VERSANTE LIGURE - PIAZZA DELIRI (Enzo Costa e Aglaja)
CITTA' - Terzo settore, a distanza di un anno la piazza e le Cento Tesi (Giovanna Profumo)
SCARPINO - Il gassificatore ossigena l'aria di Genova (Stefano De Pietro)
IMMIGRAZIONE - Nuovo governo, nuove politiche (Saleh Zaghloul)
CAR SHARING - Qualche risposta e ancora qualche dubbio (Ivo Ruello)
SOCIETA' - Carcere di Pontedecimo - libere di creare (Giovanna Profumo)
DIRITTI - Cittadinanza, in coda all'Europa (Saleh Zaghloul)
INFORMAZIONE - Repubblica on line ci da in pasto allo spam (Paola Pierantoni)
PAROLE DEGLI OCCHI - Fuori dalla città c'è l'autunno (a cura di Giorgio Bergami)
LETTERE - Car Sharing, i chiarimenti di Marco Silvestri (Marco Silvestri)
martedì 29 novembre 2011
OLI 322: VERSANTE LIGURE - PIAZZA DELIRI
Si dimenano di botto
fra scenate e gesti estremi
ogni freno in loro è rotto
e saltati son gli schemi
quel che è sopra metton sotto
crean casini, crean problemi!
Una cosa io ho dedotto:
i mercati sono scemi.
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VERSANTE LIGURE
OLI 322: CITTA' - Terzo settore, a distanza di un anno la piazza e le Cento Tesi
Brandiscono i panni per l’incontinenza come striscioni.
Ci hanno scritto sopra “anziano pensaci tu”. Sono spudorate. Aprono così porte e finestre di stanze che preferiremmo vedessero solo loro e ci mostrano la faccia peggiore dell’assistenza all’anziano. Vengono pagate da un minimo di 450 Euro al mese per venti ore settimanali, ad un massimo di 950 Euro per un tempo pieno.
Giovedì 24 novembre a Genova la manifestazione del Terzo Settore ha visto in un lungo corteo le assistenti domiciliari accanto a bambini e ragazzi e a tutti coloro che a Genova lavorano per assistere poveri, disabili, vecchi e giovani in difficoltà.
I tagli del governo Berlusconi rischiano di abbattersi in maniera implacabile su tutti loro cancellando, a partire dal prossimo anno a Genova, 400 di posti di lavoro insieme ai servizi socio educativi e assistenziali che questa occupazione garantisce. Si tratta di centri per il doposcuola, asili, centri estivi, assistenza infermieristica, presidi nel centro storico. Per ora non sono previsti ammortizzatori sociali e non si sa nemmeno se saranno contemplati.
A distanza di un anno sono tornati in piazza, spinti dalla volontà di non accettare passivamente le scelte economiche del governo Berlusconi e nuovamente pronti a ragionare con Comune e Regione su un utilizzo delle risorse insieme alla possibilità di rinnovare i servizi sociali.
Di seguito il link alle Cento Tesi, frutto del lungo lavoro della rete di persone e organizzazioni che avevano aderito alla prima manifestazione, quella del 4 novembre 2010.
(Giovanna Profumo)
Ci hanno scritto sopra “anziano pensaci tu”. Sono spudorate. Aprono così porte e finestre di stanze che preferiremmo vedessero solo loro e ci mostrano la faccia peggiore dell’assistenza all’anziano. Vengono pagate da un minimo di 450 Euro al mese per venti ore settimanali, ad un massimo di 950 Euro per un tempo pieno.
Giovedì 24 novembre a Genova la manifestazione del Terzo Settore ha visto in un lungo corteo le assistenti domiciliari accanto a bambini e ragazzi e a tutti coloro che a Genova lavorano per assistere poveri, disabili, vecchi e giovani in difficoltà.
I tagli del governo Berlusconi rischiano di abbattersi in maniera implacabile su tutti loro cancellando, a partire dal prossimo anno a Genova, 400 di posti di lavoro insieme ai servizi socio educativi e assistenziali che questa occupazione garantisce. Si tratta di centri per il doposcuola, asili, centri estivi, assistenza infermieristica, presidi nel centro storico. Per ora non sono previsti ammortizzatori sociali e non si sa nemmeno se saranno contemplati.
A distanza di un anno sono tornati in piazza, spinti dalla volontà di non accettare passivamente le scelte economiche del governo Berlusconi e nuovamente pronti a ragionare con Comune e Regione su un utilizzo delle risorse insieme alla possibilità di rinnovare i servizi sociali.
Di seguito il link alle Cento Tesi, frutto del lungo lavoro della rete di persone e organizzazioni che avevano aderito alla prima manifestazione, quella del 4 novembre 2010.
(Giovanna Profumo)
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OLI 322: SCARPINO - Il gassificatore ossigena l'aria di Genova
"Paperopoli, avete presentato Paperopoli!", urla una delle trenta persone del pubblico verso il Presidente di Amiu Riccardo Casale, al convegno organizzato presso la sede genovese di Confindustria per parlare del progetto Scarpino. Insieme a Casale sul palco troviamo Giorgio Mosci (La Maona, organizzatori del convegno), Mario Bottaro (BJ Liguria Business Journal, che ha pubblicato lo scoop del progetto Scarpino in barba ai giornali locali), Giovanni Calvini (Presidente Confindustria di Genova). Al dibattito hanno partecipato anche Renata Briano (Regione Liguria), Carlo Senesi (assessore comunale), Matteo Campora e Alessio Piana (consiglieri comunali), Riccardo Brancucci (Università di Genova), Stefano Bernini (Municipio Sestri Ponente). Il moderatore Luigi Leoni (caporedattore de Il Secolo XIX) ha tenuto saldo il timone del dibattito che ha trovato punti di disaccordo culminati, alla fine, con alcune domande del pubblico contate sulla punta di mezza mano.
Riassumento l'intervento di Casale, in quattro anni e mezzo Amiu, sotto la sua dirigenza, avrebbe prodotto un cambiamento epocale, partendo da una situazione di grande degrado della discarica di Scarpino per arrivare oggi ad un progetto, approvato, d'installazione di un "impianto di fine ciclo", così viene chiamato il gassificatore da trecento milioni di euro che s'intende costruire a pochi chilometri da Genova, nel disegno di BJ con un camino incredibilmente basso. il Prof. Brancucci ammette con serena tranquillità che l'università non ha preso parte al progetto se non per la valutazione d'impatto ambientale, e che ritiene che questa tecnologia sia la migliore perché gli è stato detto dagli altri tecnici, che lo hanno convinto. In coda inizia un dibattito che trova in Campora il momento di rivincita dell'inceneritore, perché si hanno dubbi sul gassificatore: insomma, o zuppa o pan bagnato, ma sempre di bruciare si tratta. Oltre al gassificatore, che naturalmente secondo Casale non inquina, un parco eolico con ben "tre" pale, un po' di pannelli solari, una microturbina per idroelettrico, una palazzina dove sorgerà un Centro di educazione ambientale per comprendere il ciclo dei rifiuti che alberga nella testa di questa amministrazione.
Una nota simpatica: Casale inizia la sua trattazione promettendo ben 350 slides, a supporto del progetto Scarpino, poi per mancanza di tempo, offre al pubblico, con un sorriso, una più elementare sequenza di 35 foto, con la promessa di dare i numeri a voce.Nessuna menzione alla riduzione degli imballaggi, alla raccolta differenziata, nemmeno al riuso e al riciclo. Per Amiu il mondo inizia nel cassonetto, e vista la capacità "produttiva" del gassificatore progettato, bisognerà che la raccolta differenziata non superi il 60/70% (target odierno dell'Unione Europea).
Lo scrivente ha proposto di pubblicare le ormai famose 350 slide di Amiu, ma trova il secco “no” di Casale, che si difende con la solita storia dei dati riservati, dopo che aveva osannato la fiducia derivante dalla trasparenza. Suggeriamo al Presidente Casale di ripensarci, e di pubblicare "tutte" le 350 slide sul sito dell'azienda - pubblica - da lui presieduta: le conteremmo una ad una. Non si vorrebbe che qualche cittadino curioso inizi a fare la "pittima di Powerpoint" davanti al suo ufficio.
(Stefano De Pietro - disegno di Guido Rosato)
Riassumento l'intervento di Casale, in quattro anni e mezzo Amiu, sotto la sua dirigenza, avrebbe prodotto un cambiamento epocale, partendo da una situazione di grande degrado della discarica di Scarpino per arrivare oggi ad un progetto, approvato, d'installazione di un "impianto di fine ciclo", così viene chiamato il gassificatore da trecento milioni di euro che s'intende costruire a pochi chilometri da Genova, nel disegno di BJ con un camino incredibilmente basso. il Prof. Brancucci ammette con serena tranquillità che l'università non ha preso parte al progetto se non per la valutazione d'impatto ambientale, e che ritiene che questa tecnologia sia la migliore perché gli è stato detto dagli altri tecnici, che lo hanno convinto. In coda inizia un dibattito che trova in Campora il momento di rivincita dell'inceneritore, perché si hanno dubbi sul gassificatore: insomma, o zuppa o pan bagnato, ma sempre di bruciare si tratta. Oltre al gassificatore, che naturalmente secondo Casale non inquina, un parco eolico con ben "tre" pale, un po' di pannelli solari, una microturbina per idroelettrico, una palazzina dove sorgerà un Centro di educazione ambientale per comprendere il ciclo dei rifiuti che alberga nella testa di questa amministrazione.
Una nota simpatica: Casale inizia la sua trattazione promettendo ben 350 slides, a supporto del progetto Scarpino, poi per mancanza di tempo, offre al pubblico, con un sorriso, una più elementare sequenza di 35 foto, con la promessa di dare i numeri a voce.Nessuna menzione alla riduzione degli imballaggi, alla raccolta differenziata, nemmeno al riuso e al riciclo. Per Amiu il mondo inizia nel cassonetto, e vista la capacità "produttiva" del gassificatore progettato, bisognerà che la raccolta differenziata non superi il 60/70% (target odierno dell'Unione Europea).
Lo scrivente ha proposto di pubblicare le ormai famose 350 slide di Amiu, ma trova il secco “no” di Casale, che si difende con la solita storia dei dati riservati, dopo che aveva osannato la fiducia derivante dalla trasparenza. Suggeriamo al Presidente Casale di ripensarci, e di pubblicare "tutte" le 350 slide sul sito dell'azienda - pubblica - da lui presieduta: le conteremmo una ad una. Non si vorrebbe che qualche cittadino curioso inizi a fare la "pittima di Powerpoint" davanti al suo ufficio.
(Stefano De Pietro - disegno di Guido Rosato)
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OLI 322: IMMIGRAZIONE - Nuovo governo, nuove politiche
La Lega Nord è forse il partito che dal 1994 ha avuto la più lunga influenza sul governo del paese, persino più di Berlusconi: infatti, diversamente dal Polo delle Libertà, aveva appoggiato anche il governo Dini (17 gennaio 1995 – 17 maggio 1996), primo caso di “governo tecnico” interamente composto da esperti e funzionari non eletti al Parlamento. Di certo la Lega ha avuto una parte importante nel disegnare la politica migratoria del Paese, in particolare con le modifiche portate alla legge Turco – Napolitano attraverso la Bossi - Fini, il decreto sicurezza, e recentemente con il permesso di soggiorno a punti. Ciò ha avuto come risultato una politica migratoria italiana disastrosa che ha recato gravi danni al paese culturalmente, socialmente e soprattutto economicamente: impedendo il rispetto dei diritti degli immigrati e la loro integrazione ha finito per ostacolare e limitare il contributo dei migranti alla crescita del paese.Il nuovo governo del professore Monti ha istituito un ministero per l’integrazione, e soprattutto è privo dell’appoggio della Lega, potrebbe essere quindi il governo giusto per operare la svolta necessaria alle politiche migratorie del paese. Ci vogliono nuove politiche capaci di integrazione che amplino i diritti civili e di cittadinanza a partire dal diritto al voto e che diano ai migranti la possibilità di aumentare il loro già importante contributo allo sviluppo dell’Italia. Occorre, soprattutto, un provvedimento straordinario che restituisca alla regolarità ed alla legalità le persone che hanno perso il loro permesso di soggiorno negli ultimi cinque anni per motivi diversi da quelli di pericolosità sociale o di ordine pubblico.
Occorre una nuova legge sull’immigrazione: partendo dall’abolizione di tutte le modifiche operate alla legge Turco – Napolitano per poi procedere al suo miglioramento. In particolare molta attenzione va dedicata alla regolarità dell’ingresso e al consolidamento della regolarità del soggiorno, allungando, ad esempio, la durata dei permessi (che devono avere costi “europei”), sciogliendo ogni legame tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno, e promuovendo seriamente l’ottenimento della Carta di soggiorno. Una nuova legge deve essere attenta al problema abitativo, all’istruzione universitaria e post universitaria dei figli degli immigrati ed alla lotta contro il lavoro nero dei migranti puntando sulla regolarizzazione attraverso piani permanenti di emersione che prevedano il rilascio del permesso di soggiorno al lavoratore immigrato irregolare, anche nel caso di opposizione del datore e di lavoro.
Il miglioramento della legge Turco - Napolitano può avvenire attraverso un recepimento più generoso ed aperto di tutte le direttive europee e la ratifica della convenzione ONU, del 1990, sui diritti dei migranti.
(Saleh Zaghloul - Disegno di Guido Rosato)
Occorre una nuova legge sull’immigrazione: partendo dall’abolizione di tutte le modifiche operate alla legge Turco – Napolitano per poi procedere al suo miglioramento. In particolare molta attenzione va dedicata alla regolarità dell’ingresso e al consolidamento della regolarità del soggiorno, allungando, ad esempio, la durata dei permessi (che devono avere costi “europei”), sciogliendo ogni legame tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno, e promuovendo seriamente l’ottenimento della Carta di soggiorno. Una nuova legge deve essere attenta al problema abitativo, all’istruzione universitaria e post universitaria dei figli degli immigrati ed alla lotta contro il lavoro nero dei migranti puntando sulla regolarizzazione attraverso piani permanenti di emersione che prevedano il rilascio del permesso di soggiorno al lavoratore immigrato irregolare, anche nel caso di opposizione del datore e di lavoro.
Il miglioramento della legge Turco - Napolitano può avvenire attraverso un recepimento più generoso ed aperto di tutte le direttive europee e la ratifica della convenzione ONU, del 1990, sui diritti dei migranti.
(Saleh Zaghloul - Disegno di Guido Rosato)
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Saleh Zaghloul. Guido Rosato
OLI 322: CAR SHARING - Qualche risposta e ancora qualche dubbio
Su OLI 321(*) ci chiedevamo perché il servizio Car Sharing a Genova costasse di più che nelle altre città: abbiamo girato la domanda a Marco Silvestri, direttore di Genova Car Sharing. La sua risposta (pubblicata nelle lettere) è che a Genova e Torino il servizio è partito prima che in altre città, e di conseguenza si è già esaurito il finanziamento di “start-up”, finalizzato a facilitare il superamento della fase iniziale del servizio, durante la quale devono costruirsi le condizioni perché divenga finanziariamente autonomo.
Ora, l’equilibrio finanziario per una città di almeno 150mila abitanti, è raggiunto con un parco di 85 auto, a condizione che vi siano più di 20 utenti per veicolo, e che ognuno effettui più di 15 viaggi all’anno (**).
A Genova - atti del seminario Icscarsharing dell’ottobre 2010 (***) - nel 2009 gli utenti erano 1934, e ognuno aveva utilizzato il servizio per meno di una corsa al mese, con una media di 53 chilometri circa a corsa: quindi il lato debole, e un motivo del costo elevato, è lo scarso utilizzo.
In tutta Italia del resto il numero di iscritti car sharing è molto basso, largamente inferiore a molti altri paesi europei, e qui c’è da chiedersi perché, e quali dovrebbero essere le politiche locali per fare assumere a questa alternativa all’uso del mezzo privato la massa critica necessaria a renderlo conveniente, e ad incidere sul traffico cittadino.
Una risposta ce la fornisce la Svizzera, dove Mobility, servizio nazionale di car sharing, avviato all’inizio degli anni ottanta, è ormai autonomo, dopo incentivi iniziali: attualmente attua convenzioni con il sistema ferroviario, e partnership con Hertz ed Avis.
I numeri? Se la Svizzera è leader mondiale del car sharing (lo utilizza lo 0,84% della popolazione), Olanda ed Austria si attestano allo 0,15%, mentre l’Italia si ferma allo 0,00022%! (dati del 2005).
Un altro commento arrivato al nostro blog esprime l’opinione che non sia corretto finanziare con soldi pubblici il car sharing, ritenuto un servizio privato, per di più, secondo alcuni, “roba da ricchi”.
In realtà il car sharing ha un’utilità collettiva, o meglio, la avrebbe se riuscisse a raggiungere una dimensione significativa: si calcola che un’auto del servizio sostituisce fino a 10 auto private, con conseguente minore occupazione di suolo pubblico, riduzione di emissioni inquinanti, e riduzione del numero di veicoli in circolazione.
Ma per il privato utente che vantaggio c’è ad usare un’auto car sharing, invece di un’auto privata? Se l’utente utilizza solo l’automobile per i suoi spostamenti la convenienza esiste fino ai 7000 chilometri all’anno, ma aumenta in modo significativo se si pratica un mix tra mezzi pubblici ed auto in affitto, e pare dimostrato che uno degli “effetti” del car sharing sia appunto quello di indurre ad un maggior utilizzo dei mezzi pubblici.
Quanto al profilo dell’utente medio ne risulta una condizione sociale certamente non deprivata, ma nemmeno ricca: su 100 utenti genovesi 48 non posseggono un’auto privata, 52 sono lavoratori dipendenti, 22 liberi professionisti, 7 autonomi. Molto significativo infine il profilo della scolarizzazione degli utenti, che vede ben 93 utenti su 100 tra laureati e diplomati.
Tutti i dati utilizzati sono disponibili sul sito (***).
(Ivo Ruello - Disegno di Guido Rosato)
(*) http://www.olinews.info/2011/11/oli-321-citta-car-sharing-il-piu-caro.html
(**) http://www.icscarsharing.it/main/doc/car/rapporto_completo.pdf
(***) http://www.icscarsharing.it
Ora, l’equilibrio finanziario per una città di almeno 150mila abitanti, è raggiunto con un parco di 85 auto, a condizione che vi siano più di 20 utenti per veicolo, e che ognuno effettui più di 15 viaggi all’anno (**).
A Genova - atti del seminario Icscarsharing dell’ottobre 2010 (***) - nel 2009 gli utenti erano 1934, e ognuno aveva utilizzato il servizio per meno di una corsa al mese, con una media di 53 chilometri circa a corsa: quindi il lato debole, e un motivo del costo elevato, è lo scarso utilizzo.
In tutta Italia del resto il numero di iscritti car sharing è molto basso, largamente inferiore a molti altri paesi europei, e qui c’è da chiedersi perché, e quali dovrebbero essere le politiche locali per fare assumere a questa alternativa all’uso del mezzo privato la massa critica necessaria a renderlo conveniente, e ad incidere sul traffico cittadino.
Una risposta ce la fornisce la Svizzera, dove Mobility, servizio nazionale di car sharing, avviato all’inizio degli anni ottanta, è ormai autonomo, dopo incentivi iniziali: attualmente attua convenzioni con il sistema ferroviario, e partnership con Hertz ed Avis.
I numeri? Se la Svizzera è leader mondiale del car sharing (lo utilizza lo 0,84% della popolazione), Olanda ed Austria si attestano allo 0,15%, mentre l’Italia si ferma allo 0,00022%! (dati del 2005).
Un altro commento arrivato al nostro blog esprime l’opinione che non sia corretto finanziare con soldi pubblici il car sharing, ritenuto un servizio privato, per di più, secondo alcuni, “roba da ricchi”.
In realtà il car sharing ha un’utilità collettiva, o meglio, la avrebbe se riuscisse a raggiungere una dimensione significativa: si calcola che un’auto del servizio sostituisce fino a 10 auto private, con conseguente minore occupazione di suolo pubblico, riduzione di emissioni inquinanti, e riduzione del numero di veicoli in circolazione.
Ma per il privato utente che vantaggio c’è ad usare un’auto car sharing, invece di un’auto privata? Se l’utente utilizza solo l’automobile per i suoi spostamenti la convenienza esiste fino ai 7000 chilometri all’anno, ma aumenta in modo significativo se si pratica un mix tra mezzi pubblici ed auto in affitto, e pare dimostrato che uno degli “effetti” del car sharing sia appunto quello di indurre ad un maggior utilizzo dei mezzi pubblici.
Quanto al profilo dell’utente medio ne risulta una condizione sociale certamente non deprivata, ma nemmeno ricca: su 100 utenti genovesi 48 non posseggono un’auto privata, 52 sono lavoratori dipendenti, 22 liberi professionisti, 7 autonomi. Molto significativo infine il profilo della scolarizzazione degli utenti, che vede ben 93 utenti su 100 tra laureati e diplomati.
Tutti i dati utilizzati sono disponibili sul sito (***).
(Ivo Ruello - Disegno di Guido Rosato)
(*) http://www.olinews.info/2011/11/oli-321-citta-car-sharing-il-piu-caro.html
(**) http://www.icscarsharing.it/main/doc/car/rapporto_completo.pdf
(***) http://www.icscarsharing.it
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OLI 322: SOCIETA' - Carcere di Pontedecimo - libere di creare
Si chiamano Maria, Tiziana, Mara, Martha, Vera, Bruna, Alessandra, Natascia, Sara, Osasu, Liliana, Katia, Meherzia, Jacqueline, Simona. Sono le quindici detenute del carcere di Pontedecimo che il 25 novembre - giornata internazionale contro la violenza sulla donna - hanno sfilato all’Acquario di Genova con borse, abiti e gioielli creati da loro.
Molte le persone presenti che hanno ricavato un posto a sedere per terra davanti all’incantevole scenario della vasca degli squali. Bravissimi la cantante Eliana Zunino accompagnata dal chitarrista Giangi Sainato, belle le coreografie tratte da Hair e Cats, interpretate dai ragazzi del Centro Danza Savona.
All’Acquario di Genova due ore di libertà per chi ce l’ha e talvolta non se ne rende conto e per chi deve scontare una pena dando un senso alle giornate di detenzione. Grazie ad Amiu che ha recuperato gli ombrelli rotti, le donne del carcere di Pontedecimo hanno potuto anche ricavare shopper colorati e resistenti. Così vestiti, borse e gioielli hanno, in questa iniziativa, il valore aggiunto dato dal tempo e dalla cura che le detenute hanno dedicato ad ogni oggetto.
Di Maria Milano, direttrice della casa circondariale di Genova Pontedecimo avevamo già scritto tre anni fa su OLI quando, responsabile del carcere di Chiavari, aveva inaugurato l’area verde dove i detenuti potevano incontrare i proprio figli in un dimensione più umana. E quando, sempre a Chiavari, aveva organizzato incontri di lettura, gruppi di teatro e corsi di studio.
Si ha l’impressione, anche questa volta, che Maria Milano sia capace di attivare energie positive, muovere competenze, far incontrare istituzioni, volontari, associazioni.
Il prossimo appuntamento, questa volta con i detenuti, è sempre a Genova al Teatro Modena mercoledì 30 novembre alle ore 21.00 con lo spettacolo Voce del verbo andare - Un viaggio in quattro passi, un progetto del Teatro dell’Ortica in collaborazione con il Carcere di Pontedecimo e bambini, genitori e insegnanti della scuola elementare Daneo
(Giovanna Profumo)
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OLI 322: DIRITTI - Cittadinanza, in coda all'Europa
La Francia ha iniziato ad accogliere gli immigrati negli anni quaranta del secolo scorso, cinquant’anni prima dell’Italia. Gli immigrati in questo paese dovrebbero essere molto più numerosi che in Italia, invece no, abbiamo superato, dal 2009, il numero di immigrati che ci sono in Francia. Un paradosso? No, è solo che in Francia, paese di vecchia immigrazione, i migranti diventano cittadini francesi (come negli altri paesi europei), mentre da noi rimangono per sempre immigrati. Il tasso di acquisizione della cittadinanza in Italia nel 2003 (la percentuale tra il numero dei cittadini stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza ed il numero totale di immigrati residenti) era pari a 0,9% (il più basso in Europa) contro il 4.5% della Francia, il 4.7% della Gran Bretagna ed il 7% della Svezia.
La nostra legge sulla cittadinanza è tra le più arretrata in Europa soprattutto perché prevale in essa l'elemento familiare (jus sanguinis), mentre l'elemento territoriale (jus soli) è molto marginale, ed anche perché non garantisce la certezza del diritto: infatti la sua concessione resta un atto discrezionale.
Un dato del 2004 (uno dei pochissimi disponibili in rete) dice che, in quell'anno, sono state presentate 30.637 istanze di cittadinanza delle quali sono state accolte soltanto 11.934 (9.988 delle quali per matrimonio, 78,2% presentate da donne immigrate, e 1.946 per motivi di residenza).
La riforma urgente della legge sulla cittadinanza dovrebbe prevedere che tutti coloro che nascono in Italia da genitori immigrati abbiano diritto alla cittadinanza italiana indipendentemente dalle “colpe”, dal reddito e dalla situazione di soggiorno dei genitori.
I termini necessari alla presentazione della domanda vanno riportati da dieci a cinque anni di "soggiorno", non di "residenza"; la precisazione è necessaria perché, in non pochi casi, occorrono fino a dieci anni di soggiorno regolare per accumulare cinque anni di residenza, a causa della poca conoscenza della burocrazia italiana da parte degli immigrati, soprattutto nei primi anni di presenza in Italia. L’acquisizione della cittadinanza non dovrebbe essere vincolata al reddito, perché così si escludono i poveri, come accadeva secoli fa. I respingimenti delle domande di cittadinanza per motivi inerenti alla sicurezza della Repubblica devono essere infine esplicitati in maniera trasparente.
Nel caso di coniugi e genitori di cittadini italiani, regolarmente soggiornanti in Italia da un certo numero di anni e senza pendenze penali, dovrebbe essere introdotto un meccanismo che garantisca automaticamente questo diritto.
I tempi di risposta alla domanda di cittadinanza sono attualmente lunghissimi, circa tre/quattro anni. Ci vogliono tempi più ragionevoli, e sarebbe opportuno introdurre il principio del silenzio-assenso.
(Saleh Zaghloul - Disegno di Guido Rosato)
La nostra legge sulla cittadinanza è tra le più arretrata in Europa soprattutto perché prevale in essa l'elemento familiare (jus sanguinis), mentre l'elemento territoriale (jus soli) è molto marginale, ed anche perché non garantisce la certezza del diritto: infatti la sua concessione resta un atto discrezionale.
