Davanti ai cancelli, oltre ai volti di molti operai italiani, anche quelli degli immigrati.
Si scostano appena vedendo la macchina fotografica. Come a lasciar spazio all’inquadratura che sembra mirare allo striscione dietro di loro. Landini asseconda paziente il rituale della stampa, mentre i cartelli – NON CHIUDETE SESTRI PONENTE – sono la colonna visiva della manifestazione.
Sestri Ponente il 27 ottobre fa quadrato attorno ai suoi cantieri e chiude. Chiude l’edicola e Bagnara, chiudono i bar, e il negozio che vende borse di Braccialini e nel corteo che conduce a Piazza Baracca la serrata è totale. Una serrata che abbraccia tutti coloro che in Fincantieri a Sestri Ponente lavorano.
A vederle a distanza di pochi giorni, le immagini della manifestazione di Fincantieri, viene in mente Matteo Renzi che a Firenze, insieme a molti altri del PD e dintorni, hanno parlato di assenza di “dinamismo” nel mondo del lavoro. Nella scenografia dove si è svolta l’iniziativa del sindaco di Firenze un frigorifero, un tavolo con un cesto di frutta, ad incarnare che di politica si può tornare a parlare anche nelle case. C’era anche Baricco a nobilitare l’evento.
A Sestri Ponenti di politica e futuro del lavoro si parla in piazza. E non c’è frigorifero, ma il caldo dei presenti che invocano un pezzo di nave a dar lavoro ai molti che rimarranno senza. E non c’è cesto di frutta, ma l’incontro di Fincantieri con le altre aziende.
In anni di berlusconismo e di silenzio dell’opposizione non è la prima volta che in questo accade in Italia. E Renzi, che non è veltronianio, ma appare arrivato da Marte, sembra sia lui solo con la sua gente a chiedere un cambiamento della sinistra.
Ma non è una richiesta nuova. Si tratta invece della pretesa ostinata e contraria di chi ha fatto politica in questi anni e l’ha fatta partendo dalle piazze, dai nodi della globalizzazione e della pace, dall’assenza di lavoro e dalla richiesta del riconoscimento di diritti per tutti. In questi anni si sono presidiate sanità, scuola, lavoro, immigrazione, costituzione. La strada, partita da Genova nel 2001, è costellata da migliaia di facce note e anonime che, inutilmente, hanno invocato il cambiamento.
Sestri Ponente e la Fincantieri tutta, Fiat, l’isola dei Cassinitegrati, Termini Imerese, le operaie della Omsa, le manifestazioni dei precari, degli immigrati, degli studenti, della scuola, sono il passato e il presente di questa domanda. Domanda alla quale Renzi, negli ultimi dieci anni non ha dato contributo rilevante. Esattamente come i dirigenti del suo partito, quelli che lui vorrebbe rottamare.
Nessuna differenza tra lui e gli altri. Solo la scenografia e la scelta delle canzoni e una certa furbizia che con l’età ingrigisce o viene meno.
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)
martedì 1 novembre 2011
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