domenica 2 maggio 2010

OLI 258: MOSTRE - Ragazze di fabbrica: considerazioni a margine

I dati a consuntivo parlano di un successo ottenuto a basso costo per le casse pubbliche: 3350 visitatori in 30 giorni di apertura, più di mille commenti lasciati sul libro della mostra, punte di presenze dalle 150 alle 200 persone nei giorni in cui sono stati organizzati eventi particolari. Il tutto per 20.000 €, spettacoli, animazioni, visite guidate e video inclusi.
10.000 euro li ha messi la Fondazione Ducale per allestimento, vigilanza e promozione. Gli altri – utilizzati per la stampa del catalogo - vengono da Comune, Provincia, Regione, Coopsette e Cgil.
Si è trattato, in effetti, di una conquista. La proposta di portare al Ducale la prima e la seconda parte della mostra Ragazze di Fabbrica, già allestite a Ponente rispettivamente nel 2005 e nel 2008, era stata avanzata l’anno scorso, e si è fatta strada attraverso ipotesi iniziali assai più minimaliste, come quella di una breve e parziale esposizione nel cortile del palazzo.
La pazienza di attendere, e l’arte di stare nei confini di stanziamenti ridottissimi, ha creato una possibilità di incontro tra il progetto delle donne e le disponibilità / possibilità della Fondazione, e alla fine il percorso attraverso 150 anni di storia del lavoro delle donne del ponente industriale genovese è riuscito a trovare uno spazio espositivo adeguato.
L’arte è consistita in una grandissima mole di lavoro da parte delle addette alle biblioteche, nella attività totalmente gratuita del gruppo “Generazioni di donne” (www.generazioni-di-donne.it) che ha realizzato la sezione “15 donne” della mostra e molti degli eventi che si sono svolti al Ducale, e nei contributi che sono arrivati sotto forma di attività (Centro Ligure di Storia Sociale), o di sostegno economico per la realizzazione degli eventi teatrali (lo SPI Cgil e sessanta singole persone che hanno contribuito ad una colletta).
Quindi, più di tremila visitatori. Donne soprattutto, ma con una presenza maschile tutt’altro che trascurabile, che hanno avuto con la mostra un rapporto prevalentemente individuale: le uniche visite guidate sono state quelle delle scuole, perfino una materna, ma nessuna fabbrica o categoria sindacale.
Visitatrici e visitatori con chi parleranno ora di quello che hanno visto o pensato? Il sindacato potrebbe essere un tramite di rapporto, e in effetti nell’ultimo giorno della mostra la CGIL ha organizzato un convegno di grande interesse, “Che genere di innovazione?”, con interventi di donne attive nei campi della ricerca e della produzione. Novanta le presenze: uomini, donne, esponenti di segreteria e di apparato sindacale.
Ma dopo il breve intervallo dedicato allo spuntino, nel momento della reciprocità, quando c’era ascoltare le donne che avevano organizzato parte della mostra e degli eventi, le presenze sono evaporate. Nove di numero le/i superstiti.
Tra di loro Susanna Camusso, oggi segretaria nazionale della Cgil che con alcune delle donne “della mostra” aveva condiviso l’esperienza dei Coordinamenti donne FLM degli anni ’70, e il segretario generale della CGIL Liguria che si è lasciato coinvolgere e commuovere. Presenze “importanti”, ma la barriera che divide il sindacato genovese da quello che si muove al di fuori dei suoi apparati e dei suoi schemi resta alta.
(p.p.)



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