http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2011/05/06/AO8Fx4R-sacchetti_scopro_fuorilegge.shtml
La civica amministrazione ha sguinzagliato coppie di ispettori dell’Amiu (Azienda Multiservizi e d’Igiene Urbana) a pedinare ignari cittadini con in mano la spazzatura (rumenta in genovese e in altri idiomi settentrionali). Se nel gettarla nel contenitore dei rifiuti generici s’odono rumori sospetti di vetri, plastiche o lattine, uno dei due si mette a seguire il malcapitato, mentre l’altro – in contatto telefonico col collega – apre il sacchetto e rovista alla ricerca del corpo del reato che, se trovato, costa al trasgressore 50 euro di multa. Dall’inizio dell’anno sono stati stilati circa 360 verbali, un discreto introito.
Carlo Senesi, assessore comunale al Ciclo dei rifiuti, spiega che “dove è stata istituita, la raccolta differenziata è obbligatoria. Non è solo una questione di buon senso e sensibilità ambientale. C’è scritto nel regolamento di polizia comunale”. L’ignoranza della legge non è certo una scusante, ma peccato che il regolamento di polizia comunale non sia un best seller sul comodino di tutti gli abitanti. Un po’ più di informazione preventiva sarebbe stata opportuna, soprattutto quando c’è ancora molta confusione su cosa, come e dove di debba differenziare. Continua Senesi: “Separare i rifiuti non costa nulla e aiuta tutti. Chi è messo nelle condizioni di farlo e non lo fa per partito preso è giusto che venga sanzionato. È un modo per educare”.
Qui, caro assessore, non ci siamo proprio: l’educazione si fa innanzitutto con il coinvolgimento attivo della popolazione, attraverso un’informazione semplice, esauriente e accessibile; con attività promozionali e magari anche con incentivi economici per chi pratica comportamenti virtuosi, sia pur dovuti. Non con azioni repressive che creano malcontento e disaffezione, invece del sentirsi tutti naturalmente e orgogliosamente coautori del bene comune.
Ai suddetti articoli seguono numerosi commenti ora sconcertati, ora ironici, ora irritati, ora sarcastici: a tutt’oggi 112 al primo, 47 al secondo. Non male – dopo il flop dell’assurda “rambla” di Via Venti Settembre bocciata da destra e da sinistra – per “il Comune amico dei cittadini” che vorrebbe farsi vanto della condivisione e della partecipazione dei genovesi alle proprie azioni.
Il bel sito dell’Amiu http://www.amiu.genova.it/ fornisce chiare e dettagliate spiegazioni in merito, con la possibilità di scaricare dall’Area download un’esaustiva Guida pratica alla raccolta differenziata a Genova, non solo in Italiano, ma anche in Inglese, Francese, Spagnolo e persino in Arabo: http://www.amiu.genova.it/cms/php_docs/docs/multilingua_ita.pdf.
Ma finora quanti sanno e possono navigare abitualmente in internet? Non sarebbe prioritario stamparla tale guida, nelle varie lingue, ad altissima tiratura per distribuirla ovunque?
Da parte sua, il Comune ha avviato l’ambizioso progetto di un “Museo della Rumenta”. Idea tutt’altro che peregrina, su un tema di vitale importanza per qualsiasi collettività, sia sotto l’aspetto attuale del suo trattamento, sia per quanto riguarda la storia, come ben sanno gli archeologi che traggono la maggior parte delle informazioni proprio dai rifiuti depositati nei secoli:
http://www.urbancenter.comune.genova.it/node/562.
Carlo Senesi, assessore comunale al Ciclo dei rifiuti, spiega che “dove è stata istituita, la raccolta differenziata è obbligatoria. Non è solo una questione di buon senso e sensibilità ambientale. C’è scritto nel regolamento di polizia comunale”. L’ignoranza della legge non è certo una scusante, ma peccato che il regolamento di polizia comunale non sia un best seller sul comodino di tutti gli abitanti. Un po’ più di informazione preventiva sarebbe stata opportuna, soprattutto quando c’è ancora molta confusione su cosa, come e dove di debba differenziare. Continua Senesi: “Separare i rifiuti non costa nulla e aiuta tutti. Chi è messo nelle condizioni di farlo e non lo fa per partito preso è giusto che venga sanzionato. È un modo per educare”.
Qui, caro assessore, non ci siamo proprio: l’educazione si fa innanzitutto con il coinvolgimento attivo della popolazione, attraverso un’informazione semplice, esauriente e accessibile; con attività promozionali e magari anche con incentivi economici per chi pratica comportamenti virtuosi, sia pur dovuti. Non con azioni repressive che creano malcontento e disaffezione, invece del sentirsi tutti naturalmente e orgogliosamente coautori del bene comune.