Un dato del 2004 (uno dei pochissimi disponibili in rete) dice che, in quell'anno, sono state presentate 30.637 istanze di cittadinanza delle quali sono state accolte soltanto 11.934 (9.988 delle quali per matrimonio, 78,2% presentate da donne immigrate, e 1.946 per motivi di residenza).
La riforma urgente della legge sulla cittadinanza dovrebbe prevedere che tutti coloro che nascono in Italia da genitori immigrati abbiano diritto alla cittadinanza italiana indipendentemente dalle “colpe”, dal reddito e dalla situazione di soggiorno dei genitori.
I termini necessari alla presentazione della domanda vanno riportati da dieci a cinque anni di "soggiorno", non di "residenza"; la precisazione è necessaria perché, in non pochi casi, occorrono fino a dieci anni di soggiorno regolare per accumulare cinque anni di residenza, a causa della poca conoscenza della burocrazia italiana da parte degli immigrati, soprattutto nei primi anni di presenza in Italia. L’acquisizione della cittadinanza non dovrebbe essere vincolata al reddito, perché così si escludono i poveri, come accadeva secoli fa. I respingimenti delle domande di cittadinanza per motivi inerenti alla sicurezza della Repubblica devono essere infine esplicitati in maniera trasparente.
Nel caso di coniugi e genitori di cittadini italiani, regolarmente soggiornanti in Italia da un certo numero di anni e senza pendenze penali, dovrebbe essere introdotto un meccanismo che garantisca automaticamente questo diritto.
I tempi di risposta alla domanda di cittadinanza sono attualmente lunghissimi, circa tre/quattro anni. Ci vogliono tempi più ragionevoli, e sarebbe opportuno introdurre il principio del silenzio-assenso.
(Saleh Zaghloul - Disegno di Guido Rosato)
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OLI 322: INFORMAZIONE - Repubblica on line ci da in pasto allo spam
La lotta è ormai in corso, e perduta, da tempo.
Le strategie di autodifesa si rivelano sempre più inadeguate rispetto all’escalation degli attacchi.
Anche se escludiamo in anticipo l’audio del computer, anche se abbiamo imparato a distogliere lo sguardo e a contare fino a 10 aspettando che svanisca l’informazione pubblicitaria, lampeggiamenti e immagini in movimento aggrediscono la nostra visuale periferica, mentre cresce esponenzialmente lo sforzo di concentrazione che viene richiesto per procedere nella lettura.
Da un po’ di tempo non è solo il frenetico movimento della colonna di destra che ci minaccia, ma avviene che nel bel mezzo della lettura il testo sfugga, precipiti in basso, mentre si aprono nel mezzo, o calano dall’alto, finestre con contenuti che si depositano, subliminalmente, nel nostro inconscio, anche se rifiutiamo di ricordarli coscientemente.
Oggi la mia soglia di sopportazione è stata superata: avevo iniziato a leggere l’articolo sulla morte di Lucio Magri, e mi sono ritrovata di fronte alla schermata, che per documentazione, riporto qui a lato.
Esiste un modo efficace per ribellarsi?
(Paola Pierantoni)
Le strategie di autodifesa si rivelano sempre più inadeguate rispetto all’escalation degli attacchi.
Anche se escludiamo in anticipo l’audio del computer, anche se abbiamo imparato a distogliere lo sguardo e a contare fino a 10 aspettando che svanisca l’informazione pubblicitaria, lampeggiamenti e immagini in movimento aggrediscono la nostra visuale periferica, mentre cresce esponenzialmente lo sforzo di concentrazione che viene richiesto per procedere nella lettura.
Da un po’ di tempo non è solo il frenetico movimento della colonna di destra che ci minaccia, ma avviene che nel bel mezzo della lettura il testo sfugga, precipiti in basso, mentre si aprono nel mezzo, o calano dall’alto, finestre con contenuti che si depositano, subliminalmente, nel nostro inconscio, anche se rifiutiamo di ricordarli coscientemente.
Oggi la mia soglia di sopportazione è stata superata: avevo iniziato a leggere l’articolo sulla morte di Lucio Magri, e mi sono ritrovata di fronte alla schermata, che per documentazione, riporto qui a lato.
Esiste un modo efficace per ribellarsi?
(Paola Pierantoni)
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Paola Pierantoni,
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OLI 322: LETTERE - Car Sharing, i chiarimenti di Marco Silvestri
ICS è il circuito a cui appartengono undici città dove è attivo il car sharing in Italia.
ICS gestisce i fondi del Ministero dell’Ambiente per l’attivazione del servizio e per la gestione nei primi anni di vita.
Le città che hanno iniziato prima, ovvero Bologna, Torino, poi Genova, hanno terminato i finanziamenti stanziati per lo start up e devono camminare con le proprie gambe. Bologna è però controllata al 100% da ATC Bologna (servizio di trasporto) e riceve un sostanziale aiuto dal bilancio del trasporto pubblico.
Anche Milano gode ancora dei finanziamenti ministeriali, in quanto i due car sharing precedentemente esistenti, ovvero quello gestito da Legambiente e quello di ATM, si sono uniti nel servizio GuidaMI, gestito da ATM. Questo è avvenuto circa un’anno e mezzo fa.
Nella situazione attuale, con l’assenza di fondi per i servizi primari (come ad esempio il trasporto pubblico), non esiste più la possibilità di avere finanziamenti per la gestione del car sharing per le città che li hanno terminati. Considerando che molti parcheggi cosiddetti “a domanda debole”, ovvero quelli più periferici, sono stati aperti dalle diverse città unicamente perché esistevano i finanziamenti pubblici che ne consentivano l’apertura, allo stato attuale le uniche due alternative per mantenere in vita il servizio presso queste zone sono:
1) Chiudere i parcheggi periferici, ovvero quelli non redditizi
2) Aumentare le tariffe.
In questo momento non sembra opportuno né corretto penalizzare il servizio nei parcheggi periferici chiudendoli, visto che molti cittadini hanno cambiato le proprie abitudini di mobilità proprio grazie all’apertura del car sharing e che stiamo comunque offrendo un servizio utile alla città.
Resto a disposizione per ogni chiarimento.
Cordiali saluti
(Marco Silvestri - direttore Genova Car Sharing)
ICS gestisce i fondi del Ministero dell’Ambiente per l’attivazione del servizio e per la gestione nei primi anni di vita.
Le città che hanno iniziato prima, ovvero Bologna, Torino, poi Genova, hanno terminato i finanziamenti stanziati per lo start up e devono camminare con le proprie gambe. Bologna è però controllata al 100% da ATC Bologna (servizio di trasporto) e riceve un sostanziale aiuto dal bilancio del trasporto pubblico.
Anche Milano gode ancora dei finanziamenti ministeriali, in quanto i due car sharing precedentemente esistenti, ovvero quello gestito da Legambiente e quello di ATM, si sono uniti nel servizio GuidaMI, gestito da ATM. Questo è avvenuto circa un’anno e mezzo fa.
Nella situazione attuale, con l’assenza di fondi per i servizi primari (come ad esempio il trasporto pubblico), non esiste più la possibilità di avere finanziamenti per la gestione del car sharing per le città che li hanno terminati. Considerando che molti parcheggi cosiddetti “a domanda debole”, ovvero quelli più periferici, sono stati aperti dalle diverse città unicamente perché esistevano i finanziamenti pubblici che ne consentivano l’apertura, allo stato attuale le uniche due alternative per mantenere in vita il servizio presso queste zone sono:
1) Chiudere i parcheggi periferici, ovvero quelli non redditizi
2) Aumentare le tariffe.
In questo momento non sembra opportuno né corretto penalizzare il servizio nei parcheggi periferici chiudendoli, visto che molti cittadini hanno cambiato le proprie abitudini di mobilità proprio grazie all’apertura del car sharing e che stiamo comunque offrendo un servizio utile alla città.
Resto a disposizione per ogni chiarimento.
Cordiali saluti
(Marco Silvestri - direttore Genova Car Sharing)
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martedì 22 novembre 2011
OLI 321: SOMMARIO
VERSANTE LIGURE - L’intimo è politico (Enzo Costa e Aglaja)
CITTA' - Il terzo settore giovedì 24 novembre in piazza (Il Circolo Oltre il giardino)
BIOETICA - Le frontiere della Cei non si negoziano, l'orgoglio laico sì (Paola Pierantoni)
SOCIETA' - Il gioco delle parti (Ferdinando Bonora)
CITTA’ - Car sharing: il più caro? A Genova (Ivo Ruello)
TRASPORTI - Ordinaria microstoria di disservizio (Paola Pierantoni)
FUMETTI - Pesciade, per un mondo peggiore (Eleana Marullo)
PAROLE DEGLI OCCHI - Paolo Arvati, il saluto (Giorgio Bergami)
LETTERE - Burlando e le Cinque Terre (Daniela Patrucco)
LETTERE - Manuela Arata si lancia su FB (Lettera firmata)
CITTA' - Il terzo settore giovedì 24 novembre in piazza (Il Circolo Oltre il giardino)
BIOETICA - Le frontiere della Cei non si negoziano, l'orgoglio laico sì (Paola Pierantoni)
SOCIETA' - Il gioco delle parti (Ferdinando Bonora)
CITTA’ - Car sharing: il più caro? A Genova (Ivo Ruello)
TRASPORTI - Ordinaria microstoria di disservizio (Paola Pierantoni)
FUMETTI - Pesciade, per un mondo peggiore (Eleana Marullo)
PAROLE DEGLI OCCHI - Paolo Arvati, il saluto (Giorgio Bergami)
LETTERE - Burlando e le Cinque Terre (Daniela Patrucco)
LETTERE - Manuela Arata si lancia su FB (Lettera firmata)
OLI 321: VERSANTE LIGURE - L’intimo è politico
Ma quale esaltazione!
La situazione è seria:
è in crisi la Nazione
non c’è da far baldoria
miseria, recessione
qui tira brutta aria
paure, depressione
stan peggio solo in Siria
(ma Silvio è in confusione:
che intima goduria!).
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OLI 321: CITTA' - Il terzo settore giovedì 24 novembre in piazza
Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Il Forum regionale e provinciale del Terzo Settore, rappresentante delle organizzazioni senza fini di lucro operanti nei servizi di assistenza, invita la cittadinanza a partecipare alla manifestazione che si svolgerà nel pomeriggio di giovedì 24 novembre in Piazza De Ferrari.
Lo scopo è quello di difendere i Servizi Pubblici dai tagli feroci che il Governo Berlusconi ha inflitto alla spesa sociale, alle Regioni e ai Comuni.
Con questi tagli si colpiscono le persone della nostra città che hanno più bisogno di aiuto - poveri, disabili e anziani, giovani e bambini in gravi difficoltà - e si colpiscono anche i lavoratori che se ne occupano.
Migliaia di genovesi resteranno senza assistenza, centinaia di operatori perderanno il lavoro.
La manifestazione vuole allora fare sentire la loro e la nostra voce verso il Comune e la Regione, ma soprattutto verso il Governo.
Il Circolo Oltre il giardino, che ha promosso a Genova il 4 novembre dello scorso anno una manifestazione con la stessa finalità, appoggia il Forum del Terzo Settore e chiede a coloro che hanno risposto all'appello del 2010 di scendere in piazza anche questa volta.
Lo scorso anno il Comune e la Regione disponevano ancora delle risorse sufficienti per non chiudere i Servizi, ma nel 2012 se non cambieranno le scelte del Governo non saranno più in grado di farlo, nonostante la buona volontà che hanno fino ad ora dimostrato.
La mobilitazione del 2010 aveva impegnato il Comune a ricostruire i servizi genovesi in base alle proposte della rete di persone e organizzazioni che vi avevano aderito, sottoscrivendo un nuovo patto di cittadinanza. Le proposte, nella forma di 100 Tesi per rinnovare i Servizi Sociali, sono state
consegnate al Comune nel mese di giugno. Molte delle indicazioni che vi sono contenute richiedono impegni che le ultime decisioni del Governo Berlusconi rendono indispensabili.
Il Circolo propone al Comune, alla Regione e al Terzo Settore di approfondire una proposta avanzata anche dallo stesso Comune di Genova. Se essa venisse realizzata potrebbe ancora una volta mantenere in vita la maggior parte dei servizi genovesi nonostante la gravità e l'emergenza della situazione attuale.
Si tratta di:
- concentrare le risorse comunali a favore dei servizi per i minori in
difficoltà e per le povertà estreme e
- di coordinare le risorse della Regione, dell'ASL 3, della Provincia, dello stesso Comune, in accordo con i sindacati, la cooperazione, il volontariato, l'associazionismo, le Fondazioni e in primo luogo le stesse famiglie, per estendere l'assistenza domiciliare per tutti coloro che ne hanno bisogno.
Il Circolo si mette a disposizione per contribuire a rendere praticabile questa proposta e invita le parti interessate ad essere finalmente capaci di agire insieme, non solo per superare questo momento di grande difficoltà ma anche per costruire un sistema di servizi migliore di quello che abbiamo fino ad ora sperimentato.
(Il Circolo Oltre il giardino)
Il Forum regionale e provinciale del Terzo Settore, rappresentante delle organizzazioni senza fini di lucro operanti nei servizi di assistenza, invita la cittadinanza a partecipare alla manifestazione che si svolgerà nel pomeriggio di giovedì 24 novembre in Piazza De Ferrari.
