Perché tanto notevole questo concerto? Perché indica un termine. Comunica che le cose non possono durare per sempre. Accetta e fa accettare l’esistenza di un limite.
Lunga vita a tutti, dopo questo concerto. A Ivano Fossati e a tutti noi.
Ma non c’è dubbio che la prima cosa che si pensa di fronte ad un evento come questo è che, come la stagione di un musicista, anche la vita avrà il suo termine.
Non a caso il concerto stenta a finire. Una uscita di scena dopo l’altra, ed altrettanti ritorni sul palco. Un bis dopo l’altro. L’ultimo applauso, che non è mai l’ultimo.
Difficile faccenda dire “fine”. Sembra che la conclusione arrivi quando Fossati rientra, da solo, siede al pianoforte, e attacca “La costruzione di un amore”, forse uno dei pezzi più amati, più intimi, più difficili.
Ma il momento dell’addio viene ancora dilazionato. Poi il suono del flauto pronuncia la nota definitiva.
Ora a casa ci si va davvero, accompagnati da una bella tristezza, ricchi del patrimonio di umanità e di speranza “intelligente” lasciatoci da Fossati con le sue canzoni.
Grazie, Ivano.
(Ivo Ruello - immagine da internet)
martedì 31 gennaio 2012
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