martedì 1 marzo 2011

OLI 291: POLITICA - Concita de Gregorio: Il tempo della responsabilità

“Comunichiamo che le sedie le stanno portando, quindi non entrate nell’altra sala”, esorta una voce al microfono.
Domenica 27 febbraio il Salone del Maggior Consiglio alle 17.15 è a tappo. Ritardatari annusano gli spazi in cerca di un posto. Una signora riflette che sarebbe stato meglio fissare l’incontro al Carlo Felice. Un uomo si innervosisce nel vedere le sedie che occupano il corridoio vuoto davanti a lui, si lamenta per la mancanza di sicurezza. Ma poi si placa.
La sala assume i connotati di un’aula magna. Alcuni prendono posto per terra. Concita de Gregorio è a pochi metri. L’asta di un microfono cede e viene sostituita.
E l’incontro decolla.
A programma la responsabilità. La direttrice de L’Unità spiega che, come un qualsiasi ragazzo, è andata su internet e ha digitato “responsabilità”: 19 milioni di risultati in 0,10 secondi. Poi su Wikipedia che dice: “La responsabilità può essere definita come la possibilità di prevedere le conseguenze del proprio comportamento e correggere lo stesso sulla base di tale previsione”.
Sulla stessa pagina la sezione responsabilità politica è vuota. L’invito al lettore è di aiutarli a scriverla.
Concita de Gregorio parla di libertà, che non è proprio tornaconto personale, e affonda sulla memoria che si esercita su istruzione e conoscenza, perché “per la responsabilità ci vuole memoria”. Pasqual Maragall, socialista, sindaco di Barcellona, nel dichiararsi affetto da Alzheimer si è definito “malato di lusso” perché chiunque, conoscendolo per strada potrà riaccompagnarlo a casa. Concita de Gregorio si sofferma sulla crudeltà della malattia. Sull’impossibilità per un uomo, che ha fatto della conoscenza la sua vita, di dare un nome alle cose, definendo un libro per quello che è. Ma Pasqual Maragall ha spiegato che l’Alzheimer non è solo la sua malattia, è la malattia del secolo, l’incapacità di tenere insieme il prima e il dopo.
Difficile oggi spiegare la cosa ai bambini, per i quali, con gli ovetti Kinder “è Pasqua tutti i giorni”. Privati quotidianamente da attesa, speranza, timore. E responsabilità delle proprie azioni.
Difficile anche spiegarla a Lele Mora che definisce ciò che accade “il sistema”. Ma lei fa presente “che c’è sistema e sistema!” e porta ad esempio il Venezuela dove si è scelto e voluto arginare povertà, prostituzione, e droga mettendo nelle mani di ogni ragazzo uno strumento musicale. Un lavoro di trenta’anni, un progetto politico. Diverso da quello di Mora che non si assume la responsabilità di quello che sarà dei cittadini tra dieci anni.
Secondo Robert Fisk, Gheddafi, pochi giorni fa, il paese al tracollo, ha chiesto di farsi un lifting. Nella dittatura di un’estetica che impedisce di invecchiare e cancella dal volto anche le proprie responsabilità. Ma Concita de Gregorio ricorda Anna Magnani che invitava i suoi truccatori a non coprire le rughe, perché ci aveva messo una vita a farsi quella faccia.
Poi rammenta un cartello alla manifestazione del 13 febbraio: “BASTAVA NON VOTARLO”. Concita de Gregorio plana così sulla responsabilità dei singoli.
Tra gli interventi dei presenti da segnalare quello di una non udente. Ha spiegato a tutti il gesto con il quale si definisce nel loro linguaggio la parola responsabilità. La mano destra si appoggia sulla spalla sinistra. E’ farsi carico. Avere a cuore.

Di seguito il link all’appello per la scuola pubblica promosso da L’Unità http://www.unita.it/scuola/la-scuola-e-di-tutti-sconfiggere-le-menzogne-1.274426

(Giovanna Profumo)

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