Epoca di anniversari. Dieci anni dal G8. Per me, all’epoca sindacalista Cgil, non sono solo le emozioni, i fatti, la vitalità e i drammi di quei tre giorni a tornare in superficie, ma i tormenti che li hanno preceduti e seguiti all’interno del sindacato. Ci ripenso perché sono emblematici di una difficoltà di rapporto tra grandi strutture organizzate e movimenti che blocca le possibilità di cambiamento, in allora come adesso.
A premessa alcuni fatti e date.
Un direttivo Cgil del 12 giugno 2001 fu il primo ed unico momento di discussione politica della Cgil genovese “in preparazione del G8”. La Cgil nazionale, e quella di Genova e della Liguria non aderirono all’appello del GSF. Nei tre giorni del G8 “l’apparato politico” della Cgil fu invitato a “presidiare” la sede nel timore di possibili attacchi. Chi andò alle iniziative fu considerato “in ferie”, decisione poi rientrata dopo le proteste degli interessati. Aderì invece qualche Camera del lavoro di altre città e la Fiom nazionale: sabato 21 luglio il pulmino della Fiom fu per molti una zattera nella tempesta. Il 24 luglio il direttivo della Cgil fu nuovamente convocato e decise a maggioranza di rinviare a settembre la discussione su quel che era avvenuto a Genova.
Attraverso qualche frammento dagli appunti di quei giorni tento un ritratto di questo G8 parallelo.
“… Nessuna discussione ha coinvolto, preparato in questi mesi passati i lavoratori e noi stessi ad affrontare i temi che faranno sì che tra un mese Genova sarà epicentro di cose piuttosto complicate … è come se in tutto questo periodo un torrente ci sia corso di lato mentre noi stavamo attenti a non farci bagnare … In tutti questi mesi non abbiamo stabilito un rapporto con questa discussione e con questi soggetti. Potevamo farlo o tentare di farlo? … Al direttivo è intervenuto un ragazzo che ha provato a spiegare qualcosa del GSF. E’ stato interrotto molte volte, l’equazione era: movimenti anti global e GSF = centri sociali casinisti e pericolosi da tenere alla larga. Ma una persona giovane non la si cassa così, si fa parlare e poi si contro argomenta.”
“… Per un mese almeno la città è stata piena di dibattiti, presentazione di libri, di riviste … i genovesi hanno risposto in gran numero, pochissimi i sindacalisti visti in giro: è illogico che i dirigenti sindacali non siano stati spinti a seguire i dibattiti, a rendersi conto di persona, e non tramite TV, di quel che avveniva, anche alle manifestazioni, che è sempre parecchio diverso dal sentirselo raccontare.”
“ … Noi siamo in ritardo e lontani. Ormai noi siamo lontani dal rapporto con i punti di sofferenza più acuta dell’epoca attuale, lontani dalle persone giovani non appiattite sulla apatia”
“… Rinviata a settembre la discussione sui fatti del G8. Mi rammarico di non avere avuto l’autonomia di pensiero ed emotiva per dire il mio no a questo congelamento che contrasta con tutto quello che penso e sento. Grande delusione nei confronti di me stessa. Come si può bloccare una cosa così evidentemente naturale come quella di confrontarsi su un evento così coinvolgente, così importante, appena avvenuto, ed anzi ancora in corso? In questi giorni ognuno di noi vive il suo trauma individualmente, qui in Cgil è tutto un andare e venire da una stanza all’altra, ma non siamo monaci in un convento!”
(Paola Pierantoni)
martedì 19 luglio 2011
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