C’eravamo incontrati qualche giorno fa, alla presentazione del programma di Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, nell’affollato salone del Maggior Consiglio. Seduti vicini, mi mostrava fotocopie degli antichi statuti di Pontremoli sui quali stava lavorando per una sua ennesima pubblicazione. Per guadagnar tempo, scorreva i fogli e intanto seguiva i relatori sul palco, con l’intelligente, vivace e poliedrica curiosità di sempre. Ci conoscevamo da quasi quarant’anni, da quando, liceale non ancora diciottenne, avevo cominciato a frequentare nel 1971 gli incontri teorico-pratici di archeologia che egli, allora quarantatreenne, teneva presso la sezione genovese dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri per un gruppo di appassionati, d’intesa con la Soprintendenza (detta allora “alle Antichità”, oggi “per i Beni Archeologici”).
Ogni venerdì sera ci si ritrovava in sede, a Palazzo Reale nel vecchio atrio dov’è ora la caffetteria del museo, a seguire le sue lezioni di tecnica di scavo e storia della ceramica. Il sabato e la domenica si saliva a scavare sulla Collina di Castello tra le macerie di San Silvestro, in una Genova ancora martoriata dalla guerra, inimmaginabile per chi vi vede adesso quella Facoltà di Architettura dove molti anni dopo lo stesso Mannoni sarebbe stato uno dei docenti più apprezzati e carismatici, a distribuire ai suoi studenti il proprio sapere con l’umiltà, la semplicità e la chiarezza che contraddistinguono chi è veramente grande.
San Silvestro negli anni Ottanta (foto F. Bonora) |
Mannoni e il suo gruppo hanno condotto significative ricerche anche in numerosi altri siti, sia a Genova sia nel resto della Liguria e pure fuori regione. In particolare nella Lunigiana, da dove proveniva e dove ha disposto che tornino i suoi resti.
La sua formazione al di fuori dei consueti binari (non aveva alle spalle studi classici, ma proveniva dall’ambito delle scienze, che da pioniere aveva cominciato ad applicare ai vari aspetti dei beni culturali) lo faceva guardare con sospetto e sufficienza da un certo mondo accademico legato a un’idea di archeologia come storia dell’arte antica e dei fatti eccezionali, che mal sopportava un nuovo approccio attento invece alla globalità dei fenomeni, in un’archeologia intesa come disciplina storica che indaga tutti gli aspetti del passato basandosi soprattutto sulle tracce materiali stratificatesi nel tempo in un dato territorio; non solo nel sottosuolo ma anche al disopra di esso, negli edifici, nelle infrastrutture e nelle forme del paesaggio tuttora in uso.
Dal vecchio Gruppo Ricerche nacque l’Iscum, Istituto per la Storia della Cultura Materiale oggi ospitato presso il Museo di Sant’Agostino, con archivi e biblioteca specializzata.
La chiesa gremitissima al funerale e i numerosi commenti “linkati” qui sotto dicono quanto fosse stimato non solo per i suoi meriti scientifici in Italia e all’estero, ma anche per l’umanità con cui sapeva rapportarsi agli altri.
Siamo in tanti a dovergli tanto: grazie, Tiziano, per tutto quello che ci hai lasciato.
http://www.viveregenova.comune.genova.it/content/addio-tiziano-mannoni-archeologo-dellarchitettura
http://generazionediarcheologi.myblog.it/archive/2010/10/17/addio-tiziano-mannoni-l-archeologia-italiana-piange-un-pioni.html
http://www.ilsecoloxix.it/p/cultura/2010/10/18/AMSqeu9D-addio_delle_creuze.shtml
(Ferdinando Bonora)
Ho avuto il privilegio, raro, di conoscere il prof.Mannoni in occasione delle visite presso l'antico xenodochio di montelungo, sotto la cisa.
RispondiEliminaSono profondamente rattristato non solo per la perdita di uno studioso con un eccezionale bagaglio di conoscenze, ma sopratutto dalla perdita di una persona umanissima, grande...!!!
