Sulla novità di Papa Ratzinger in merito all’uso del preservativo ( … quando una prostituta utilizza un profilattico, questo può essere il primo passo verso una moralizzazione … ) Marco Tosatti (La Stampa on line, 20 novembre) esprime cautela, osservando che Ratzinger “è un teologo di lungo corso e finissimo, sa bene di muoversi nei binari della più stretta ortodossia e della tradizione cattolica … la posizione da lui espressa sull’uso del preservativo fa colpo ma non è una rivoluzione”.
Luigi Accattoli, noto vaticanista, ricostruisce sul Corriere della Sera on line del 21 novembre, la storia che sta alle spalle di questa “apertura”, elencando le considerazioni che diversi esponenti ecclesiastici (Martini, Tettamanzi, Cottier, Juan Antonio Martinez Comino) hanno espresso negli ultimi dieci anni, tracciando una via per individuare una limitata casistica di “uso legittimo” del preservativo.
Il primo, irritato pensiero è: possibile che la Chiesa non riesca a parlare di donne senza infilarle nelle categorie della sposa, della santa, della madre e della prostituta?
Poi però ecco la smentita: Ratzinger in realtà ha parlato di prostituto, al maschile. E’ stato il traduttore italiano a sbagliare, al contrario dei suoi colleghi inglese (male prostitute) e francese (homme prostitué): incredibile la forza degli stereotipi nel nostro senso comune!
Ma perché il Papa è andato a prendere il caso più raro del prostituto maschile? E’ sempre Luigi Accattoli, sul Corriere della Sera del 22 novembre a fare una interessante disanima della questione: si è forse trattato di un atteggiamento colto e anticonformista? Oppure è che in un rapporto omosessuale non è implicata la procreazione? Forse, ma allora come la mettiamo con un prostituto maschio che ha rapporto con una donna? Anche in questo caso c’è di mezzo una possibile procreazione…
Il Vaticano taglia corto: “Non c’è differenza, si tratta in ambedue i casi di un uso del profilattico finalizzato a contenere il rischio dell’infezione, in un rapporto sessuale comunque «disordinato»” .
Tra prostituti e prostitute chi è tagliato fuori sono le persone. La loro voce si fa strada su Radio3 (“Tutta la città ne parla”, 22 novembre (*)) . Viene intervistato Stefano Aliotta, responsabile dei progetti contro l’Aids della ong COPSE in Swatziland , un paese in cui il 25% delle persone dai 15 ai 50 anni, e il 42% delle donne incinte, è colpito da AIDS. Alla domanda su quanto peso abbia, concretamente, la voce della chiesa sui comportamenti delle persone, Aliotta dice che l’impatto è molto forte e mette in difficoltà anche la campagna per l’uso dei preservativi condotta dal governo, che tenta di distribuirli gratuitamente almeno nelle zone più accessibili. “Molte persone seguono le indicazioni della Chiesa. Il ruolo della chiesa è negativo. Abbiamo problemi. Le persone pensano che per guarire bisogna comportarsi bene, pregare, piuttosto che mettersi il preservativo (…) usarlo, dicono, signfica che il mio sesso è cattivo, è sbagliato”. Disordinato, appunto.
(*) http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/puntata/ContentItem-8031e014-c52e-4f02-8ffd-3b2c1e9e7996.html?refresh_ce
(Paola Pierantoni)
martedì 23 novembre 2010
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