La giornata e' limpida, il cortile di una delle sedi dell'Universita' di Roma Tre tranquillo sotto l'effetto del post pausa pranzo. L'attenzione e' volta a captare tutti gli stimoli attorno, primo fra tutti le iniziative promosse sulle locandine. Sperando che almeno queste voci ciclostilate non vengano ammutolite dal sistematico sgretolamento della formazione e della ricerca italiana. Lo sguardo corre sui manifesti, come un retaggio dei trascorsi universitari, e si ferma sul volto sorridente di un uomo di colore. Il primo pensiero e' ad un concerto ska-reggae. In realtà si tratta di una serata dedicata a Ken Saro-Wiwa, poeta, scrittore, attivista nigeriano giustiziato nel 1995, per aver avuto il coraggio di denunciare gli oltraggi delle multinazionali petrolifere sul delta del Niger e di sostenere i diritti delle popolazioni locali progressivamente depauperate delle loro ricchezze naturali. Molte associazioni si riuniranno il 10 novembre a partire dalle 20 al Brancaleone di Roma per ricordarlo a 15 anni dalla morte.
Mi accorgo di non conoscere la sua storia, sebbene così importante ed attuale anche per noi italiani. Non solo la Shell, imputata nel processo per la morte di Ken Saro-Wiwa, ma anche l'Eni opera nella stessa zona con alta intensità drenante e vistosi versamenti di petrolio dai suoi stabilimenti nel delta del Niger.
Mi stupisco a pensare come 30-20 anni fa la sensibilità fosse più acuta, Stephen Biko, la mobilitazione per Nelson Mandela e l'emozione per la sua scarcerazione e i suoi primi passi da uomo libero, il premio ad un film doloroso come "Un mondo a parte". Possiamo forse giungere ad un ricordo netto ancora del conflitto in Rwanda, ma poi... Tutto si spegne sotto le luci della ribalta, l'informazione ci rimbalza da un episodio all'altro senza consentire di soffermarsi sui dettagli, i pochi che rimangono impressi sono spesso legati a volti famosi che si prestano ad iniziative benefiche. Benvengano comunque, anche se l'attenzione al problema è offuscata dalla patina della celebrità messa a disposizione.
Una sottile dittatura mediatica, silenziosa ma pervasiva, cancella e sostituisce i ricordi con immagini d'effetto.
La vera prigione
Non è il tetto che perde
Non sono nemmeno le zanzare che ronzano
Nella umida, misera cella.
Non è il rumore metallico della chiave
Mentre il secondino ti chiude dentro.
Non sono le meschine razioni
Insufficienti per uomo o bestia
Neanche il nulla del giorno
Che sprofonda nel vuoto della notte
Non è
Non è
Non è.
Sono le bugie che ti hanno martellato
Le orecchie per un'intera generazione
E' il poliziotto che corre all'impazzata in un raptus omicida.
Mentre esegue a sangue freddo ordini sanguinari
In cambio di un misero pasto al giorno.
Il magistrato che scrive sul suo libro
La punizione, lei lo sa, è ingiusta
La decrepitezza morale
L'inettitudine mentale
Che concede alla dittatura una falsa legittimazione
La vigliaccheria travestita da obbedienza
In agguato nelle nostre anime denigrate
È la paura di calzoni inumiditi
Non osiamo eliminare la nostra urina
E' questo
E' questo
E' questo
Amico mio, è questo che trasforma il nostro mondo libero
In una cupa prigione.
Ken Saro Wiwa
http://it.wikipedia.org/wiki/Ken_Saro-Wiwa
http://www.youtube.com/watch?v=IZSLAmygCWU
http://www.youtube.com/watch?v=i0Z1DuDqrOU
(Maria Alisia Poggio)
martedì 9 novembre 2010
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