Ai suddetti articoli seguono numerosi commenti ora sconcertati, ora ironici, ora irritati, ora sarcastici: a tutt’oggi 112 al primo, 47 al secondo. Non male – dopo il flop dell’assurda “rambla” di Via Venti Settembre bocciata da destra e da sinistra – per “il Comune amico dei cittadini” che vorrebbe farsi vanto della condivisione e della partecipazione dei genovesi alle proprie azioni.
Il bel sito dell’Amiu http://www.amiu.genova.it/ fornisce chiare e dettagliate spiegazioni in merito, con la possibilità di scaricare dall’Area download un’esaustiva Guida pratica alla raccolta differenziata a Genova, non solo in Italiano, ma anche in Inglese, Francese, Spagnolo e persino in Arabo: http://www.amiu.genova.it/cms/php_docs/docs/multilingua_ita.pdf.
Ma finora quanti sanno e possono navigare abitualmente in internet? Non sarebbe prioritario stamparla tale guida, nelle varie lingue, ad altissima tiratura per distribuirla ovunque?
Da parte sua, il Comune ha avviato l’ambizioso progetto di un “Museo della Rumenta”. Idea tutt’altro che peregrina, su un tema di vitale importanza per qualsiasi collettività, sia sotto l’aspetto attuale del suo trattamento, sia per quanto riguarda la storia, come ben sanno gli archeologi che traggono la maggior parte delle informazioni proprio dai rifiuti depositati nei secoli:
http://www.urbancenter.comune.genova.it/node/562.
Aldo Padovano ha scritto un interessante libro http://www.lettureliguri.it/tag/rumenta e non si può tralasciare l’arguto divertissement di Giampiero Orselli, ricco di indicazioni utili: http://www.genova2004.it/incoscienza/dizionariorumenta.htm#necr.
Del resto, nel tardo Ottocento già il poeta dialettale Nicolò Bacigalupo (1838-1904) aveva composto l’esilarante Ö canto da rumenta (Ode della spazzatura), rifatto in tempi più recenti dal genovesissimo Piero Parodi:
Ne riportiamo il testo:
A rûmenta (La spazzatura)
(Piero Parodi, con Vito Elio Petrucci)
Alè ghe semmò popoli all’era da rûmenta questo mä ch’u v’incanta gòdivela a l’è chi:
Osci de seixe resche de pesciù, pezzi de lintime e de reganissu, sc-ciappe de ziardoe strunsci de cöu, forçinn-e strabiche balle de töu, tocchi de pippe mûggi d’armelle, trippe beï lasci intu çe intu pelle, buccõin dó preve merda de can, schitte de tõrtore crõste de pan.
Strasse e retaggi crêste e ventraggi, gh’o osci de põllo papë cò bollu, stellette çimixi trei sexendë, strapunte sucide oëgë sbëlê, dentë bavuse stuppin da lûm-me, luinë cò lepego mûggi de ciumme, carte da zeûgo setti da lêugo, scàtoe de plastica e papë da cû.
Alè ghe semmò popoli all’era da rûmenta in õnda senza scrupoli che tútto a voé inciasträ:
Scaffi d‘armonica ma senza tasti, carte geografiche sciûscietti guasti, fêuggie de çellao çioule e scarolle, cäsette e maneghi de casserolle, çiotï savatte bocce da inguento, e reggipetti cõn e tette drentu, cõtton idrofilo ancõn bollóu galusci che navegan rognõn giasciou
Tappi de natta scarpe cò a bratta, curtelli e mazzi de fiuri pazzi, cû de fenõggio sc-ciûmma da treoggiu, tappi da bõggio e finti panë, fêuggi de meliga brûtte de piscio, bëli pé l’antega de stocchefiscio, ciumme de oxelli bocciê sc-ciappè, miande cò a ruzena e bële sûssê.
Alè ghe semmò popoli all’era da rûmenta beato chi ghe navega meschin chi ghe neghiâ:
Teia metallica çerci da testo, e fiammangille brûtte de pesto, tòcchi de lettera scritte ai galanti, pornoriviste vitte de santi, scàtoe de pilloe vëgie siringhe, clisteri lûridi perette e stringhe, magnë de dischi a pezze da inciastro, e zampe d’anitra e de bibbin.