Lo scopo è quello di difendere i Servizi Pubblici dai tagli feroci che il Governo Berlusconi ha inflitto alla spesa sociale, alle Regioni e ai Comuni.
Con questi tagli si colpiscono le persone della nostra città che hanno più bisogno di aiuto - poveri, disabili e anziani, giovani e bambini in gravi difficoltà - e si colpiscono anche i lavoratori che se ne occupano.
Migliaia di genovesi resteranno senza assistenza, centinaia di operatori perderanno il lavoro.
La manifestazione vuole allora fare sentire la loro e la nostra voce verso il Comune e la Regione, ma soprattutto verso il Governo.
La manifestazione del 4 novembre 2011. Vedi OLI 275 e OLI 277 |
Lo scorso anno il Comune e la Regione disponevano ancora delle risorse sufficienti per non chiudere i Servizi, ma nel 2012 se non cambieranno le scelte del Governo non saranno più in grado di farlo, nonostante la buona volontà che hanno fino ad ora dimostrato.
La mobilitazione del 2010 aveva impegnato il Comune a ricostruire i servizi genovesi in base alle proposte della rete di persone e organizzazioni che vi avevano aderito, sottoscrivendo un nuovo patto di cittadinanza. Le proposte, nella forma di 100 Tesi per rinnovare i Servizi Sociali, sono state
consegnate al Comune nel mese di giugno. Molte delle indicazioni che vi sono contenute richiedono impegni che le ultime decisioni del Governo Berlusconi rendono indispensabili.
Il Circolo propone al Comune, alla Regione e al Terzo Settore di approfondire una proposta avanzata anche dallo stesso Comune di Genova. Se essa venisse realizzata potrebbe ancora una volta mantenere in vita la maggior parte dei servizi genovesi nonostante la gravità e l'emergenza della situazione attuale.
Si tratta di:
- concentrare le risorse comunali a favore dei servizi per i minori in
difficoltà e per le povertà estreme e
- di coordinare le risorse della Regione, dell'ASL 3, della Provincia, dello stesso Comune, in accordo con i sindacati, la cooperazione, il volontariato, l'associazionismo, le Fondazioni e in primo luogo le stesse famiglie, per estendere l'assistenza domiciliare per tutti coloro che ne hanno bisogno.
Il Circolo si mette a disposizione per contribuire a rendere praticabile questa proposta e invita le parti interessate ad essere finalmente capaci di agire insieme, non solo per superare questo momento di grande difficoltà ma anche per costruire un sistema di servizi migliore di quello che abbiamo fino ad ora sperimentato.
(Il Circolo Oltre il giardino)
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OLI 321: BIOETICA - Le frontiere della Cei non si negoziano, l'orgoglio laico sì
Foto tratta da infosannio.com (****) |
Al di là dei toni “da lectio magitralis, pacati e alti”, le poste in gioco sono il progetto di legge sul fine vita e la mai chiusa questione dell’aborto, temi su cui la chiesa non ammette mediazioni.
Infatti, il cardinale ha precisato che “La categoria della mediazione è uno strumento indispensabile dentro la pluralita’ delle opinioni … Ma non su tutto ci può essere mediazione, ci sono delle frontiere oltre le quali questa categoria non può essere utilizzata. In particolare sui valori. Quando questi valori sono costituitivi mediare significa andare contro l’umanita’ dell’uomo” - Adnkronos (**)
E i leader politici cosa hanno detto?
Alfano (*) ha difeso “L’agenda bioetica” del governo Berlusconi (Ndr: quella che ha prodotto la legge 40/2004 sulla procreazione assistita, e un disegno di legge che annulla di fatto la validità del testamento biologico).
Casini afferma che “Il governo guidato da Monti può offrire una grande opportunità per trovare una maggiore coesione rispetto a temi che spesso dividono” (*). E precisa: “Sul fine vita c’è un’amplissima maggioranza e in questa legislatura la legge è assicurata. Però bisogna stare attenti, abbiamo l’interesse a consolidare il consenso per evitare che si cambi ad ogni legislatura. Non perdiamo l’occasione irripetibile che abbiamo oggi” - L’Unità (***)
Quanto a Bersani afferma di essere pronto al confronto “da laico adulto e orgoglioso”.
Dai frammenti del suo intervento riportati sui siti citati non riesco però a capire di che esattamente stia parlando. Magari è una mia difficoltà soggettiva. Magari è l’approssimazione delle cronache. L’impressione è comunque quella di una preoccupante inadeguatezza a sostenere le ragioni dei laici, e i diritti delle donne, in questo durissimo confronto.
Perché, ad esempio, di fronte ad un presidente della Curia che insiste sui valori non negoziabili, primo tra tutti “la vita umana dal suo concepimento alla sua fine naturale”, Bersani afferma, senza i necessari chiarimenti, di essere “un appassionato del pensiero di Ratzinger”? Perché Bersani dice “di non permettersi” di commentare la prolusione di Bagnasco? Perché sostenere che la paura per una “morte irta di tubi” non è motivata dalla paura della sofferenza, ma dalla perdita di dignità? Perché togliere legittimità ad una laica, umana, compassionevole paura per la sofferenza per sé e per gli altri? Perché non affermare invece con chiarezza, in quella sede, che non ha più alcun senso oggi parlare di “fine naturale” della vita?
Se questa è la solidità filosofica e culturale che dovrebbe sostenere le ragioni del sentire laico nei confronti dell’agguerritissimo fronte ecclesiale, meglio non lanciarsi nelle innovazioni legilsative.
(*) http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-11-19/bagnasco-riunisce-leader-vita-081151.shtml?uuid=Aa2cjoME
(**) http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Bioetica-Card-Bagnasco-difesa-vita-e-primo-valore-da-cui-discendono-altri_312660160598.html
(***) UNITA’ http://www.unita.it/italia/casini-apre-al-pd-fare-br-insieme-legge-sul-fine-vita-1.354282
(****) http://infosannio.wordpress.com/2011/10/03/e-ufficiale-rifanno-la-dc/
(Paola Pierantoni)
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OLI 321: SOCIETA' - Il gioco delle parti
Disegno di Guido Rosato |
Il mercatino di cianfrusaglie e abiti usati che da anni si svolge tra Palazzo San Giorgio e via Turati, cambiando di continuo collocazione, oggi è lungo lo stretto passaggio sul retro del caseggiato che fa da sfondo a via San Lorenzo, sopra la stazione del metrò. Affollato come sempre di venditori e acquirenti in massima parte immigrati, ma non solo. Anche italiani vanno a cercarvi per pochi soldi vecchie cose che possono ancora tornare utili, sia pur di dubbia provenienza. Un'attività border line, ai confini della legalità o anche oltre, ma che coinvolge centinaia di persone consentendo piccoli affari sia a chi vende sia a chi compra, miseri ma sufficienti, a chi vive in condizioni di estremo disagio, per arrangiarsi e tirare avanti.
Una vistosa contraddizione tra la città che si vorrebbe, la Genova antica dei sontuosi palazzi, dell'Expo e dell'Acquario, tutta tirata a lucido per i turisti e i suoi nuovi facoltosi abitanti, e la città quale è realmente, con evidenti sacche di malessere profondo che non possono essere affrontate dai pubblici amministratori cercando di negarle nascondendole, ma con le quali si dovrebbero avviare percorsi di confronto alla pari per elaborare insieme soluzioni.
D'improvviso lo scompiglio: da un'estremità due carabinieri motociclisti coi lampeggianti e sirene in azione si stanno insinuando lentamente tra la folla. I venditori raccolgono da terra i lenzuoli su cui sono esposte le mercanzie, trasformandoli in sacchi che si caricano sulle spalle, e cominciano a sciamare dalla parte opposta brontolando e imprecando. Il tutto senza perder tempo, ma senza neanche troppa fretta o agitazione, come se si trattasse dell'ennesima rappresentazione di un copione già sperimentato. Qualche oggetto cade e si rompe, qualcos'altro rimane abbandonato. Nel giro di pochi istanti il "decoro" è ripristinato, anche stavolta l'azione di disturbo è riuscita. I carabinieri vincitori restano qualche minuto a stazionare in mezzo allo spazio svuotato e risanato, con intorno un folto pubblico a osservarli, costituito dalle stesse persone cacciate e da numerosi passanti incuriositi. Quindi se ne vanno.
Nel giro di poco, una parte delle persone che erano state allontanate ritornano dov'erano, mentre altre preferiscono trasferirsi non lontano, sul marciapiede dal posteggio delle moto, al di là del vespasiano.
Tutto torna come prima o quasi, in un grottesco gioco delle parti il cui unico esito è la percezione di una distanza abissale tra una fetta di popolazione che si sente vittima di una fastidiosa angheria e un ente pubblico che non sa far altro che esibire i muscoli - in questo caso i carabinieri - senz'altro risultato che riuscire molesto e non risolvere il problema. Per giunta con una meschina figura per la Benemerita e lo sconcerto degli spettatori che hanno assistito alla recita.
(Ferdinando Bonora)
D'improvviso lo scompiglio: da un'estremità due carabinieri motociclisti coi lampeggianti e sirene in azione si stanno insinuando lentamente tra la folla. I venditori raccolgono da terra i lenzuoli su cui sono esposte le mercanzie, trasformandoli in sacchi che si caricano sulle spalle, e cominciano a sciamare dalla parte opposta brontolando e imprecando. Il tutto senza perder tempo, ma senza neanche troppa fretta o agitazione, come se si trattasse dell'ennesima rappresentazione di un copione già sperimentato. Qualche oggetto cade e si rompe, qualcos'altro rimane abbandonato. Nel giro di pochi istanti il "decoro" è ripristinato, anche stavolta l'azione di disturbo è riuscita. I carabinieri vincitori restano qualche minuto a stazionare in mezzo allo spazio svuotato e risanato, con intorno un folto pubblico a osservarli, costituito dalle stesse persone cacciate e da numerosi passanti incuriositi. Quindi se ne vanno.
Nel giro di poco, una parte delle persone che erano state allontanate ritornano dov'erano, mentre altre preferiscono trasferirsi non lontano, sul marciapiede dal posteggio delle moto, al di là del vespasiano.
Tutto torna come prima o quasi, in un grottesco gioco delle parti il cui unico esito è la percezione di una distanza abissale tra una fetta di popolazione che si sente vittima di una fastidiosa angheria e un ente pubblico che non sa far altro che esibire i muscoli - in questo caso i carabinieri - senz'altro risultato che riuscire molesto e non risolvere il problema. Per giunta con una meschina figura per la Benemerita e lo sconcerto degli spettatori che hanno assistito alla recita.
(Ferdinando Bonora)
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OLI 321: CITTA’ - Car sharing: il più caro? A Genova
Il servizio di car sharing, come si legge su Wikipedia “Viene utilizzato all'interno di politiche di mobilità sostenibile, per favorire il passaggio dal possesso del mezzo all'uso dello stesso, in modo da consentire di rinunciare all'automobile privata ma non alla flessibilità delle proprie esigenze di mobilità. L'auto, in questo modo, passa dall'ambito dei beni di consumo a quello dei servizi … Tipicamente si tratta di un servizio commerciale erogato da apposite aziende, spesso con l'appoggio di associazioni ambientaliste ed enti locali.”
A Genova il car sharing è attivo dal 2004 (*), e ad oggi gli abbonati sono 2258. Ma come funziona, e quanto costa?
La rete di parcheggi è sufficientemente fitta nelle zone di Sampierdarena, Centro (soprattutto) e Levante, fino a Boccadasse: qui un’auto è sempre disponibile, se non nel parcheggio desiderato, in uno poco distante. Molto peggiore la situazione nel Ponente, in Valpolcevera e in Valbisagno.
Significative le facilitazioni: si può prenotare anche con pochissimo preavviso, entrare nelle zone ZTL, parcheggiare gratuitamente nelle Aree Blu, circolare sulle corsie riservate a bus e taxi.
C’è però il problema della riconsegna del mezzo: specialmente nei parcheggi più centrali succede spesso di trovare il posto occupato da qualche “abusivo”. C’è chi abusa per scorrettezza, ma ci può essere anche chi non si accorge che le aree sono riservate: i segni che le delimitano, con relativo logo, sono ormai evanescenti e illeggibili. Quando questo avviene non c’è da sperare nell’aiuto né del call center che non va oltre un sibillino “avvisiamo il gestore” (?), né dai vigili che, se arrivano, al massimo fanno una multa, senza effettuare una rimozione forzata.
Beh, in effetti: dato che sono le stesse auto del Comune e dei Vigili a parcheggiare nelle zone riservate car sharing …
Quanto alla spesa, oltre alla quota associativa annuale (100 €), il costo del singolo utilizzo si compone di una quota oraria, e di una quota chilometrica, inclusiva del carburante: un affitto di poche ore, con un percorso di qualche decina di chilometri, è paragonabile al costo di un paio di taxi, mentre sale se l’affitto dura più ore, o aumentano i chilometri.
Questa composizione del costo è ovunque la stessa, e questo permette di confrontare il servizio genovese con quello di altre città, in Italia e all’estero.
Scopriamo così che a Genova il car sharing è più caro che altrove, solo Torino ci supera.
Per fare un esempio, l’affitto di una Grande Punto per una “gita domenicale” (10 ore, 100 chilometri) costa 54 euro a Roma, 79 a Milano, 87 a Firenze, 95 a Bologna, 106 a Genova, 118 a Torino.
