Parliamo di come i giornali locali hanno parlato dello “Sbarco”. Prima di tutto una incredibile “avarizia”: mettendo insieme Secolo XIX, Repubblica, Corriere Mercantile e Gazzetta del Lunedì abbiamo trovato - oltre al “Lanternino” di Enzo Costa - solo cinque articoli per i due giorni dell’evento. Avevamo a Genova tante persone giovani, molte delle quali vivono una esperienza di studio, vita e lavoro in altri paesi europei, tante altre venute da altre città italiane, una gran parte portava con sé inedite forme di impegno intellettuale, artistico, politico. Era l’occasione, assolutamente straordinaria per una città vecchia come Genova, per svolgere una inchiesta su quello che fa, spera e pensa una generazione giovane interessata ad agire nel mondo per trasformarlo.
E invece i giornali ci hanno offerto nel migliore dei casi il minimo di una informazione appena dignitosa.
Nel caso di Repubblica (“La protesta sbarca in Piazza”, articolo del 28 giugno), vorremmo poi capire la logica di dedicare più della metà del testo all’intervento in piazza di Don Paolo Farinella, indicato come colui che è “alla testa” del movimento. Don Farinella ha dato il suo contributo aderendo, esponendosi, come ha fatto Moni Ovadia, o Don Gallo, e i moltissimi altri, intellettuali o gente comune che si trovano elencati sul sito dello “Sbarco. L’intervento in piazza di Don Farinella è stato uno dei tanti. Non il migliore dei suoi interventi. Di certo non il migliore, né il più significativo, degli interventi che si sono ascoltati in queste due giornate. Ma Don Farinella è finito nel ruolo del “personaggio”, e parlare dei personaggi costa meno impegno e fatica di andarsi a cercare la realtà tra le persone.(Paola Pierantoni)
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