Spesso sono destinati a coppie. Non di gemelli. Ma semplicemente di fratelli. Se ne vedono parecchi in giro, i giovani genitori ci spingono i figli: il grande nel passeggino, il neonato nella carrozzina, affiancati l’uno all’altro esattamente come in un sidecar. A loro ogni mezzo di trasporto è accessibile: l’autobus che si abbassa dolcemente sul marciapiede per far scivolare le ruote delle carrozzine all’interno, la metropolitana dotata ad ogni fermata di ascensore, i traghetti per l’arcipelago. E loro, i bambini, con passeggini di ogni forma, sono davvero tanti a Stoccolma. Tanti come disabili e anziani, alcuni che girano la città su sedie a rotelle o spingendosi appoggiati a girelli.
Per i più malati il centro per anziani che ho visitato nel quartiere di Solna offre grandi camere singole dove portare da casa gli oggetti più cari, camere dotate di servizi per disabili e angolo cucina. E un’assistente – fotografata vicino al degente accanto alla porta della stanza – che, mi dicono, non è presenza virtuale, ma reale. Se hanno pensione viene trattenuta dallo Stato praticamente tutta, tranne una piccola percentuale.
Anche in piena estate, colpisce di Stoccolma il silenzio in strade e parchi, ancorché affollati, come se anche il volume delle parole fosse regolato da un principio condiviso da tutti. E stupisce la presenza di giovani e famiglie straniere.
La moschea è nel cuore della città. Lo spazio interno corrisponde alla somma di due palestre delle nostre scuole: grandi finestre si affacciano su un lato del perimetro, archi orientaleggianti decorano il lato opposto. L’ala schermata e riservata alle donne ne sovrasta una parte. La costruzione, di una semplicità commovente, è quello che deve essere, un luogo di preghiera. Indispensabile al credente.
A Stoccolma quello che è necessario al cittadino sembra accessibile con normalità. E’ una normalità strana per chi è italiano, difficile da comprendere perché derivante da una logica – pagamento delle tasse ed etica della politica – che in Italia non ha messo radici.
La politica svedese infatti è controllata da anticorpi interni ad essa che la rendono immune dalla corruzione. La segretaria socialdemocratica Monia Sahlin colpevole di aver utilizzato (nel 1995) la carta di credito da parlamentare per acquistare due tobleroni, pannolini e sigarette, fu costretta a causa dello scandalo a lasciare la carica di vicepremier e ad abbandonare la politica. Ridotta al silenzio per tre anni, è stata eletta alla segreteria del suo partito nel 2007. Ancora oggi lo “scandalo del Toblerone” è uno degli argomenti principali – a distanza di quindici anni – in mano agli avversari politici per renderla “inaffidabile”.
Forse anche questa vicenda ha a che vedere con l’accessibile normalità che si respira a Stoccolma.
(Giovanna Profumo)
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