tutta la lunigiana ti piangerà, professore
alessandro
Grazie Tiziano ... tanti anni son passati da quando lo incontrai ... alto e allampanato, con a fianco una personcina più minuta che lo seguiva passo, passo sotto il sole della Lunigiana... la vita e il mio lavoro mi hanno portato periodicamente ad avvicinarmi a lui e pure a te, Nando: ci conoscemmo proprio su quelle rovine a San Silvestro, scarpinando tra volte cadenti, muri pencolanti e monti di macerie in cui mi informavo sulle scoperte sorprendenti di quei luoghi ... che mi stimolavano a pensare come valorizzarli e renderli accessibili ... leggevo con curiosità e orgoglio le vostre ricerche che pubblicavate su una rivista che ha fatto epoca: "Archeologia Medievale" ... poi il mio lavoro cambiò, e mi ritrovai ancora a cercare il consulto di Tiziano ... come si può restaurare quell'intonaco, riprodurre quel colore antico ... la storia è quasi recente quando insieme partecipammo ad un bel convegno sul colore a Palazzo Ducale nel 2003 e agli incontri sulle facciate della Ripa ... tempo è passato e l'ultima volta che l'ho visto era molto di sfuggita al Museo Luzzati di Porta Siberia circa due anni fa ... forse lui neanche mi ha visto perchè ero controluce ... sentivo tanta solidarietà verso di lui, la sua scienza non ebbe mai vita facile ... e ora se n'è andato così, all'improvviso ... lasciando un grande vuoto ... era una di quelle persone che se anche non si incontravano spesso bastava sapere che esistevano per sentirsi confortati nel portare avanti e sostenere le idee in cui si credeva ... In ogni sua parola profondeva intelligenza e buon senso con tanta umiltà e semplicità come se stesse parlando di cose ovvie, facili da comprendere da tutti ... Caro Tiziano, un grande abbraccio postumo ...
RispondiEliminamario tasso
A distanza di anni, ho provato una forte emozione leggendo il ricordo di Tiziano Mannoni fatto da Ferdinando Bonora.
RispondiEliminaCurioso studente di architettura, che si infilava in tutti i seminari, ho avuto la fortuna di ascoltare entrambi, in occasioni diverse e su tematiche diverse, ma per uno strano scherzo del cervello, entrambi erano "catalogati" nello stesso angolo della memoria: quello dei "giusti", coloro che credono in ciò che fanno e trasmettono il loro grande sapere con semplicità e immediatezza.
Grazie Tiziano,... e grazie Ferdinando.
"...il giusto sarà sempre nel ricordo..."
Grazie Roberto per il bellissimo affettuoso commento che ci hai lasciato.
RispondiEliminaTiziano è stato il mio ineguagliabile maestro e sentirmi "catalogato" insieme a lui nello stesso angolo della tua memoria mi riempie di gioia e di orgoglio.
Un abbraccio, con simpatia.
Ferdinando
Un vecchio detto:male non fare, paura non avere!
RispondiEliminaConcordo con quanto scritto da Roberto Amoretti. Sono rimasta, insieme a mia mamma, profondamente scossa dalla perdita del GRANDE TIZIANO, che ha sempre dato dato dato infaticabilmente, sino all'ultimo, non sempre essendo riconosciuto quel "mostro sacro" (in senso buono) che era. Per me e mia mamma, come per i molti che come noi ne hanno avuto la fortuna, è stanto non solo un GRANDISSIMO MAESTRO, estremamente e -oggi si può dire- singolarmente generoso, ma anche un nonno e un padre affettuoso. Pochi brillano per raccogliere in sè un concentrato tale di sapienza, lungimiranza e affettuosità. Va da sè che anche stavolta, andandosene improvvisamente e in silenzio, ci ha stupito lasciando un VUOTO incolmabile. Grazie Nando per quest'appassionato ritratto, che solo una persona che l'ha conosciuto bene ha il diritto di fare!
Chiara Masi
Vorrei esprimere un sentito ringraziamento a Ferdinando Bonora per questo suo intervento in memoria di Tiziano Mannoni.
RispondiEliminaMi ha permesso di apprendere la notizia della sua scomparsa e di potermi unire, seppur tardivamente, al cordoglio di chi lo ha conosciuto.
Anche io, infatti, "non ancora diciottenne avevo cominciato a frequentare nel 1971 gli incontri teorico-pratici di archeologia..." e anche io non ho più dimenticato quei venerdì sera trascorsi in Vico S.Antonio. Ho trovato questo sito casualmente perché proprio ieri mi è capitato di ritornare in Liguria e di rammentare, dialogando con una guida turistica, alcune esperienze vissute da ragazzo.
La curiosità e internet mi hanno poi sospinto fino a qui.
I miei ricordi divergono da quelli di Ferdinando solo per i fine settimana che non trascorrevo a S.Silvestro ma alla ricerca di "castellari" sulle alture liguri.
Desidero concludere "raccordando questo post" anche al ricordo del compianto e indimenticato Prof. Nino Lamboglia.
Un cordiale saluto
Erio Cassini.
(erio@ing-cassini.com)