“Il professore ex brigatista torna in cattedra a Balbi 4” così titolava La Repubblica – Genova lo scorso 2 marzo l’invito della facoltà di lettere ad un convegno di studio al professor Fenzi nella sua qualità di “esperto riconosciuto a livello internazionale sul Petrarca”.
La reazione dell’AIVITER, associazione delle vittime del terrorismo, induceva i vertici dell’Ateneo a prendere la soluzione ritenuta più confacente per mettere la parola fine alle polemiche: annullare il convegno. Peraltro Sabina Rossa, figlia del sindacalista assassinato, esprimeva senza mezzi termini il suo dissenso sulla soluzione adottata dall’Università.
Riprendeva l’intera questione il professor Coletti con l’articolo “Fenzi, la scienza, la memoria e le polemiche all’Università (La Repubblica, Genova 6 Marzo). Pacata e chiarificatrice presa di posizione del docente di Lettere, che dopo una sintetica descrizione degli anni di piombo a Balbi, le contestuali condanne espresse da Sanguineti e Croce, definite “stupende” le dichiarazioni di Sabina Rossa, precisa di considerare “sbagliato aver sospeso l’asettico convegno e assurdo che il rettore ed il preside di lettere abbiano, dopo averlo dato, ritirato il loro patrocinio”. Articolo che rifugge dal conformismo imperante anche all’università e che riafferma senza ambiguità quale dovrebbe essere la posizione nei confronti di chi, avendo sbagliato, ha espiato il suo errore. Il professore giustamente ricorda che “l’università è un luogo di studio e ricerca e l’annullamento di un convegno per ragioni non culturali è una sconfitta per la scienza”.
Faccio parte anche io all’AIVITER e concordo con Sabina Rossa come pure con le argomentazioni del professor Coletti. Aggiungo che già anni fa non avevo condiviso il rifiuto dell’allora sindaco di Bologna di concedere nella città da lui amministrata gli spazi a Curcio che, espiata la sua condanna, doveva presentare una ricerca sulla grande distribuzione, commissionatagli dalla CGIL. Per questo ero presente alla presentazione fatta da Curcio a Genova, trovando molto interessante e documentato il suo studio, e appropriato concedere i locali nel Palazzo Ducale.
Ritengo infatti che debbano essere pienamente reintegrati nel consorzio civile coloro che, dopo aver sbagliato, sottoposti a regolare processo, abbiano scontato la pena secondo la legislazione vigente. Mi restano invece molti dubbi su quanti, inquisiti o condannati in primo - secondo grado, possano continuare a sedere ove si gestisce la cosa pubblica, si legifera, si governa o, peggio, su chi facendosi scudo degli incarichi istituzionali possano sottrarsi alla giustizia.
(Vittorio Flick)
martedì 8 marzo 2011
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Nessuno dubita che chi ha scontato la propria pena debba se lo vuole "essere pienamente reintegrato nel consorzio civile"; questo però non vuol dire che non si debba valutare caso per caso l'opportunità di partecipazione alla vita civile di persone che sulla vita civile di altri cittadini e del paese intero hanno, s suo tempo, sputato veleno e versato sangue. Fenzi è una di queste e lo ha fatto anche mediante e in forza del suo ruolo universitario e pubblico. Che quindi quello stesso ente, per quanto il ripensamento non sia stato elegantissimo, abbia ritenuto di evitare di riportare Fenzi a quei banchi da cui prese avvio il suo percorso brigatista sembra sacrosanto e plaudibile.
RispondiEliminaPoi magari, onde evitare l'annullamento, si poteva cercare un altro petrarchista. O senza la star non valeva la pena..?
Cordialmente
Andrea
Sono completamente d'accordo con Sabina Rossa , Coletti e Flick.
RispondiElimina. Nella comunità civile deve poter rientrare chi ha pagato il suo debito, soprattutto se pensiamo ai tanti che sono sempre insolventi, alcuni, sembra, per diritto divino.E grave che l'Università si lasci condizionare da argomenti, certamente importanti, ma estranei alle esigenze culturali; e soprattutto che non abbia il coraggio di difendere le sue scelte.
Maria Pia Bozzo