Se poi andiamo a Marsiglia, o in Svizzera (dove il servizio è nazionale), la “gita domenicale” costa 64 euro: qui può incidere il minor costo del carburante che per la "verde" ad ottobre 2011 (***) era di 1.48 € in Francia, 1.38 in Svizzera, 1.63 in Italia; ma queste differenze non sono tali da giustificare un costo del servizio quasi doppio rispetto a quello genovese.
Come si spiega questo divario? Sarebbe interessante capire …
(Ivo Ruello - foto Paola Pierantoni)
(*) http://www.genovacarsharing.it
(**) Car Sharing Italia
http://www.icscarsharing.it/main/
Car Sharing Roma
http://carsharing.roma.it/
Car Sharing Torino
http://www.carcityclub.it/quanto-costa
Car Sharing Marsiglia
http://www.autopartage-provence.com/Combien-ca-coute
Car Sharing Svizzera
http://www.mobility.ch/en/pub/private/rates.htm
(***) http://www.drive-alive.co.uk/fuel_prices_europe.html
A Genova il car sharing è attivo dal 2004 (*), e ad oggi gli abbonati sono 2258. Ma come funziona, e quanto costa?
La rete di parcheggi è sufficientemente fitta nelle zone di Sampierdarena, Centro (soprattutto) e Levante, fino a Boccadasse: qui un’auto è sempre disponibile, se non nel parcheggio desiderato, in uno poco distante. Molto peggiore la situazione nel Ponente, in Valpolcevera e in Valbisagno.
Significative le facilitazioni: si può prenotare anche con pochissimo preavviso, entrare nelle zone ZTL, parcheggiare gratuitamente nelle Aree Blu, circolare sulle corsie riservate a bus e taxi.
Parcheggio di Piazza Bandiera, solo l'auto nera è car sharing |
auto con contrassegno del Comune in zona car sharing |
Quanto alla spesa, oltre alla quota associativa annuale (100 €), il costo del singolo utilizzo si compone di una quota oraria, e di una quota chilometrica, inclusiva del carburante: un affitto di poche ore, con un percorso di qualche decina di chilometri, è paragonabile al costo di un paio di taxi, mentre sale se l’affitto dura più ore, o aumentano i chilometri.
Questa composizione del costo è ovunque la stessa, e questo permette di confrontare il servizio genovese con quello di altre città, in Italia e all’estero.
Scopriamo così che a Genova il car sharing è più caro che altrove, solo Torino ci supera.
Per fare un esempio, l’affitto di una Grande Punto per una “gita domenicale” (10 ore, 100 chilometri) costa 54 euro a Roma, 79 a Milano, 87 a Firenze, 95 a Bologna, 106 a Genova, 118 a Torino.
Se poi andiamo a Marsiglia, o in Svizzera (dove il servizio è nazionale), la “gita domenicale” costa 64 euro: qui può incidere il minor costo del carburante che per la "verde" ad ottobre 2011 (***) era di 1.48 € in Francia, 1.38 in Svizzera, 1.63 in Italia; ma queste differenze non sono tali da giustificare un costo del servizio quasi doppio rispetto a quello genovese.
Come si spiega questo divario? Sarebbe interessante capire …
(Ivo Ruello - foto Paola Pierantoni)
(*) http://www.genovacarsharing.it
(**) Car Sharing Italia
http://www.icscarsharing.it/main/
Car Sharing Roma
http://carsharing.roma.it/
Car Sharing Torino
http://www.carcityclub.it/quanto-costa
Car Sharing Marsiglia
http://www.autopartage-provence.com/Combien-ca-coute
Car Sharing Svizzera
http://www.mobility.ch/en/pub/private/rates.htm
(***) http://www.drive-alive.co.uk/fuel_prices_europe.html
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OLI 321: TRASPORTI - Ordinaria microstoria di disservizio
Stazione di Nervi, marciapiede del binario 3. Il signore trafelato arriva appena in tempo per sentirsi dire dall’altoparlante che il treno regionale 33856 per Torino Porta Nuova è stato soppresso. Nessuna motivazione, nessuna scusa. Il signore trafelato arriverà a Torino due ore dopo il previsto, ma tanto è domenica.
Pochi minuti dopo l’altoparlante annuncia ”in arrivo” un treno che invece transita senza fermarsi. Stiamo a sottilizzare?
Da Nervi i passeggeri riusciranno ad andarsene solo dopo una buona ora di attesa, con un treno per Ventimiglia che arriverà comunque con 15 minuti di ritardo. Ma tanto c'è il sole, e dalle panchine si vede il mare.
(Paola Pierantoni)
Pochi minuti dopo l’altoparlante annuncia ”in arrivo” un treno che invece transita senza fermarsi. Stiamo a sottilizzare?
Da Nervi i passeggeri riusciranno ad andarsene solo dopo una buona ora di attesa, con un treno per Ventimiglia che arriverà comunque con 15 minuti di ritardo. Ma tanto c'è il sole, e dalle panchine si vede il mare.
(Paola Pierantoni)
OLI 321: FUMETTI - Pesciade, per un mondo peggiore
Pesciade si legge con l’accento sulla i, epica come Iliade, Odissea ed Eneide, e come queste ultime descrive l’epopea di un eroe. Giacomino, stralunato predicatore, intellettuale e pacifista, cerca di muovere le masse e svegliarle dal sonno in cui le ha precipitate la religione del consumo, attirandosi gli odi di tutte le categorie sociali, padroni, servi, finti operai, cacciatori e così via. Mentre fugge dalle bastonate, vittima della consueta incomprensione tra popolo e intellettuali, trova rifugio tra le braccia di Bice, procace pescivendola “sanamente popular qualunquista”. Fa da sfondo una città soprannominata la Superba, in cui a Natale la sindaco fa impiantare abeti in lamiera temperata al posto di quelli veri, che non ricrescono più, “meglio di quelli delle ramblas di Barcellona”. Nella città, tetra e fuligginosa, la gente fa la coda per vedere quello che le è stato tolto: l’ultimo albero superstite, incapsulato dentro un’enorme palla di vetro, creazione del grande architetto di fama internazionale.
Il popolo sfila, con i suoi finti operai in finte manifestazioni (comparse per ricordare un’epoca che non torna più), con i precari lamentosi e azzimati in abito firmato, e non è pronto al messaggio del profeta Giacomino, che dal pulpito predica “ritornate agli stenti, ad una sana miseria”.
Quando Giacomino sarà sul punto di sacrificarsi e darsi in pasto al mondo per alleviare la fame e la povertà, un intervento divino lo salverà lo riporterà nei ranghi della società, grazie ad una drastica rieducazione.
La storia è un fumetto che gli autori definiscono “incazzoso, sporco e cattivo come quelli che si facevano negli anno 60/70”, che ha l’obiettivo di non salvare nessuno, tra destra e sinistra, ambientalisti, chiesa e civiltà del consumo, per far riflettere e sorridere con amarezza. Pesciade, per un mondo peggiore, è opera di Gianfranco Andorno e Gino Carosini, edita nel 2011 da Liberodiscrivere.
Il popolo sfila, con i suoi finti operai in finte manifestazioni (comparse per ricordare un’epoca che non torna più), con i precari lamentosi e azzimati in abito firmato, e non è pronto al messaggio del profeta Giacomino, che dal pulpito predica “ritornate agli stenti, ad una sana miseria”.
Quando Giacomino sarà sul punto di sacrificarsi e darsi in pasto al mondo per alleviare la fame e la povertà, un intervento divino lo salverà lo riporterà nei ranghi della società, grazie ad una drastica rieducazione.
La storia è un fumetto che gli autori definiscono “incazzoso, sporco e cattivo come quelli che si facevano negli anno 60/70”, che ha l’obiettivo di non salvare nessuno, tra destra e sinistra, ambientalisti, chiesa e civiltà del consumo, per far riflettere e sorridere con amarezza. Pesciade, per un mondo peggiore, è opera di Gianfranco Andorno e Gino Carosini, edita nel 2011 da Liberodiscrivere.
(Eleana Marullo)
OLI 321: LETTERE - Burlando e le Cinque Terre
Ex parcheggio di Vernazza - dalla trasmissione Presa diretta di Rai3 |
Tra quanto d’importante detto da Rollando a proposito di Vernazza, si cita: "questo è un paese di trecentocinquanta anime che in estate arriva a contare oltre settemila presenze... i nostri vecchi nel tempo hanno portato la terra dal mare sulle colline per consolidarle e mettere in salvo il paese... noi abbiamo smesso di farlo preoccupandoci invece di far arrivare in questi luoghi persone che non siamo in grado di proteggere...".
Con diversi stili e approcci, negli anni è stato detto e scritto tutto ciò che potesse essere utile e pure superfluo a proposito di “turismo (in)sostenibile” e “cementificazione” alle Cinque Terre; ciononostante, un'ampia fetta di informazione e di cittadini, ragionando del "disastro" di Monterosso e Vernazza, precisa trattarsi di "luoghi in cui non si può dar colpa alla cementificazione perché non c'è mai stata".
Vernazza dopo l'alluvione (fonte Il Secolo XIX) |
Per quale ragione, dopo uno tsunami giudiziario e uno “naturale”, la retorica del "Paradiso delle Cinque Terre" continua a sopravvivere? Durante il periodo dell’alluvione non si è sentita la voce del Parco (commissariato da oltre un anno) che infatti continua a svolgere funzioni di agenzia di viaggi, al più di ufficio di collocamento, certo non di “authority di tutela del territorio”. Anche dopo aver dismesso "il faraone"...
A Genova, a causa dell’alluvione, è in fase di dismissione il sindaco Vincenzi: scaricata anche lei secondo i retroscena dei quotidiani da Burlando che, a sua volta, non è immune da responsabilità in questo (nuovo commissario della stessa emergenza di cui era già commissario dal 2007 - nomina Prodi) e in altri contesti: è lo stesso uomo che difende e promuove le centrali a carbone di Vado e La Spezia, che ha sostenuto e dismesso il "faraone", che ha picconato la provincia di La Spezia quando era in bilico. L'uomo dev'essere fatto di buon cemento armato per resistere ai contromano e agli tsunami naturali e giudiziari. Forse finché ha soldatini da sacrificare? Sopravvivrà all’auto-commissariamento?
Approfondimenti:
Turismo sostenibile/tutela territorio: http://www.speziapolis.org/dp/sostenibile/amantea_2008.pdf
Inchiesta giudiziaria: http://speziapolis.blogspot.com/p/inchiesta-5-terre.html
Ambientalismo: http://speziapolis.blogspot.com/2010/10/legambiente-vergogna.html
(Daniela Patrucco)
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OLI 321: LETTERE - Manuela Arata si lancia su FB
Scrivo per segnalare che qualche giorno fa, sulla mia casella di posta di Facebook ho ricevuto un messaggio misterioso: "Ciao, io con tutta probabilità mi candido a fare il Sindaco, se mi puoi aiutare a raccogliere le firme metti mi piace sulla mia pagina Manuela4Sindaco e fai girare? grazie Manuela". Sul momento sono rimasta un po' spiazzata: chi era costei, e come aveva il mio contatto, dal momento che ho impostato un alto livello di privacy?
Poi ho compreso. Manuela Arata, direttore dell’Ufficio CNR-PSC, fondatrice e presidente dell’Associazione Festival della Scienza di Genova, di cui è anche fondatrice, è la più recente candidata sindaco per le primarie ed ha voluto far sapere proprio a me che si proporrà. Rileggendo il messaggio non posso esimermi però da qualche domanda:
- Come ha avuto il mio nominativo?
- Se la sua idea è di convincermi a farmi votare per lei, anzi, addirittura a cercare sostenitori per la candidatura, sarebbe valsa forse la pena spendere qualche parola sul suo programma? Non tutti sono disposti a cliccare "mi piace" sulla fiducia, specie se trentenni, disoccupati o precari, arrabbiati e con l'acqua alla gola.
- Se la candidata ha avuto il nominativo, come suppongo, perché ho fatto parte dello Staff del Festival della Scienza di cui è presidente e fondatrice, ha presente che l'età media degli animatori scientifici si è drasticamente alzata dalle prime edizioni? che non si tratta più soltanto di studenti universitari che fanno un lavoretto per arrotondare ma di adulti 30-35enni superqualificati per cui il ricavato del lavoro al Festival sarà un tassello per andare avanti e pagarsi le spese, non l'happy hour nella movida? E che gli animatori del Festival percepiscono al netto da 4 a poco più di 6 euro all'ora? E che sono pagati circa sei mesi dopo aver lavorato?
Certo, i soldi sono pochi e il Festival è un evento di prestigio per Genova, ma a renderlo possibile sono proprio le ore di lavoro di animatori sottopagati e comunque entusiasti.
E' questo il modello di valorizzazione delle competenze scientifiche ed intellettuali dei giovani che si applicherà nel suo programma?
La mia non vuole essere una critica distruttiva, non ho nulla contro la candidata, che esporrà, credo, a tempo debito le sue proposte per Genova, ma mi chiedo se questo modo di ricercare il consenso attraverso il web sociale non abbia completamente sbagliato il target, creando una sorta di malumore e fastidio in quanti, nelle mie condizioni che sono purtroppo assai diffuse, diffidano nelle richieste di fiducia incondizionata avanzate da chi si occupa di politica.
