Nel suo secondo discorso strategico sul medio oriente, dopo quello de Il Cairo nel settembre del 2009, il presidente Obama ha affermato che "Una pace duratura tra palestinesi ed israeliani è sinonimo di due Stati con i confini del 1967. I palestinesi devono avere uno stato sovrano". L'Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen ha giudicato positivamente il richiamo di Obama ai confini del 1967 quale base di partenza di un accordo di pace, mentre il rifiuto di Israele è puntualmente arrivato con il premier israeliano Benyamin Netanyahu che ha ribadito il no a un ritiro di Israele sui confini del 1967, cioè da tutti i territori della Cisgiordania, compresi i quartieri arabi di Gerusalemme est, occupati da Israele in quella data.
C’è da ricordare che la risoluzione n. 181 dell’Onu del 1947, riconosce ad Israele il 56% del territorio storico della Palestina e che la proposta di Obama sui confini del 1967 riconosce ad Israele il 78% di tale territorio: l’assurdo è che siano proprio gli israeliani a non essere d’accordo. Fabio Scuto su La Repubblica di Sabato 21 Maggio parla di amarezza e rabbia di Netanyahu che "considera Obama ormai quasi un suo nemico" e che non c'è dubbio che ora in poi tenterà in ogni modo di impedire la sua rielezione facendo leva sulle grandi lobby ebraiche negli States.
Obama, dopo aver ricevuto Netanyahu, si presenta proprio davanti alla platea di una delle principali lobby ebraiche americane (l'Aipac) e fa un discorso che nella sua parte iniziale (e maggiore) non fa altro che assicurare l’appoggio ad Israele: "avere Israele forte e sicuro rientra negli interessi strategici degli Stati Uniti, che sono impegnati a mantenere la superiorità della forza militare israeliana nella regione". Attacca l’Iran ed assicura che impedirà che si impossessi di armi nucleari, attacca Hamas e chiede che riconosca Israele, dice persino che la riconciliazione tra Hamas e Al Fatah è preoccupante. Ma è chiaro che tutto è funzionale a ribadire la linea dell’amministrazione Usa espressa nei giorni precedenti: " i legami tra gli Stati Uniti e Israele restano indistruttibili, anche se a volte si è in disaccordo, come accade tra amici”. La novità è che “le parti coinvolte negozieranno da sole un confine diverso da quello che esisteva il quattro giugno del 1967 tenendo in conto i cambiamenti avvenuti negli ultimi 44 anni".
Nella seconda parte del discorso Obama ha ribadito che Israele, proprio per i suoi interessi, deve capire che la situazione in medio oriente è cambiata, che c’è una nuova generazione di giovani arabi che stanno costruendo la democrazia nei loro paesi, lottano per i loro diritti e non accettano l’occupazione, che non è più possibile rimandare la pace con i palestinesi, che non è più possibile sostenere una pace basata su accordi con uno o due dittatori arabi.
(Saleh Zaghloul)
martedì 24 maggio 2011
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento