Il bando in università è uscito a fine settembre. Scadenza metà ottobre.
La facoltà è nel nord Italia, lontana da Genova, “ma cosa importa” pensa Ester “di questi tempi una borsa da 17.000 euro lordi annui, è grasso che cola…”
Ester sa che questo concorso non è propriamente rivolto a lei.
Ne viene a conoscenza perché il candidato, sul quale il bando è stato cucito come un vestito di Caraceni, gliene parla. E lo fa con naturalezza.
In verità lui non sa se abbracciare l’occasione che gli viene offerta dall’università, quindi informa Ester, qualora lui decidesse di non presentarsi alla selezione per la borsa.
E’ un ragazzo magnanimo e solidale.
A complicare la vicenda si frappone la volontà di Ester di partecipare al concorso comunque.
Quella materia è anche la sua materia, la conosce e decide di preparasi.
Le domande per il bando diventano due, di cui una assai sgradita.
Le pressioni si sprecano. Primo fra tutti il candidato prescelto che la chiama e le suggerisce vivamente di lasciar perdere. Pena l’esclusione certa da future eventuali collaborazioni con l’ateneo. Poi i professori che, a vario titolo, le fanno capire che non è cosa. E che quella borsa non è sua.
Ma Ester è testarda.
L’ultima pressione le viene rivolta di persona, il giorno del concorso, dalla ricercatrice dell’università, che le chiede in privato se poi, alla fine, ha davvero deciso di presentarsi davanti alla commissione, e si irrigidisce alla risposta.
La commissione d’altronde dedicherà alla candidata appena quattro minuti.
Nemmeno il tempo utilizzato da Ester per comprare il biglietto del treno che l’ha portata davanti a loro.
Pochi giorni dopo, un avvocato suggerisce Ester di non procedere per vie legali e di non raccontare questa storia perché rischia la querela. Mentre un professore le ricorda che “così è la vita”.
Ha confortato Ester l’uscita di una fotonotizia apparsa il 12 novembre 2010 a firma Marco Fiolini nell’inserto del venerdì di Repubblica dal titolo “Scommettiamo chi vince il concorso?” nella quale si scrive di blog che anticipano i nomi dei candidati che si aggiudicheranno i posti in università. “Le soffiate vincenti si aggirano attorno al 95%”, scrive il giornalista.
Così è la vita. E’ ancora permesso immaginarne una diversa?
(Giovanna Profumo)
martedì 23 novembre 2010
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