(lettera firmata)
Poi ho compreso. Manuela Arata, direttore dell’Ufficio CNR-PSC, fondatrice e presidente dell’Associazione Festival della Scienza di Genova, di cui è anche fondatrice, è la più recente candidata sindaco per le primarie ed ha voluto far sapere proprio a me che si proporrà. Rileggendo il messaggio non posso esimermi però da qualche domanda:
- Come ha avuto il mio nominativo?
- Se la sua idea è di convincermi a farmi votare per lei, anzi, addirittura a cercare sostenitori per la candidatura, sarebbe valsa forse la pena spendere qualche parola sul suo programma? Non tutti sono disposti a cliccare "mi piace" sulla fiducia, specie se trentenni, disoccupati o precari, arrabbiati e con l'acqua alla gola.
- Se la candidata ha avuto il nominativo, come suppongo, perché ho fatto parte dello Staff del Festival della Scienza di cui è presidente e fondatrice, ha presente che l'età media degli animatori scientifici si è drasticamente alzata dalle prime edizioni? che non si tratta più soltanto di studenti universitari che fanno un lavoretto per arrotondare ma di adulti 30-35enni superqualificati per cui il ricavato del lavoro al Festival sarà un tassello per andare avanti e pagarsi le spese, non l'happy hour nella movida? E che gli animatori del Festival percepiscono al netto da 4 a poco più di 6 euro all'ora? E che sono pagati circa sei mesi dopo aver lavorato?
Certo, i soldi sono pochi e il Festival è un evento di prestigio per Genova, ma a renderlo possibile sono proprio le ore di lavoro di animatori sottopagati e comunque entusiasti.
E' questo il modello di valorizzazione delle competenze scientifiche ed intellettuali dei giovani che si applicherà nel suo programma?
La mia non vuole essere una critica distruttiva, non ho nulla contro la candidata, che esporrà, credo, a tempo debito le sue proposte per Genova, ma mi chiedo se questo modo di ricercare il consenso attraverso il web sociale non abbia completamente sbagliato il target, creando una sorta di malumore e fastidio in quanti, nelle mie condizioni che sono purtroppo assai diffuse, diffidano nelle richieste di fiducia incondizionata avanzate da chi si occupa di politica.
(lettera firmata)
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OLI 321
martedì 15 novembre 2011
OLI 320: SOMMARIO
VERSANTE LIGURE -FUORI DAL PALAZZO (Enzo Costa e Aglaja)
ALLUVIONE - Il Consiglio comunale boccia misure di prevenzione (Redazione di OLI)
PAOLO ARVATI - Un rito laico per il commiato (Paola Pierantoni)
CITTA' - Staglieno e la morte della decenza (Giovanna Profumo)
SOCIETA' - Dove un futuro di dignità e di speranza? (Bianca Vergati)
POLITICA - Le donne nell'agenda di Monti (Paola Pierantoni)
TRAFFICO - Pannelli luminosi, molta saggezza scarsa informazione (Giovanna Profumo)
ESTERI - Gli Stati Uniti e l’Islam riformista (Saleh Zaghloul)
PAROLE DEGLI OCCHI - Sabbie libere in Namibia (a cura di Giorgio Bergami)
LETTERE - Salviamo l'Istituto Agrario Marsano (Collegio Docenti Istituto Marsano)
LETTERE - Parole pesanti! Attenzione. (Angelo Guarnieri)
ALLUVIONE - Il Consiglio comunale boccia misure di prevenzione (Redazione di OLI)
PAOLO ARVATI - Un rito laico per il commiato (Paola Pierantoni)
CITTA' - Staglieno e la morte della decenza (Giovanna Profumo)
SOCIETA' - Dove un futuro di dignità e di speranza? (Bianca Vergati)
POLITICA - Le donne nell'agenda di Monti (Paola Pierantoni)
TRAFFICO - Pannelli luminosi, molta saggezza scarsa informazione (Giovanna Profumo)
ESTERI - Gli Stati Uniti e l’Islam riformista (Saleh Zaghloul)
PAROLE DEGLI OCCHI - Sabbie libere in Namibia (a cura di Giorgio Bergami)
LETTERE - Salviamo l'Istituto Agrario Marsano (Collegio Docenti Istituto Marsano)
LETTERE - Parole pesanti! Attenzione. (Angelo Guarnieri)
OLI 320: VERSANTE LIGURE - FUORI DAL PALAZZO
Per non far come tanti
ricorro ad altri spunti:
son molti gli argomenti!
Usciamo dai recinti
per cosmici racconti
su sole, mare, Monti…
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VERSANTE LIGURE
OLI 320: ALLUVIONE - Il Consiglio comunale boccia misure di prevenzione
Consiglio Comunale di Genova, 10 novembre 2011: l'ordine del giorno proposto da alcuni consiglieri, sulle azioni da intraprendere a scopo precauzionale relativamente ai rischi di alluvione a Genova, viene clamorosamente bocciato da una schiacciante maggioranza facente capo ai partiti di governo, astenuta l'opposizione.
Pubblichiamo il testo integrale del documento, rimandando ai lettori la ricerca di un possibile motivo di un voto per noi tanto incomprensibile. Possiamo solo citare una nota rubrica di barzellette della Settimana Enigmistica dal titolo: "Senza parole".
Il fatto sta facendo il giro del Web, aggiungendo ulteriore perplessità sulla capacità di gestione del territorio nella città di Genova.
Premesso che il territorio così come la natura e la storia l’hanno consegnato a noi, è un patrimonio che va amministrato con la massima saggezza sapendo che è un bene limitato, che non è riproducibile.
La sottrazione di anche un solo metro quadrato può significare lo stavolgimento dell’assetto idraulico e l’aumento dei rischi per le persone, oltre al danneggiamento del paesaggio;
Considerato che “costruire sul costruito” deve significare fermare il consumo di territorio, senza aumentare il carico insediativo e di urbanizzazioni primarie e secondarie, in zone già densamente popolate;
Tenuto conto del cambiamento climatico in atto che comporta precipitazioni intense frequenti, e della necessità di affrontare la sicurezza idrogeologica in maniera completa, sia con misure strutturali che non strutturali, come:
Esito della votazione:
favorevoli 6: (Prc, Cappello, Bernabò Brea, Sel)
astenuti 8: (Pdl, Altra Genova, Lega Nord, Maggi)
contrari 23 (Pd, Idv)
(Il testo è stato fatto girare da diverse fonti, tra cui manuelacappello.it e Rifondazione Comunista)
(La redazione di Oli)
Pubblichiamo il testo integrale del documento, rimandando ai lettori la ricerca di un possibile motivo di un voto per noi tanto incomprensibile. Possiamo solo citare una nota rubrica di barzellette della Settimana Enigmistica dal titolo: "Senza parole".
Il fatto sta facendo il giro del Web, aggiungendo ulteriore perplessità sulla capacità di gestione del territorio nella città di Genova.
ORDINE DEL GIORNO IN MERITO ALLA DISCUSSIONE RELATIVA AGLI EVENTI ALLUVIONALI DEL 4 NOVEMBRE 2011
Il Consiglio Comunale di Genova,
Considerato l'impatto che l'alluvione di venerdi 4 novembre 2011 ha avuto su ampie parti del territorio genovese e, in particolare, la morte di 6 persone;Premesso che il territorio così come la natura e la storia l’hanno consegnato a noi, è un patrimonio che va amministrato con la massima saggezza sapendo che è un bene limitato, che non è riproducibile.
La sottrazione di anche un solo metro quadrato può significare lo stavolgimento dell’assetto idraulico e l’aumento dei rischi per le persone, oltre al danneggiamento del paesaggio;
Considerato che “costruire sul costruito” deve significare fermare il consumo di territorio, senza aumentare il carico insediativo e di urbanizzazioni primarie e secondarie, in zone già densamente popolate;
Tenuto conto del cambiamento climatico in atto che comporta precipitazioni intense frequenti, e della necessità di affrontare la sicurezza idrogeologica in maniera completa, sia con misure strutturali che non strutturali, come:
- manutenzione dei corsi e dei versanti;
- riqualificazione del patrimonio forestale;
- vincoli urbanistici, assicurazioni, prevenzione e protezione civile;
- la rinaturalizzazione dei rii, compresi i loro versanti, permettendo la creazione di aree golenali, aumentando la capacità di ritenzione delle acque e la dissipazione dell’energia per ridurre il rischio idrogeologico più a valle,come stanno facendo da anni sulla Loira, in Francia, sulla Drava in Austria o sul Reno in Germania;
- aumento di territorio permeabile;
- demolizione di strutture in argine,
impegna la Sindaco e la Giunta a:
- predisporre emendamenti al PUC in modo da aumentare la quantità di territorio permeabile nel Comune di Genova, non autorizzando nuovi insediamenti e parcheggi in aree naturali e inondabili;
- implementare protocolli certi e non ambigui con sistemi integrati di allarme per la gestione dell'emergenza in tutto il territorio comunale;
- non adeguarsi alla sconcertante diminuzione della distanza dai fiumi per le nuovi costruzioni, approvato recentemente dal Consiglio Regionale Ligure;
- rivendicare il proprio ruolo di governo del territorio, esprimendo la propria contrarieta' al “silenzio – assenso” previsto in un disegno di legge depositato dalla Giunta Regionale per i permessi a costruire;
- attivarsi verso le competenti autorità di polizia territoriale per procedere senza indugio all’abbattimento di quegli edifici situati sugli argini che riducono la sicurezza, prevedendone la ricollocazione e la rimozione di qulunque deposito/accumulo di inerti vicino ai tratti fluviali;
- intervenire prioritariamente in quei corsi con particolare emergenza idraulica, per aumentare la capacità di smaltimento dei tronchi coperti, fino a soddisfare lo smaltimento della portata 200-ennale;
- aiutare economicamente gli alluvionati per riavviare le attività, non dimenticandosi dei cittadini di Sestri Ponente alcuni dei quali ad oggi sono a rischio di fallimento per mancati finanziamenti;
Esito della votazione:
favorevoli 6: (Prc, Cappello, Bernabò Brea, Sel)
astenuti 8: (Pdl, Altra Genova, Lega Nord, Maggi)
contrari 23 (Pd, Idv)
(Il testo è stato fatto girare da diverse fonti, tra cui manuelacappello.it e Rifondazione Comunista)
(La redazione di Oli)
OLI 320: PAOLO ARVATI - Un rito laico per il commiato
Pochi giorni fa è morto Paolo Arvati. Nell’articolo che gli dedica Luca Borzani su La Repubblica ed. Genova di mercoledì 9 novembre troviamo le parole che descrivono la sua opera: sociologo, direttore dell’Istituto Gramsci, esperto di statistica di livello nazionale, docente universitario, dirigente del Comune di Genova, intellettuale rigoroso, militante del Pci, ma, scrive Borzani: “soprattutto era la Cgil il suo riferimento”. Infatti era stato dirigente sindacale, nella Cgil Scuola e nella Camera del Lavoro, ma non era invecchiato nel sindacato, aveva saputo cambiare. Il suo legame col movimento sindacale e operaio però non si era mai interrotto, e si era espresso nella sua attività di ricerca storica e sociale.
Un rito laico lo ha salutato, come avevano chiesto lui e sua moglie. Il luogo, un piazzale all’aperto, quello della Camera del Lavoro di Genova.
La sfera del trascendente, del religioso, non era assente: la rappresentava un amico, sindacalista e membro della Tavola Valdese, ma si presentava sotto la forma della ricerca, della indagine etica e intellettuale, dell’interrogativo, e non sotto quella dell’affidamento e della fede.
E’ stato un rito semplice, che è riuscito a restituire l’immagine della persona che si stava salutando: una personalità limpida, e schiva, priva di qualsiasi boria; una grande intelligenza e uno stile di lavoro e di vita caratterizzato dal rigore; una inesauribile curiosità intellettuale e una costante disponibilità verso tutti.
Le persone che affollavano il cortile, dal racconto di questa vita che avevano avuto la fortuna di incrociare, ricevevano di riflesso frammenti della propria.
Nello spazio di un’ora la cerimonia si è conclusa. Tutto, mi pare, era in armonia col carattere di Arvati.
Nel momento del commiato incontro un compagno della Cgil, ora in pensione, che dice: “I riti bisognerebbe abolirli. Tutti i riti”. L’amica che è con me reagisce “No, i riti sono essenziali, anche per chi è laico. Non possiamo fare a meno dei riti!”.
Paolo Arvati ha potuto avere un luogo che ha accolto, con dignità e senso, il rito laico del suo commiato.
Ma questa è una possibilità rara, nata da una storia personale non comune.
Per la maggioranza non esistono luoghi in cui svolgere riti alternativi a quelli religiosi. Dovrebbero essere luoghi belli, diffusi in tutti i quartieri. Una città rispettosa delle storie, dei sentimenti e dei pensieri di tutti i suoi cittadini dovrebbe essere capace di crearli.
Hanno parlato di Paolo: Ilvano Bosco, segretario della Camera del Lavoro; Adriano Bertolini, membro della Tavola Valdese; Marco Doria, storico; Giorgio Ghezzi, presidente della Fondazione Di Vittorio.
(Paola Pierantoni)
Un rito laico lo ha salutato, come avevano chiesto lui e sua moglie. Il luogo, un piazzale all’aperto, quello della Camera del Lavoro di Genova.
