Giovedì 21 aprile, il ponte di Pasqua è alle porte, le scuole in vacanza, molti italiani e moltissimi stranieri scendono dal treno alla stazione di Monterosso. C’è chi si ferma alla spiaggia e chi si avvia a percorrere il famoso sentiero, e così noi. Ma dopo una decina di minuti di salita insieme ad altri gruppetti di camminatori ci ammucchiamo contrariati di fronte ad uno sbarramento che impedisce di proseguire. Il cartello è categorico: “Il sentiero Monterosso – Vernazza non è percorribile perché interrotto completamente per frana, non avventurarsi perché pericoloso”.
Delusione e progetti per itinerari alternativi: “Si potrebbe salire fino a Soviore e poi prendere il sentiero n. 1, che passa più alto", “Sì, ma diventa davvero lunga!”, “Oppure cambiare, e fare il sentiero Monterosso – Levanto … “. Mentre le conversazioni si intrecciano arriva un camminatore inglese, che chiede: “Have you verified?”. Lui, infatti, aveva verificato, ed era venuto a sapere che il sentiero è perfettamente percorribile: in serata gli sbarramenti sarebbero stati rimossi, e dalla mattina dopo il sentiero sarebbe stato aperto. A pagamento.
Commenti, ribellione, e decisione unanime: si va! let’s go! Ci si aiuta a vicenda per tenere sollevato lo steccato e si striscia al di là: il sentiero si apre amichevolmente allo sguardo. Per tutte le due ore di percorso nessuna traccia di lavori in corso. Nel corso del tempo sono stati fatti lavori di sistemazione e di contenimento dei punti franosi, ma il tutto appare assestato da tempo. Il sentiero è tutt’altro che deserto: veniamo superati da schiere di tedeschi, e altrettanti se ne incrociano in direzione contraria, finché si arriva in vista di Vernazza e si incontra il cartello simmetrico; una signora cinese lo osserva perplessa e ci chiede “Vi vedo venire di là, ma si può passare? Non è pericoloso?”, “No, tranquilla, si passa benissimo! Nessun problema … “ “Ma allora … it's a big lie!”. Una grande bugia, appunto. Una bugia irrispettosa, che per tirar su un po’ di soldi avrebbe lasciato centinaia di persone venute da molto lontano deluse e prive di uno dei pregi decantati di questo pezzo di Liguria, la camminata che ti porta da un paese all’altro tra mare e ulivi.
Un cartello piuttosto malpreso informa sulle tariffe della “Cinque terre card”. Più informazioni si trovano sul sito http://www.parconazionale5terre.it/5terrecardsnuovo.asp: varie possibilità a seconda che si includa o meno il biglietto del treno, che si sia adulti, anziani o ragazzi. Resta il fatto che anche chi non intenda usare pulmini ecologici, non sia interessato al museo dello sciacchetrà, e se la voglia fare tutta a piedi, di giorno festivo deve pagare 7 euro. Anche se - ammettiamolo - c'è una apertura di non poco momento, infatti “è possibile camminare su tratti di sentiero senza l'obbligo della card dopo le 19.30”. Grazie, Parco!!!
E’ un po’ come la privatizzazione dell’acqua, non vi pare? Si dirà: ma il sentiero richiede manutenzione. Già, ma non ci sono le tasse, per questo? Non c’è una ricaduta economica, per quel territorio, dalle migliaia e migliaia di persone che ci vanno? E poi, è quello l’unico sentiero della Liguria? Qualcuno ha mai pagato per camminare nel parco del Gran Paradiso?
Che dite, sarà questa la vocazione turistica della Liguria?
(Paola Pierantoni - Foto Giovanna Profumo)
martedì 3 maggio 2011
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