una colletta di soldi e cibo per una famiglia numerosa di zingari … Lo stesso vale anche per i bambini abbandonati. Ma gli zingari sono sempre stati in queste condizioni e la società greca non li ha mai voluti inserire. Ora li stanno usando come "greci" per creare un’idea della disfatta globale!”.
Interessante anche il punto di vista sui suicidi: “La gente si suicida perché ha tutto! Il "tutto" per loro si era creato con un stipendio di 1200 € al mese: Lui è andato a comprare una casa di 350.000, una macchina di 30.000, elettrodomestici, vestiti e vita da ricco con vacanze costose che ora non può piu sostenere. E' andato dalle banche a prendere prestiti che servono 3 vite per sdebitarsi. Il sogno americano è diventato un incubo!”
La famosa questione della parola crisi che significa anche opportunità qui non te la senti propinare da gente al caldo, lontana dai problemi, ma da ragazze e ragazzi sulla linea del fuoco.
(Paola Pierantoni - foto dell'autrice)
martedì 31 gennaio 2012
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