La sfera del trascendente, del religioso, non era assente: la rappresentava un amico, sindacalista e membro della Tavola Valdese, ma si presentava sotto la forma della ricerca, della indagine etica e intellettuale, dell’interrogativo, e non sotto quella dell’affidamento e della fede.
E’ stato un rito semplice, che è riuscito a restituire l’immagine della persona che si stava salutando: una personalità limpida, e schiva, priva di qualsiasi boria; una grande intelligenza e uno stile di lavoro e di vita caratterizzato dal rigore; una inesauribile curiosità intellettuale e una costante disponibilità verso tutti.
Le persone che affollavano il cortile, dal racconto di questa vita che avevano avuto la fortuna di incrociare, ricevevano di riflesso frammenti della propria.
Nello spazio di un’ora la cerimonia si è conclusa. Tutto, mi pare, era in armonia col carattere di Arvati.
Nel momento del commiato incontro un compagno della Cgil, ora in pensione, che dice: “I riti bisognerebbe abolirli. Tutti i riti”. L’amica che è con me reagisce “No, i riti sono essenziali, anche per chi è laico. Non possiamo fare a meno dei riti!”.
Paolo Arvati ha potuto avere un luogo che ha accolto, con dignità e senso, il rito laico del suo commiato.
Ma questa è una possibilità rara, nata da una storia personale non comune.
Per la maggioranza non esistono luoghi in cui svolgere riti alternativi a quelli religiosi. Dovrebbero essere luoghi belli, diffusi in tutti i quartieri. Una città rispettosa delle storie, dei sentimenti e dei pensieri di tutti i suoi cittadini dovrebbe essere capace di crearli.
Hanno parlato di Paolo: Ilvano Bosco, segretario della Camera del Lavoro; Adriano Bertolini, membro della Tavola Valdese; Marco Doria, storico; Giorgio Ghezzi, presidente della Fondazione Di Vittorio.
(Paola Pierantoni)
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OLI 320: CITTA' - Staglieno e la morte della decenza
- E’ quello il tempio laico?
- Vuole dire il container? – risponde l’uomo all’ingresso – perché noi lo chiamiamo così… - sorride sarcastico
- Ma è terminato?
- Sì, certo! E’ terminato. Dal progetto sembrava un’altra cosa… invece è venuta fuori quella roba lì! - Lo sguardo schifato indica la distanza non solo fisica tra lui e il grande cassone.
La struttura, un solido triste e grigio è privo di finestre, solo anonime porte lignee ne interrompono la monocromia avvilente.
In quel luogo, a Staglieno, si raduneranno i congiunti di chi non si riconosce in alcuna fede. Ma ad un primo sguardo – l’interno è inaccessibile – il progetto realizzato anziché accogliere, allontana, respinge, avvilisce.
Chi vorrebbe dare l’estremo saluto in quel capannone?
Quale pensiero creativo ha guidato il disegno?
E quanto sono costati progetto e realizzazione?
Staglieno – cimitero monumentale di Genova – offre a fine ottobre un’immagine generalmente piacevole. Le tombe sono cosparse di fiori ed anche quelli finti, ad una certa distanza, fanno la loro figura. Tra i viali si incontrano piccoli gruppi di visitatori che, foglietto alla mano, cercano defunti dispersi. I parcheggi attorno al cimitero sono stracolmi e i vigili vigilano. E’ un pienone di gente che non deve comprare nulla, se non fiori.
Un pannello all’ingresso ricorda tombe storiche di eroi patri e letterati. Un’altra locandina, slogan su sfondo rosso IL COMUNE AMICO DEI CITTADINI, segnala il programma di viste guidate. E la gente fluisce leggera, chiacchiera, passeggia, pulisce le tombe come il tinello di casa e le arreda di fiori.
Il tinello di casa, appunto. Perché nei servizi del cimitero di Staglieno - quelli del COMUNE AMICO DEI CITTADINI, poco distanti dall’ingresso - è meglio non entrare. Sono oltre il confine politico che indica il baratro di una gestione inconsapevole. Quella che non può o non vuole considerare che anche i cessi – non si potrebbero definire altrimenti – fanno parte del “pacchetto turistico” di uno dei cimiteri più importanti d’Europa.
E forse nell’indicare un programma di visite guidate andrebbero presi in considerazione.
E comunque – vocazione turistica a parte – dovrebbero essere mantenuti con il massimo decoro nel rispetto di chi a Staglieno si ritrova con il proprio dolore.
Qui, tra le altre, anche la morte della decenza trova un suo spazio.
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)
- Vuole dire il container? – risponde l’uomo all’ingresso – perché noi lo chiamiamo così… - sorride sarcastico
- Ma è terminato?
- Sì, certo! E’ terminato. Dal progetto sembrava un’altra cosa… invece è venuta fuori quella roba lì! - Lo sguardo schifato indica la distanza non solo fisica tra lui e il grande cassone.
La struttura, un solido triste e grigio è privo di finestre, solo anonime porte lignee ne interrompono la monocromia avvilente.
In quel luogo, a Staglieno, si raduneranno i congiunti di chi non si riconosce in alcuna fede. Ma ad un primo sguardo – l’interno è inaccessibile – il progetto realizzato anziché accogliere, allontana, respinge, avvilisce.
Chi vorrebbe dare l’estremo saluto in quel capannone?
Quale pensiero creativo ha guidato il disegno?
E quanto sono costati progetto e realizzazione?
Staglieno – cimitero monumentale di Genova – offre a fine ottobre un’immagine generalmente piacevole. Le tombe sono cosparse di fiori ed anche quelli finti, ad una certa distanza, fanno la loro figura. Tra i viali si incontrano piccoli gruppi di visitatori che, foglietto alla mano, cercano defunti dispersi. I parcheggi attorno al cimitero sono stracolmi e i vigili vigilano. E’ un pienone di gente che non deve comprare nulla, se non fiori.
Un pannello all’ingresso ricorda tombe storiche di eroi patri e letterati. Un’altra locandina, slogan su sfondo rosso IL COMUNE AMICO DEI CITTADINI, segnala il programma di viste guidate. E la gente fluisce leggera, chiacchiera, passeggia, pulisce le tombe come il tinello di casa e le arreda di fiori.
Il tinello di casa, appunto. Perché nei servizi del cimitero di Staglieno - quelli del COMUNE AMICO DEI CITTADINI, poco distanti dall’ingresso - è meglio non entrare. Sono oltre il confine politico che indica il baratro di una gestione inconsapevole. Quella che non può o non vuole considerare che anche i cessi – non si potrebbero definire altrimenti – fanno parte del “pacchetto turistico” di uno dei cimiteri più importanti d’Europa.
E forse nell’indicare un programma di visite guidate andrebbero presi in considerazione.
E comunque – vocazione turistica a parte – dovrebbero essere mantenuti con il massimo decoro nel rispetto di chi a Staglieno si ritrova con il proprio dolore.
Qui, tra le altre, anche la morte della decenza trova un suo spazio.
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)
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OLI 320: SOCIETA' - Dove un futuro di dignità e di speranza?
Disegno di Guido Rosato |
Sara, milanese, mezza friulana, risata argentina, 21 anni, è al terzo anno di letteratura e arte inglese ad Edimburgo, pure per lei tasse zero, è una che sgobba, ha all’attivo un anno di liceo in Australia e spazia pure nello studio perché ci ha infilato anche esami di psicologia e business: là si può, un bel vantaggio.
Fa parte della society della sua facoltà, ovvero un’associazione di studenti entusiasti che organizza quasi ogni settimana convegni e incontri con scrittori, artisti: le society sono presenti in ogni corso, sono molto attive e seguite come eventi culturali in città (http://literaturesociety.tumblr.com/). Neppure un penny di finanziamenti, ma lei e altri volenterosi si procurano fondi facendo dolcetti che vendono per beneficenza. Un gran successo nell’intervallo, finiscono in un battibaleno biscotti, salame di cioccolato e tortine a mezzo pound.
Pubblicano pure un magazine letterario, http://publishedinburgh.weebly.com/ e forse vorrebbero stare lì per sempre.
Elisabeth, spezzina, di madre austriaca, 19 anni, studia a Genova lingue, russo, tedesco e inglese ed ha superato il test d’ammissione al corso di traduttrice simultanea. I suoi progetti? La triennale e poi via, per una scuola di specializzazione all’estero, se possibile lavorando.
Andrea, 26 anni, genovese,ingegnere, laureato bene ma un anno in ritardo: tanti colloqui e curricula ma, per ora, nessun lavoro.
Massimo vive a Genova, ha studiato ingegneria meccanica, 24 anni appena compiuti, si è laureato con il massimo dei voti; riceve una chiamata da una multinazionale: 900 euro lordi al mese fuori sede.
Riccardo, 30 anni, economia con specialistica tributaria, lavorava con contratto a tempo indeterminato per un’azienda che stila bilanci. In giro per l’Italia senza orario e poca soddisfazione, ora è andato a Londra per il doppio dello stipendio e un lavoro che l’entusiasma, anche se il contratto è per tre anni.
Così Leonardo, Francesco, Valentina, Federica e molti altri sono in giro per il mondo, chi per studio, chi per lavoro. In attesa, accettando sfide e sacrifici e invidiando un po’ Pepè e il suo paese.
In attesa che si faccia qualcosa, come ha detto il nuovo Presidente del Consiglio Monti, almeno lo speriamo tanto "lo dobbiamo ai nostri figli, alle nuove generazioni per un futuro di dignità e di speranza".
(Bianca Vergati)
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OLI 320: POLITICA - Le donne nell'agenda di Monti
Giri perplessi di telefonate alla notizia, diffusa dalle agenzie, che Monti avrebbe avuto consultazioni anche con le rappresentanze istituzionali di donne e giovani. ADN Kronos, aggionamento del 14 novembre, ore 20:19 specifica che “Lo ha annunciato Mario Monti al termine degli incontri di oggi a Palazzo Giustiniani, sottolineando come si tratti di 'ambiti cruciali della nostra società' perché 'quasi sempre' ciò che 'giova ai giovani, giova anche al paese. E questo vale anche per le donne'”.
Quando mai abbiamo avuto una rappresentanza istituzionale? Si chiedono amiche perplesse, lunga storia di movimento delle donne alle spalle e nel presente.
Poi un approfondimento via internet fa capire che “alle 16.30 arriva la rappresentanza delle donne italiane, con la delegazione della Rete Nazionale delle Consigliere e dei Consiglieri di Parità”.
Peccato che le Consigliere e i Consiglieri di parità non abbiano affatto il compito di “rappresentare le donne”, ma di vigilare sulla applicazione di leggi che garantiscono parità e pari opportunità a tutti i soggetti, comprese le donne.
La confusione delle parole determina la confusione delle idee. Ci auguriamo che Monti questo lo abbia ben chiaro, per il bene del Paese, degli uomini e delle donne che lo abitano.
(Paola Pierantoni)
Quando mai abbiamo avuto una rappresentanza istituzionale? Si chiedono amiche perplesse, lunga storia di movimento delle donne alle spalle e nel presente.
Poi un approfondimento via internet fa capire che “alle 16.30 arriva la rappresentanza delle donne italiane, con la delegazione della Rete Nazionale delle Consigliere e dei Consiglieri di Parità”.
Peccato che le Consigliere e i Consiglieri di parità non abbiano affatto il compito di “rappresentare le donne”, ma di vigilare sulla applicazione di leggi che garantiscono parità e pari opportunità a tutti i soggetti, comprese le donne.
La confusione delle parole determina la confusione delle idee. Ci auguriamo che Monti questo lo abbia ben chiaro, per il bene del Paese, degli uomini e delle donne che lo abitano.
(Paola Pierantoni)
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Paola Pierantoni,
POLITICA
OLI 320: TRAFFICO - Pannelli luminosi, molta saggezza scarsa informazione
Comprare merce falsa alimenta l’illegalità.
Ecco il preavviso apparso a caratteri luminosi sul pannello destinato alle info sulla viabilità il giorno 7 novembre verso le 17.30 in Via Pieragostini.
Comprare merce falsa alimenta l’illegalità.
All’estero – ma anche in molte città d’Italia - la segnaletica luminosa viene utilizzata semplicemente per aggiornare gli automobilisti sulla disponibilità dei parcheggi cittadini, sul traffico nella rete stradale ed eventuali allarmi meteo.
A Genova, talvolta, non sanno che farsene di quei pannelli. E, consapevoli della scarsa coscienza civile che abita le persone, decidono di utilizzarli a scopo formativo.
Per questa ragione di seguito ecco alcune frasi alle quali i responsabili degli spazi potrebbero ricorrere in futuro:
Scippare le vecchiette è reato
Non si picchiano i bambini
Onora il padre e la madre
Nessuno è profeta in patria
C’è del marcio in Danimarca
Meglio un uovo oggi che una gallina domani
Non superare il limite di velocità
Finché c’è vita c’è speranza
Nel periodo natalizio i pannelli luminosi potrebbero essere utilizzati come le finestrelle del calendario dell’avvento. Ogni giorno un’immagine diversa.
Poi non importa che il cittadino europeo in visita a Genova non sappia dove parcheggiare e dove siano i posti auto disponibili.
Vogliamo mettere?
Cosa c’è di più consolante di una bella pillola di saggezza?
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)
Ecco il preavviso apparso a caratteri luminosi sul pannello destinato alle info sulla viabilità il giorno 7 novembre verso le 17.30 in Via Pieragostini.
Comprare merce falsa alimenta l’illegalità.
