Mentre l’Italia dei maschi si divide nei consigli regionali come nei bar su aborto farmacologico si e no e come e quando e perché, c’è chi lavora per risolvere il problema di milioni di donne che vivono in paesi dove l’aborto è vietato o inaccessibile.
Un articolo della Stampa (1*) richiama l’attenzione su un sistema rischioso, usato da molte donne dell’Est a base di alcuni farmaci contenenti la prostaglandina, ossia il principio attivo della Ru486. Una rapida ricerca su internet con questa parola magica fa invece apparire due siti che la sanno lunga sull’argomento. Il primo è svizzero e spiega per filo e per segno tutto quello che occorre sapere sull’aborto farmacologico, mettendo in evidenza anche il confronto con quello chirurgico (2*). Il sito è di una associazione che si è sciolta nel 2003 ma la cui ex presidente continua a mantenere aggiornate le informazioni. Dalla traballante impaginazione si vede che è fatto da un addetto ad “altri” lavori che l’informatica, questo in un certo senso dà un imprimatur di validità dei contenuti. C’è anche una pagina di aggiornamento sugli ospedali italiani (3*) che hanno già praticato l’aborto farmacologico. Segnala anche un’organizzazione olandese (4*) che fa attività di infor mazione e che elenca i siti dove poter comprare la Ru486 “vera”, oltre ad una lunga lista di fakes.
www.womenonweb.org: il pezzo forte però è questo link, uno di quelli che fa tremare le fondamenta di San Pietro: un servizio via Internet per il teleaborto (5*), riservato ai paesi dove l’aborto è vietato. Con una procedura semplice ma efficace, la donna interessata risponde ad un questionario e riceve per posta il farmaco, sotto il controllo a distanza di un medico. Propongono una donazione di 70 Euro, che servirà a coprire le spese per chi non disponesse del denaro per comprare il prodotto. Il dominio è registrato a nome di Women On Web International Foundation, Ontario, Canada.
Un approfondimento è impossibile nello spazio di un articolo Oli, ma alla fine appare lampante l’importanza dell’accesso alla Rete per riuscire a migliorare la vita delle persone, la padronanza del mezzo di ricerca e l’abitudine di esplorare l’informazione. Possibile che La Stampa si sia perso questo sviluppo al di là del riportare la semplice notizia di agenzia?
Fate circolare queste informazioni, chissà che non arrivino nel posto giusto per salvare la vita di una giovane ragazza spaventata. E anche se viviamo in Italia, non abbiamo nulla da invidiare ai “peggiori bar di Caracas” quando parliamo di accesso democratico alla Sanità, chissà che presto Piemonte e Campania non siano inseriti nella lista dei paesi esteri serviti dal sito.
1*http://www.lastampa.it/_web/ CMSTP/tmplrubriche/ giornalisti/grubrica.asp?ID_ blog=124&ID_articolo=903&ID_ sezione=&sezione=
2* http://www.svss-uspda.ch/it/ mifegyne.htm
3* http://www.svss-uspda.ch/it/ ospedali_italia.htm
4* http://www.womenonwaves.org/ article-445-es.html?lang=es
5* http://www.womenonweb.org
Un articolo della Stampa (1*) richiama l’attenzione su un sistema rischioso, usato da molte donne dell’Est a base di alcuni farmaci contenenti la prostaglandina, ossia il principio attivo della Ru486. Una rapida ricerca su internet con questa parola magica fa invece apparire due siti che la sanno lunga sull’argomento. Il primo è svizzero e spiega per filo e per segno tutto quello che occorre sapere sull’aborto farmacologico, mettendo in evidenza anche il confronto con quello chirurgico (2*). Il sito è di una associazione che si è sciolta nel 2003 ma la cui ex presidente continua a mantenere aggiornate le informazioni. Dalla traballante impaginazione si vede che è fatto da un addetto ad “altri” lavori che l’informatica, questo in un certo senso dà un imprimatur di validità dei contenuti. C’è anche una pagina di aggiornamento sugli ospedali italiani (3*) che hanno già praticato l’aborto farmacologico. Segnala anche un’organizzazione olandese (4*) che fa attività di infor mazione e che elenca i siti dove poter comprare la Ru486 “vera”, oltre ad una lunga lista di fakes.
www.womenonweb.org: il pezzo forte però è questo link, uno di quelli che fa tremare le fondamenta di San Pietro: un servizio via Internet per il teleaborto (5*), riservato ai paesi dove l’aborto è vietato. Con una procedura semplice ma efficace, la donna interessata risponde ad un questionario e riceve per posta il farmaco, sotto il controllo a distanza di un medico. Propongono una donazione di 70 Euro, che servirà a coprire le spese per chi non disponesse del denaro per comprare il prodotto. Il dominio è registrato a nome di Women On Web International Foundation, Ontario, Canada.
Un approfondimento è impossibile nello spazio di un articolo Oli, ma alla fine appare lampante l’importanza dell’accesso alla Rete per riuscire a migliorare la vita delle persone, la padronanza del mezzo di ricerca e l’abitudine di esplorare l’informazione. Possibile che La Stampa si sia perso questo sviluppo al di là del riportare la semplice notizia di agenzia?
Fate circolare queste informazioni, chissà che non arrivino nel posto giusto per salvare la vita di una giovane ragazza spaventata. E anche se viviamo in Italia, non abbiamo nulla da invidiare ai “peggiori bar di Caracas” quando parliamo di accesso democratico alla Sanità, chissà che presto Piemonte e Campania non siano inseriti nella lista dei paesi esteri serviti dal sito.
1*http://www.lastampa.it/_web/
2* http://www.svss-uspda.ch/it/
3* http://www.svss-uspda.ch/it/
4* http://www.womenonwaves.org/
5* http://www.womenonweb.org
(s.d.p.)
Nessun commento:
Posta un commento