Annibale Carracci, La bottega del macellaio, 1583 - 1585 |
Il tutto trasmette al lettore un messaggio di sereno via libera.
Per trovare qualche frase che segnali l’esistenza di punti critici bisogna spulciare tutto il lungo articolo: “Due terzi di quei 600 milioni di tonnellate di cereali vengono utilizzati negli allevamenti dei paesi industrializzati, a beneficio del 20 per cento della popolazione mondiale” … “Se un colpevole c’è, non è l’allevamento in genere, ma sono i metodi industriali ed intensivi”.
Peccato però che la tranquillizzante tabella sia costruita in modo opinabile, perché l’Italia è confrontata con nazioni scelte “ad hoc” tra le più carnivore del pianeta, e si limita al consumo di carne bovina che costituisce meno di un terzo del consumo italiano di carne pro capite, il 42,3 % del consumo è carne suina – dati Eurostat 2006 (*). Così i dati europei ci vedono sì al nono posto, ma tra 39 nazioni (**).
Peccato anche che non si dica che l’allevamento intensivo domina quasi totalmente il mercato della carne, in primissimo luogo quella suina.
Tra disinformazione e un mercato che ti seduce con prezzi che Safran Foer definisce “artificialmente bassi” (aggiungendo: “quello che non compare sullo scontrino lo pagheremo per anni tutti quanti”) cosa può fare il consumatore “etico” che pure non intende rinunciare a carne, uova, latte, formaggi? Quanta fatica spende per trovare quello che cerca? E poi a cosa può servire la sua piccola goccia nell’oceano degli interessi di mercato?
Foer osserva che “la carne etica è una cambiale, non una realtà”, e che “chiunque sostenga con serietà l’opzione della carne etica dovrà mangiare parecchi piatti vegetariani”. Ma dice anche che “mangiare con una tale intenzionalità esplicita” è una forza dal potenziale enorme, e che le nostre scelte quotidiane possono “plasmare il mondo”.
Se ci guardiamo intorno, possiamo cogliere dei segnali: mercatini agricoli in città con banchetti di uova che espongono fotografie di galline libere, e banchi di salumi istantanee di maiali che grufolano all’aperto; il macellaio abituale che va a controllare che i bovini che compra vivano effettivamente all’aperto; Luciana Littizzetto che ringrazia a nome di galline ovaiole allevate a terra; il volantino della stessa catena distributiva che sottolinea l’adozione di “un codice etico teso a garantire il benessere animale” …
Una clientela inizia ad esistere e il mercato tenta di rispondere.
(*) http://www.saluteanimale.novartis.it/salute-benessere/suini/consumi-procapite.shtml
(**) http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20090806101552AA8d3wt
(Paola Pierantoni)
Invio due considerazioni per approfondire una realtà disastrosa e non conosciuta:
RispondiElimina1)A Cancun si deve discutere dell'impatto della produzione del cibo. Secondo Via Campesina Internazionale tra le principali CAUSE DEL RISCALDAMENTO GLOBALE c’è il sistema alimentare industriale:
La agricoltura industriale è responsabile dell’ 11 - 15%
La deforestazione causa il 15 - 18%
La trasformazione, imballaggio e trasporto di alimenti provoca il 15 - 20%
La decomposizione dei rifiuti organici: il 3 - 4%
Insomma, il sistema alimentare industriale genera tra il 44 e il 57% delle emissioni globali di gas con effetto serra.
L’agricoltura sostenibile dei contadini, produttori familiari e indigeni raffredda il pianeta
2) l'85% dei mangimi usati negli allevamenti (in gran parte intensivi) italiani contengono SOIA OGM, proveniente da Argentima e Brasile, cioè da 10.000KM.( fonte Sarcina- Corriere Sera 28 gennaio 2010).
L'Italia ( e l'Europa) non sono quindi OGM Free, perchè mangiamo tutti i giorni cibi OGM
Antonio Lupo Presidente Comitato Italiano Amigos Sem Terra