All’estero – ma anche in molte città d’Italia - la segnaletica luminosa viene utilizzata semplicemente per aggiornare gli automobilisti sulla disponibilità dei parcheggi cittadini, sul traffico nella rete stradale ed eventuali allarmi meteo.
A Genova, talvolta, non sanno che farsene di quei pannelli. E, consapevoli della scarsa coscienza civile che abita le persone, decidono di utilizzarli a scopo formativo.
Per questa ragione di seguito ecco alcune frasi alle quali i responsabili degli spazi potrebbero ricorrere in futuro:
Scippare le vecchiette è reato
Non si picchiano i bambini
Onora il padre e la madre
Nessuno è profeta in patria
C’è del marcio in Danimarca
Meglio un uovo oggi che una gallina domani
Non superare il limite di velocità
Finché c’è vita c’è speranza
Nel periodo natalizio i pannelli luminosi potrebbero essere utilizzati come le finestrelle del calendario dell’avvento. Ogni giorno un’immagine diversa.
Poi non importa che il cittadino europeo in visita a Genova non sappia dove parcheggiare e dove siano i posti auto disponibili.
Vogliamo mettere?
Cosa c’è di più consolante di una bella pillola di saggezza?
(Giovanna Profumo - foto dell'autrice)
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OLI 320: ESTERI - Gli Stati Uniti e l’Islam riformista
In un articolo sul giornale libanese Al-Akhbar in lingua inglese, Asàd AbuKhalil, professore di scienze politiche all’Università americana di California, racconta la storia della riforma progressista dell’Islam tentata in Egitto da Nasser negli anni 1950 e 1960: C'era una guerra civile all'interno dell'Islam, l'Arabia Saudita e le altre dittature filo-americane del Medio Oriente sostenevano un Islam reazionario e conservatore definito dagli standard del wahabismo, uno dei movimenti religiosi più intolleranti ed esclusivisti nell'Islam. Mentre, Nasser, sosteneva e promuoveva un Islam molto diverso. Era un Islam che sosteneva l'uguaglianza di genere, promuoveva le donne e combatteva l'oscurantismo. Nasser ha usato l’istituzione religiosa più importante d'Egitto, al-Azhar, attraverso il suo alleato, il capo religioso Mahmud Shaltut, per una effettuare una riforma illuminata dell'Islam.
Sotto Nasser, al-Azhar ha aperto le sue porte alle donne, ed è finito il takfir (dichiarazione di infedeltà) dei musulmani sciiti. “Nasser - scrive il professore americano d’origine libanese - aveva emarginato e addirittura espulso quei religiosi fanatici dei Fratelli Musulmani che hanno (successivamente) ispirato Al-Qaeda ed altri gruppi del genere”. E tutti i religiosi reazionari sono fuggiti dall’Egitto e sono stati accolti dalle monarchie del Golfo che li ha assunti come educatori, consulenti, sacerdoti e personaggi televisivi. Ma Nasser non ha avuto contro solo l'Arabia Saudita e la sua ricchezza petrolifera: ha dovuto anche affrontare i governi statunitense e occidentali. “Gli Stati Uniti, per sostenere Israele e perché erano più preoccupati del comunismo e delle sinistre, hanno sostenuto la versione reazionaria dell'Islam e le organizzazioni musulmane create dall'Arabia Saudita. Gli Stati Uniti hanno combattuto ferocemente contro l’Islam progressista di Nasser e stavano nello stesso campo con l'Arabia Saudita e le altre monarchie del Golfo che hanno promosso i valori e le dottrine conservatrici”.
Questa guerra andò avanti per anni, nella quale Nasser ha segnato grandi colpi: alcune nuove e vecchie repubbliche (Libia, Siria e Iraq) sono state influenzate da Nasser. Persino il leader dei Fratelli musulmani siriani Mustafa Sibai era sulla difensiva ed ha scritto un libro intitolato "Il socialismo dell'Islam". “I Fratelli musulmani – scrive AbuKhalil - sono stati creati per assomigliare a dei difensori di un ordine di morte. Nasser (con precisione) ha associato quell'Islam al suo sponsor: l'Arabia Saudita. Era l'Islam che serve il colonialismo, egli sosteneva”.
Nasser morì nel 1970 e il suo successore Sadat (guardando a Washington), ha liberato dal carcere tutti gli estremisti islamici e li ha scatenati nei campus universitari egiziani. Sadat (e i suoi alleati sauditi), volevano che gli islamisti contrastassero la sinistra ed i nazionalisti arabi. E’ stato inferto un duro colpo alla laicità: il suo grande e più credibile sponsor, Nasser, era morto. “Dopo il 1970 – scrive AbuKhalil -, siamo entrati nell'era saudita cioè l’era della prevalenza dell'Islam reazionario. Questo Islam ha ricevuto un'ulteriore spinta negli anni ottanta, quando è stato sostenuto dai miliardi e dalle armi degli Stati Uniti in Afghanistan. Il resto è storia distorta.”
(Saleh Zaghloul)
Sotto Nasser, al-Azhar ha aperto le sue porte alle donne, ed è finito il takfir (dichiarazione di infedeltà) dei musulmani sciiti. “Nasser - scrive il professore americano d’origine libanese - aveva emarginato e addirittura espulso quei religiosi fanatici dei Fratelli Musulmani che hanno (successivamente) ispirato Al-Qaeda ed altri gruppi del genere”. E tutti i religiosi reazionari sono fuggiti dall’Egitto e sono stati accolti dalle monarchie del Golfo che li ha assunti come educatori, consulenti, sacerdoti e personaggi televisivi. Ma Nasser non ha avuto contro solo l'Arabia Saudita e la sua ricchezza petrolifera: ha dovuto anche affrontare i governi statunitense e occidentali. “Gli Stati Uniti, per sostenere Israele e perché erano più preoccupati del comunismo e delle sinistre, hanno sostenuto la versione reazionaria dell'Islam e le organizzazioni musulmane create dall'Arabia Saudita. Gli Stati Uniti hanno combattuto ferocemente contro l’Islam progressista di Nasser e stavano nello stesso campo con l'Arabia Saudita e le altre monarchie del Golfo che hanno promosso i valori e le dottrine conservatrici”.
Questa guerra andò avanti per anni, nella quale Nasser ha segnato grandi colpi: alcune nuove e vecchie repubbliche (Libia, Siria e Iraq) sono state influenzate da Nasser. Persino il leader dei Fratelli musulmani siriani Mustafa Sibai era sulla difensiva ed ha scritto un libro intitolato "Il socialismo dell'Islam". “I Fratelli musulmani – scrive AbuKhalil - sono stati creati per assomigliare a dei difensori di un ordine di morte. Nasser (con precisione) ha associato quell'Islam al suo sponsor: l'Arabia Saudita. Era l'Islam che serve il colonialismo, egli sosteneva”.
Nasser morì nel 1970 e il suo successore Sadat (guardando a Washington), ha liberato dal carcere tutti gli estremisti islamici e li ha scatenati nei campus universitari egiziani. Sadat (e i suoi alleati sauditi), volevano che gli islamisti contrastassero la sinistra ed i nazionalisti arabi. E’ stato inferto un duro colpo alla laicità: il suo grande e più credibile sponsor, Nasser, era morto. “Dopo il 1970 – scrive AbuKhalil -, siamo entrati nell'era saudita cioè l’era della prevalenza dell'Islam reazionario. Questo Islam ha ricevuto un'ulteriore spinta negli anni ottanta, quando è stato sostenuto dai miliardi e dalle armi degli Stati Uniti in Afghanistan. Il resto è storia distorta.”
(Saleh Zaghloul)
OLI 320: LETTERE - Salviamo l'Istituto Agrario Marsano
Riceviamo dal Collegio dei docenti dell'Istituto Marsano una lettera in risposta all'articolo di Oli 319 dove abbiamo parlato del progetto di nuova strada a Sant Ilario e dei danni che ne derivano al parco dell’istituto stesso. Pubblichiamo la presa di posizione del Collegio dei docenti.
Il Collegio dei Docenti
Sentita la relazione del dirigente scolastico prof.ssa Marcella Rogai nella quale si evidenzia che:
- da giorni si leggono sui quotidiani locali notizie confuse ed imprecise sulla “strada di S. Ilario”;
- la soluzione progettuale che, nei giorni scorsi, è stata descritta solo verbalmente all'Istituto dall'Assessore Margini corrisponde nella sostanza a quella già proposta l'anno scorso, quando era stata addirittura inserita nella cosiddetta variantona al PUC (e poi stralciata a seguito delle Osservazioni e di un ricorso al Tar dell'Istituto), destinata a tagliare in due parti il Podere Costigliolo, nucleo centrale e di maggior valore del parco di pertinenza dell'Istituto;
- che l’Istituto, fondato nel 1882 su lascito di Bernardo Marsano, quale Regia Scuola di Agricoltura, è da 129 anni un riferimento per Sant’Ilario e per la città, come abbiamo potuto nuovamente constatare anche nel corso della recente “Settimana dei Paesaggi sensibili”, che si è svolta dal 15 al 22 di ottobre: Italia Nostra ha infatti eletto il Podere Costigliolo a “Paesaggio agrario sensibile”;
- che sono intervenuti alle iniziative proposte dalla scuola esponenti delle istituzioni particolarmente attenti ai temi trattati, genitori, ex studenti ed anche cittadini che negli anni si sono confrontati con le innumerevoli iniziative proposte dal nostro Istituto.
Considerato che
Al Marsano ci chiediamo: ma perché si deve proprio tagliare il Podere Costogliolo con la ferita di una strada che lo attraversa in pieno per arrivare a via del pianello, pena l’esproprio e quindi pena la cessazione delle attività educativo/didattico/formative che hanno una così unica e preziosa ricaduta sulla città?
Il Collegio Docenti
delibera che
la soluzione proposta non è assolutamente accettabile, sia per le esigenze connesse ai vincoli culturale e paesaggistico che tutelano unitariamente i beni dell'Istituto, sia per elementari esigenze di sicurezza di studenti e docenti, che uscendo dall'edificio principale della scuola per recarsi nelle serre per le esercitazioni pratiche dovrebbero attraversare quello che oggi è un viale privato, ma che in questo modo diventerebbe di fatto una strada pubblica.
Il Collegio delibera, inoltre, di dare ampio mandato alla Dirigente ed agli organi collegiali, deputati alla gestione dell’attività dell’Istituto Marsano, affinché il patrimonio paesaggistico della nostra scuola (dichiarato di "interesse culturale particolarmente importante" il 3 marzo 2011, con Decreto del Direttore Regionale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria) sia salvaguardato secondo quanto prescrivono le leggi nazionali ed europee.
Approvato all’unanimità nella seduta del 11 novembre 2011
Il Collegio dei Docenti
Sentita la relazione del dirigente scolastico prof.ssa Marcella Rogai nella quale si evidenzia che:
- da giorni si leggono sui quotidiani locali notizie confuse ed imprecise sulla “strada di S. Ilario”;
- la soluzione progettuale che, nei giorni scorsi, è stata descritta solo verbalmente all'Istituto dall'Assessore Margini corrisponde nella sostanza a quella già proposta l'anno scorso, quando era stata addirittura inserita nella cosiddetta variantona al PUC (e poi stralciata a seguito delle Osservazioni e di un ricorso al Tar dell'Istituto), destinata a tagliare in due parti il Podere Costigliolo, nucleo centrale e di maggior valore del parco di pertinenza dell'Istituto;
- che l’Istituto, fondato nel 1882 su lascito di Bernardo Marsano, quale Regia Scuola di Agricoltura, è da 129 anni un riferimento per Sant’Ilario e per la città, come abbiamo potuto nuovamente constatare anche nel corso della recente “Settimana dei Paesaggi sensibili”, che si è svolta dal 15 al 22 di ottobre: Italia Nostra ha infatti eletto il Podere Costigliolo a “Paesaggio agrario sensibile”;
- che sono intervenuti alle iniziative proposte dalla scuola esponenti delle istituzioni particolarmente attenti ai temi trattati, genitori, ex studenti ed anche cittadini che negli anni si sono confrontati con le innumerevoli iniziative proposte dal nostro Istituto.
Considerato che
Al Marsano ci chiediamo: ma perché si deve proprio tagliare il Podere Costogliolo con la ferita di una strada che lo attraversa in pieno per arrivare a via del pianello, pena l’esproprio e quindi pena la cessazione delle attività educativo/didattico/formative che hanno una così unica e preziosa ricaduta sulla città?
Il Collegio Docenti
delibera che
la soluzione proposta non è assolutamente accettabile, sia per le esigenze connesse ai vincoli culturale e paesaggistico che tutelano unitariamente i beni dell'Istituto, sia per elementari esigenze di sicurezza di studenti e docenti, che uscendo dall'edificio principale della scuola per recarsi nelle serre per le esercitazioni pratiche dovrebbero attraversare quello che oggi è un viale privato, ma che in questo modo diventerebbe di fatto una strada pubblica.
Il Collegio delibera, inoltre, di dare ampio mandato alla Dirigente ed agli organi collegiali, deputati alla gestione dell’attività dell’Istituto Marsano, affinché il patrimonio paesaggistico della nostra scuola (dichiarato di "interesse culturale particolarmente importante" il 3 marzo 2011, con Decreto del Direttore Regionale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria) sia salvaguardato secondo quanto prescrivono le leggi nazionali ed europee.
Approvato all’unanimità nella seduta del 11 novembre 2011
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OLI 320
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