Foto: Alisia Poggio |
Risulta, da recenti articoli di stampa locale e nazionale, che alcuni dipendenti del civico cimitero di Staglieno facessero mercimonio di quel che restava di corpi esumati, spolpandoli di quanto poteva ancora generare reddito: denti d’oro, protesi, anche monili lasciati dalle famiglie ad accompagnare il caro. Altri pare si facessero pagare per accelerare le pratiche di sepoltura. L’inchiesta è in corso.
Le dichiarazioni dei politici assicurano che si tratta “di casi isolati”. Ma segue a ruota quella riguardante le mense – le mense delle scuole genovesi stanno facendo storia in procura – nelle quali sono sotto inchiesta persone che sottraevano vivande.
Si tratti di cibo o di defunti, visti da un certa distanza, gli autori di questi gesti segnalano una miseria umana prima che concreta, rispetto alla quale oggi è assolutamente necessario porsi domande.
Si tratta davvero di casi isolati? E’ la prima domanda che chi ha incarichi in un’amministrazione dovrebbe porsi, alla quale non si deve dare una risposta affrettata
Cosa sta accadendo in questa città? E’ la seconda.
Posso porvi rimedio? E' la terza.
Staglieno e quanto è accaduto cosa segnala? Si vuole o non si vuole considerare quello che avvenuto come un confine oltre il quale non ci si può permettere di andare? Se viene a mancare il rispetto per quelle due donne e per tutti coloro che nel culto dei morti ancora vivono poca o tanta parte della propria esistenza, cosa ne è del mandato con il quale il cittadino elegge il proprio rappresentante? Fino a che punto – parafrasando Moretti e il suo Caimano – dovremo raschiare il barile?
(Giovanna Profumo)
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