martedì 6 luglio 2010

Oli 268: MIGRANTI - Un appello disperato dalle carceri libiche

29 giugno: la rivolta di un gruppo di eritrei rinchiusi nel carcere di Misratah, in Libia, viene sedata con la carica della polizia.

Come conseguenza, duecentocinquanta persone, migranti in cerca di asilo politico, sono deportate nel carcere di Brak, nel deserto libico, attraverso gli ormai noti carri-container. I profughi eritrei sono sottoposti a trattamenti degradanti e rischiano di essere rimpatriati nel paese d’origine, dove rischiano la vita, oppure di essere dispersi nel deserto (pratica tutt’altro che inusuale per la polizia libica).

I prigionieri sono riusciti a far conoscere la loro situazione tramite un sms, ripreso poi da L’Unità (2 luglio) “Signore, signori, questo messaggio di disperazione proviene da 200 eritrei che stanno morendo nel deserto del Sahara, in Libia. Siamo colpiti da malattie contagiose, la tortura è una pratica comune e, quel che è peggio, siamo rinchiusi in celle sotterranee dove la temperatura supera i 40°. Stiamo soffrendo e morendo. Questi profughi innocenti stanno perdendo la speranza e rischiano la morte. Perché dovremmo morire nel deserto dopo essere fuggiti dal nostro Paese dove venivamo torturati e uccisi? Vi preghiamo di far sapere al mondo che non vogliamo morire qui e che siamo allo stremo. Vogliamo un luogo di accoglienza più sicuro. Vi preghiamo di inoltrare questo messaggio alle organizzazioni umanitarie interessate” .
Alcune delle persone rinchiuse a Brak sono tra i richiedenti asilo ricacciati verso le coste libiche durante i respingimenti collettivi, approvati dal parlamento nel 2009.
Al momento i media continuano ad ignorare la situazione, tranne alcune eccezioni (L'Unità, GR3, RaiNews24 e un trafiletto su Repubblica del 6 luglio). Ma da più parti prendono vita iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica e richiedere l’intervento del governo: la lettera agli italiani di Dagmawi Yimer (tra gli autori di “Come un uomo sulla terra”), l’appello de L’Unità, e quello degli scrittori Lucarelli e De Cataldo, che si conclude così: “Chiediamo, come dicono gli avvocati, «in estremo subordine», di non lasciarli morire”.
E' previsto un sit-in giovedì 8 luglio alle 17, davanti a Palazzo Chigi.


http://www.terrelibere.org/terrediconfine/4025-la-sala-di-tortura-di-brak-l-altro-volto-degli-accordi-italia-libia


http://www.rainews24.rai.it/it/canale-tv.php?id=19803


(Eleana Marullo)

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