Gaggie da grilli ratti e mandilli, scàtoe e sardenn-e stecche e balenn-e, põnti cõi denti pëteni senza, fiõri in semenza ghiaia e ronfò, çiotï pei calli scösê e braghette, sgûsci d’anguria fî de trenette, piroconofoni ventóse ûsè, oxelli esotici e gõnduin sc-ciûppe.
Alè ghe semmò popoli all’era da rûmenta se a crescie ancûn salvatevi a l’è zà in scià Nunziä.
Qui ce ne sarebbe eccome da differenziare, per non correre il rischio di prender multe salate…
Ma per favore, Civici Amministratori, non mettete il carro davanti ai buoi: prima informate (per davvero, in modo esaustivo e capillare, raggiungendo tutti gli utenti con stampati porta a porta e anche con messaggi radiotelevisivi, oltre che con interventi a tappeto nelle scuole di ogni ordine e grado, sensibilizzando gli studenti e di conseguenza le loro famiglie e gli altri adulti di riferimento) e solo dopo, se necessario, si comminino le giuste sanzioni ai trasgressori.
(Ferdinando Bonora)
Del resto, nel tardo Ottocento già il poeta dialettale Nicolò Bacigalupo (1838-1904) aveva composto l’esilarante Ö canto da rumenta (Ode della spazzatura), rifatto in tempi più recenti dal genovesissimo Piero Parodi:
Ne riportiamo il testo:
(Piero Parodi, con Vito Elio Petrucci)
Alè ghe semmò popoli all’era da rûmenta questo mä ch’u v’incanta gòdivela a l’è chi:
Osci de seixe resche de pesciù, pezzi de lintime e de reganissu, sc-ciappe de ziardoe strunsci de cöu, forçinn-e strabiche balle de töu, tocchi de pippe mûggi d’armelle, trippe beï lasci intu çe intu pelle, buccõin dó preve merda de can, schitte de tõrtore crõste de pan.
Strasse e retaggi crêste e ventraggi, gh’o osci de põllo papë cò bollu, stellette çimixi trei sexendë, strapunte sucide oëgë sbëlê, dentë bavuse stuppin da lûm-me, luinë cò lepego mûggi de ciumme, carte da zeûgo setti da lêugo, scàtoe de plastica e papë da cû.
Alè ghe semmò popoli all’era da rûmenta in õnda senza scrupoli che tútto a voé inciasträ:
Scaffi d‘armonica ma senza tasti, carte geografiche sciûscietti guasti, fêuggie de çellao çioule e scarolle, cäsette e maneghi de casserolle, çiotï savatte bocce da inguento, e reggipetti cõn e tette drentu, cõtton idrofilo ancõn bollóu galusci che navegan rognõn giasciou
Tappi de natta scarpe cò a bratta, curtelli e mazzi de fiuri pazzi, cû de fenõggio sc-ciûmma da treoggiu, tappi da bõggio e finti panë, fêuggi de meliga brûtte de piscio, bëli pé l’antega de stocchefiscio, ciumme de oxelli bocciê sc-ciappè, miande cò a ruzena e bële sûssê.
Alè ghe semmò popoli all’era da rûmenta beato chi ghe navega meschin chi ghe neghiâ:
Teia metallica çerci da testo, e fiammangille brûtte de pesto, tòcchi de lettera scritte ai galanti, pornoriviste vitte de santi, scàtoe de pilloe vëgie siringhe, clisteri lûridi perette e stringhe, magnë de dischi a pezze da inciastro, e zampe d’anitra e de bibbin.
Gaggie da grilli ratti e mandilli, scàtoe e sardenn-e stecche e balenn-e, põnti cõi denti pëteni senza, fiõri in semenza ghiaia e ronfò, çiotï pei calli scösê e braghette, sgûsci d’anguria fî de trenette, piroconofoni ventóse ûsè, oxelli esotici e gõnduin sc-ciûppe.
Alè ghe semmò popoli all’era da rûmenta se a crescie ancûn salvatevi a l’è zà in scià Nunziä.
Qui ce ne sarebbe eccome da differenziare, per non correre il rischio di prender multe salate…
Ma per favore, Civici Amministratori, non mettete il carro davanti ai buoi: prima informate (per davvero, in modo esaustivo e capillare, raggiungendo tutti gli utenti con stampati porta a porta e anche con messaggi radiotelevisivi, oltre che con interventi a tappeto nelle scuole di ogni ordine e grado, sensibilizzando gli studenti e di conseguenza le loro famiglie e gli altri adulti di riferimento) e solo dopo, se necessario, si comminino le giuste sanzioni ai trasgressori.
(Ferdinando Bonora)
Mi piacerebbe leggere la traduzione
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